Miliziani assediano il governo e il loro leader minaccia di far saltare le elezioni. La comunità internazionale vuole che il processo democratico abbia inizio, per una Libia federale del post Gheddafi. Gli interessi verso il petrolio però sono tanti, così come le rivendicazioni della Cirenaica, emarginata per troppo tempo.
Devastata da una decennale guerra civile, figlia della caduta del regime Gheddafi, la Libia si appresta ad affrontare – teoricamente – le elezioni presidenziali e parlamentari del prossimo 24 dicembre.
Il panorama che ci si trova di fronte però è altamente frammentato sia dal punto di vista delle divisioni locali sia dagli interessi internazionali su questa partita.
Le elezioni in Libia
La comunità internazionale preme affinché questa tornata elettorale si tenga regolarmente – magari anche posticipandola, visti gli eventi di questi giorni – in modo da allontanare il più possibile lo scenario di una risoluzione militare, con tutti i suoi rischi di instabilità regionale.
Nonostante, l’interesse della comunità internazionale alla descalation, alcuni interrogativi rimangono senza risposta. Quale scenario si prevede nella fase post-eletotrale? Che soluzioni proporre alle fazioni che usciranno perdenti dalle prossime elezioni?
Libia Federale
Una soluzione pacifica porta solo verso una direzione: una Libia Federale. Il federalismo libico è l’unica soluzione che potrebbe rimettere attorno al tavolo comunità tribali, forze armate e politiche.
Le basi perché questo scenario si verifichi trovano un precedente storico, come quello della Costituzione del 1951 che prevedeva una Libia federale. Utilizzare questa carta fondamentale tout court però ovviamente non è auspicabile in quanto rimanderebbe ad uno stato monarchico ed una condizione socio-politica molto diversa da quella odierna.
Infatti, una soluzione del genere fu già proposta alla conferenza del Cairo del 2020 dove fu proposto di usare la vecchia costituzione per un periodo transitorio di 5 anni senza trovare l’unanimità richiesta.
Le esperienze della Cirenaica e delle regioni dell’ovest
Altro fattore però che potrebbe condurre verso questa direzione sono gli esperimenti della Cirenaica e delle regioni dell’ovest. Nel primo caso, già dal 2012 si è cercato di costruire un’infrastruttura politico-amministrativa decentralizzata, trovando però l’opposizione del Consiglio di Transizione Nazionale e di altri organi centrali, pur senza scoraggiare questa volontà.
Nel secondo caso invece nel 2019 molte sono le comunità che si sono dotate di organi amministrativi regionali che fungevano da voce unica per tre delle regioni dell’ovest, bloccate però dalla campagna militare del Generale Haftar volta prendere il controllo di Tripoli.
Il fattore petrolio
Il petrolio è senza dubbio un fattore importante che guida le posizioni dei partiti locali sulla questione del federalismo, poiché la lotta per la ricchezza rimane al centro del più ampio conflitto in corso in Libia da quasi un decennio.
La visione federalista della regione orientale della Cirenaica si basa principalmente sulla proposta che la regione dovrebbe godere di una posizione privilegiata commisurata ai due terzi della ricchezza petrolifera del paese. Questa proposta è una reazione all’emarginazione della Cirenaica per oltre quattro decenni durante l’era di Muammar Gheddafi.
Se l’interesse ultimo della comunità internazionale è quello della stabilità, allora bisognerà guardare oltre gli schemi tradizionali, che spesso hanno fallito.
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