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Il genio dell’edilizia che costruisce grattacieli senza usare l’acqua

L’impresa orobica Vanoncini è leader nel sistema costruttivo a secco, che utilizza materiali stratificati di origine aerospaziale per realizzare edifici. I suoi sistemi sono stati utilizzati anche per il Bosco Verticale e le torri di City Life.

Il genio dell’edilizia che costruisce grattacieli senza usare l’acqua. La scorsa primavera erano assurti agli onori delle cronache per un’iniziativa degna di quella visione illuminata dell’imprenditore incarnata da Adriano Olivetti: il riconoscimento ai dipendenti di un buono da 100 euro per ogni libro letto e presentato ai colleghi, con tanto di extra bonus nel caso di letture in lingua inglese. Ma tra le iniziative che fanno di Vanoncini, impresa edile bergamasca specializzata nel sistema costruttivo a secco, una realtà unica nel panorama nazionale e internazionale, c’è molto di più.

La storia dell’azienda, che ha il proprio quartier generale a Mapello (comune a una decina di chilometri a Ovest dal capoluogo orobico) e che a novembre taglierà il traguardo dei 40 anni di attività, è infatti caratterizzata da una serie di scelte coraggiose e controcorrente. E da una visione proiettata sempre verso il futuro, che le ha consentito di imporsi come leader sul mercato italiano con i suoi sistemi costruttivi a secco utilizzati anche per la realizzazione del Bosco Verticale, delle tre torri di City Life e del polo Fieramilano di Rho-Pero.

Il genio dell'edilizia che costruisce grattacieli senza usare l'acqua
Il quartier generale di Vanoncini: il genio dell’edilizia che costruisce grattacieli senza usare l’acqua

Costruire oggi con la tecnologia di domani

“Quando noi abbiamo cominciato a costruire a secco, cioè quarant’anni fa, tutti ci davano dei matti”, spiega Danilo Dadda, entrato in azienda nel 1987 come tecnico e oggi amministratore delegato. “A quei tempi in edilizia si lavorava e si vendeva tantissimo e si costruiva quasi esclusivamente con i metodi tradizionali, quindi cemento armato per la struttura, tavolati con i mattoni per gli interni e intonaco: tutti processi che richiedono grande quantità d’acqua. I sistemi a secco, con quello che volgarmente si chiama cartongesso, venivano usati solo per i controsoffitti e qualche parete interna”.

L’idea dell’azienda orobica, il cui fondatore Antonio Vanoncini è tuttora presidente, fu invece quella di edificare intere strutture senza l’utilizzo di acqua nel processo di assemblaggio, stratificando materiali su un telaio resistente interno. Una modalità costruttiva che all’epoca in Italia nessuno utilizzava. 

Lastre di cemento e materiali di origine aerospaziale

“Noi di fatto creammo qualcosa di nuovo mettendo insieme, grazie alla collaborazione con il Politecnico di Milano, due tecnologie: da un lato l’assemblaggio di materiali che veniva già utilizzato negli Stati Uniti, dall’altro lo studio sull’efficienza energetica, acustica e sismica che era diffuso in Germania e nei Paesi del Nord Europa”, spiega Dadda. Il risultato fu una tecnologia costruttiva che, utilizzando anche lastre a base di cemento e materiali iperisolanti stratificati di origine aerospaziale, “garantisce risultati di gran lunga superiori in termini di efficienza, di riduzione dei costi energetici, di riduzione della manutenzione e anche dell’impatto ambientale”, assicura Dadda. 

Il genio dell'edilizia che costruisce grattacieli senza usare l'acqua
Danilo Dadda, amministratore delegato

Una serie di benefici che spiegano perché, nonostante le resistenze iniziali, questa tecnologia costruttiva sia diventata progressivamente sempre più utilizzata. Soprattutto in quei contesti, come grattacieli e grandi strutture, che rappresentano sfide estreme per progettisti e costruttori. 

Un ambito nel quale oggi Vanoncini, che conta un centinaio di collaboratori, è non solo leader a livello nazionale, ma rappresenta anche una realtà unica in Europa. “Siamo i soli che, oltre a progettare e costruire edifici di ogni genere con la tecnologia a secco, rivendiamo materiale edile specifico per i sistemi a secco e diffondiamo questa tecnologia sul mercato con un polo formativo per artigiani, progettisti, ingegneri, geometri, imprese e installatori”, sottolinea l’amministratore delegato.

Il bonus per i dipendenti che leggono libri

Una scelta, quella della formazione, che va oltre gli aspetti puramente commerciali, per rientrare in qualche modo in quella visione di responsabilità sociale dell’impresa che è all’origine anche del “Club del libro dei muratori”. Una prospettiva che l’’azienda, il cui fatturato per l’anno in corso è previsto in crescita di circa il 20% rispetto al 2020 (chiuso a quota 30 milioni di euro), abbraccia già dalla fase di selezione del personale. 

“Noi selezioniamo per attitudini oltre che per competenze, perché, al di là dell’aspetto tecnico, ci interessa l’aspetto valoriale delle persone”, spiega Dadda. “L’idea è che se ho un bravo professionista che però ha un caratteraccio, questo avrà un impatto negativo sulla produttività del gruppo e sui rapporti con i clienti. Se, invece, seleziono una persona con un bel carattere e la formo per aiutarla a realizzarsi, avrò un collaboratore che farà per sempre il bene del team e che saprà creare relazioni positive con i nostri partner e clienti”.

Una visione che di questi tempi suona quasi rivoluzionaria. Ma che “rappresenta il contributo che posso dare da cittadino, oltre che da manager e imprenditore, al benessere della società”, conclude Dadda.

Libero Quotidiano, 4 settembre 2021.

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