Alkemy ha oltre 700 dipendenti e clienti che vanno dalla Campari all’Adidas. Perché tutti, comprese le aziende più piccole, possono trasformarsi e migliorare attraverso le leve digitali.
I maestri del digitale che fanno decollare le aziende. “Quando si pensa alle opportunità offerte dal digitale si pensa che siano a disposizione solo delle grandi imprese della Silicon Valley, come Uber o Airbnb. Invece, la possibilità di trasformare e migliorare un’azienda attraverso le leve digitali riguarda tutte le realtà esistenti: dalla più grande alle piccole”.
È un concetto che si può riassumere in poche righe quello con cui Duccio Vitali, amministratore delegato di Alkemy, cerca di rendere comprensibile anche a chi del tutto digitalizzato non è ciò di cui si occupa la sua società. L’idea alla base di questa avventura imprenditoriale, avviata nel maggio 2012 con una ventina di dipendenti e cresciuta tanto in fretta che oggi l’azienda è quotata in Borsa sul segmento Star, conta 710 dipendenti e ha sedi anche all’estero – in Spagna, Serbia e Messico – era infatti quella di dar vita a “un soggetto che aiutasse le aziende ad essere più competitive nel mercato grazie alle opportunità offerte dal digitale, accompagnandole dalla definizione della strategia, all’implementazione e gestione dei canali, aggregando competenze diverse”, prosegue Vitali.
L’intuizione geniale che ha cambiato le regole del gioco
Un’intuizione geniale, che è forse più facile spiegare con esempi concreti presi dalla lunghissima lista di aziende che, in questi nove anni di attività, hanno usufruito dei servizi della realtà milanese: da Bialetti a Campari, da Ferrero a Zegna, da De Longhi ad Acea, da Alessi ad Adidas, da Coop ad Amplifon, da Barilla a Poste Italiane fino a PepsiCo e a decine di altri grandi nomi internazionali. “Lavoriamo trasversalmente su tutti i settori, partendo dalle esigenze di business che ogni azienda ed ogni industry presentano ”, spiega l’amministratore delegato, che prima di gettarsi in questa avventura aveva maturato esperienza nel mondo delle società di consulenza strategica negli Stati Uniti e a Dubai.
Gli interventi? Possono essere l’apertura di un nuovo canale di e-commerce, lo sfruttamento dei social network per attirare nuovi clienti, l’introduzione di sistemi digitali per ottimizzare la gestione dei processi aziendali, lo sfruttamento dell’intelligenza artificiale per analizzare l’azienda e le performance del settore, e molto di più.
Gli strumenti per far decollare un’azienda
Nel caso di Amplifon, azienda Italiana leader nel settore delle soluzioni per i problemi di udito, il salto di qualità è stato fatto “dando valore a tutta una serie di dati e informazioni che l’azienda raccoglieva dai clienti”, ma di cui non sfruttava tutte le potenzialità. Nel caso dello sbarco online dei negozi Coop, “abbiamo studiato e sviluppato la strategia per dar vita al loro e-commerce, partendo dalla costituzione di una società separata che si occupasse di questo, realizzando il logo e il brand Easycoop, implementato la piattaforma tecnologia, facendo la campagna di comunicazione e di performance e inserendo una serie di nuove competenze in azienda”.
Non solo. Tra i casi affrontati dall’azienda meneghina, che oggi è leader nel suo ambito ma che nel 2012 faticò non poco a far capire il potenziale di questo nuovo approccio al mondo dell’impresa italiano, da questo punto di vista nettamente in ritardo rispetto al mondo anglosassone, c’è anche quello dell’Inter di Steven Zhang. “Con la nuova presidenza l’obiettivo divenne quello di diventare una media company, che producesse anche contenuti, e un brand globale. È stato così avviato un processo di sviluppo dei contenuti, della presenza sui social, per cui abbiamo sviluppato una media house e contribuito a creare il nuovo canale Twitch della squadra, permettendo anche ai tifosi di festeggiare la vittoria dello scudetto online, quando era impossibile farlo dal vivo per le restrizioni anti-Covid”, prosegue Vitali.
La digitalizzazione in cinque passi
Una serie di esempi che aiutano a capire come la formula inventata da Alkemy sia riuscita a mettere insieme consulenza, strategia, dati, marketing, design e innovazione tecnologica per aumentare il potenziale delle aziende affiancate. I passaggi chiavi del processo di trasformazione? “Per semplificare possiamo indicarne cinque”, riassume l’AD. “Per cominciare la visione, cioè capire quale peso e ruolo può avere il digitale nell’azienda. Poi l’analisi del rapporto con i clienti/consumatori, che grazie al digitale avviene senza più intermediari. Fatto questo, ci sono l’introduzione di nuove competenze in azienda e la messa in discussione dello status quo per avere una discontinuità. Infine, la misurazione dei risultati. Se in genere il processo di trasformazione digitale richiede tempi piuttosto lunghi (4-5 anni), i risultati arrivano infatti molto più in fretta. E misurarli è fondamentale”.
Perché le opportunità offerte dalle nuove tecnologie riguardano qualsiasi attività, dal piccolo artigiano orafo alla multinazionale dell’abbigliamento. La genialità sta nel riuscire a coglierle.