Film di qualità e vere star tra attori e registi. Non sono mancate polemiche e cadute di stile, a iniziare da un red carpet che non ha escluso davvero nessuno, dove la frase più pronunciata è stata “ma quello chi è?”
La Giuria
Il rodaggio è stato lento, ma non si può dire che la giuria capitanata da Bong Joon-ho, regista sud-coreano, abbia deluso nel giorno atteso delle premiazioni alla Mostra del cinema di Venezia. Se riscatto finale del Cinema con la C maiuscola doveva esserci, eccolo, in questa Mostra che si è contraddistinta per molte polemiche, ma anche per la qualità dei suoi film, in concorso e non. VOTO 8.
Leoni, coppe, premi
Cosa ricorderemo di questa Venezia 78? ll coraggio di un film sull’aborto dedicato a tutte le donne, Leone d’Oro e miglior film alla francese Audrey Diwan per L’Événement. Le lacrime del vero trionfatore Paolo Sorrentino, Gran premio della Giuria per E’ stata la mano di Dio. Il grande ritorno di Jane Campion, migliore regista per The power of the dog. La sorpresa per un premio, quello speciale della Giuria, a una sorta di documentario senza dialoghi e per nulla glamour come Il buco. La migliore sceneggiatura di Maggie Gyllenhaal per The lost daughter. E poi la meritata Coppa Volpi a Penelope Cruz, quella allo sconosciuto (almeno da noi) John Arcilla, il premio Mastroianni al giovane emergente Filippo Scotti, il Sorrentino diciassettenne sullo schermo. VOTO 8.
Gli esclusi
Qualche delusione tra i cinque film italiani in concorso, tanti comunque (e due comunque premiati) come non si vedeva da anni: critica divisa per Freaks Out di Gabriele Mainetti e per America Latina dei fratelli gemelli D’Innocenzo. Peccato per Qui rido io di Mario Martone che non ha convinto del tutto ed è rimasto – ingiustamente – a mani vuote. A noi comunque gli italiani sono piaciuti: dimostrano che il nostro cinema vive un momento di grazia dopo due anni o quasi di blackout. Ai botteghini ora la sentenza, sperando che il pubblico provvisto di mascherina e green pass torni a riempire i posti (purtroppo ancora contingentati) delle sale. VOTO 7 di incoraggiamento.
Pollice su
Toni Servillo e Silvio Orlando avrebbero meritato di più: vederli recitare insieme in una gara di bravura tutta in sottotono nel carcere di Ariaferma di Leonardo Di Costanzo, vera rivelazione del festival (da non perdere nelle sale il 14 ottobre) è un piacere. Di Servillo, che a Venezia si fa in tre, si parla solo bene (vedi Sorrentino che non fa un film senza di lui e sul palco ha spiegato il perché), ma anche Orlando è incredibile e credibile nel ruolo di detenuto. Uno dei migliori film di Venezia, avrebbe meritato di partecipare al concorso. VOTO 9.
Pollice giù
Da bocciare non è tanto il programma proposto da una Mostra che ha puntato su film e docu di qualità (bellissimi anche quelli musicali dedicati ai Led Zeppelin, a Ezio Bosso, a Morricone), ma l’organizzazione in sé che ha impedito all’esercito di accreditati (quasi 10mila, 3mila in più rispetto al 2020 e comunque troppi per i 4mila posti scarsi nelle varie sale del Lido) di sedersi davanti agli schermi. Sotto accusa il sistema di prenotazione online affidato a Boxol che pure l’anno scorso aveva funzionato (ma l’edizione era stata d’emergenza causa Covid e gli accreditati appunto erano meno). Risultato: caos e lamentele a non finire, con accreditati costretti a puntare la sveglia all’alba per prenotare 74 ore prima la proiezione desiderata e per vedere comparire quasi sempre l’odioso messaggio “posto non disponibile”. Si spera che nel 2022 si corra ai ripari. VOTO 4.
Red Carpet
Mai come quest’anno si è visto sfilare sul tappeto rosso di tutto e di più. Stelline smutandate, attori buoni solo per le copertine dei rotocalchi eppure capaci di mandare in delirio schiere di fan (Can Yaman su tutti). Bellone rifatte, tiktoker, influencer e mitomani: il trash non aveva mai raggiunto il suo apice come s’è visto sulla passerella tra l’altro aperta solo ai fotografi perché nascosta da un muro ai cacciatori di selfie che pure hanno trovato il modo di tendere agguati all’ingresso. Il risultato è stato tragicomico, erano più i “ma chi è?” degli apprezzamenti per i veri divi che hanno dovuto mischiarsi ai comuni mortali in smoking e abiti in lustrini presi a prestito. Cosa non si fa per cinque minuti di flash. VOTO 3.
Fotografi
Sono loro i protagonisti, i martiri del Lido. Ore di appostamenti all’approdo dei motoscafi carichi di star al pontile dell’Hotel Excelsior, inseguimenti e grida per attirare l’attenzione dei vari vip, che chiamano per nome: Penelope! Jennifer! Ben! Dopo il quasi digiuno dell’anno scorso i paparazzi sono tornati in massa: Venezia come Hollywood, grande voglia di glamour, di divi, di showbiz. Peccato che per loro di lavoro si tratta e la notte, quando i riflettori si spengono, te li ritrovi distrutti mentre addentano un panino stantio. VOTO 9 di solidarietà.
Leggi anche le pagelle della prima settimana di Venezia 78.