Inflazione alta e poca crescita possono portare alla stagflazione: è possibile evitare questo pericolo? E come? Lo abbiamo chiesto a Stefano Nuzzo, di Global Strategy.
Secondo le recentissime stime preliminari dell’Istat, nel mese di maggio 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento del 6,9% su base annua (da +6,0% del mese precedente). Una crescita che non si registrava dal lontanissimo marzo 1986, quando fu pari a +7,0%.
Sempre l’Istat ha comunicato che l’accelerazione dell’inflazione si deve ai prezzi di diverse tipologie di prodotto, dai Beni energetici – cresciuti tantissimo: +39,5% ad aprile e +42,2% a maggio, ai Beni alimentari (+6,1% ad aprile e +7,1% a maggio), fino ai Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,4% a +4,4%) e ai Servizi relativi ai trasporti (da +5,1% a +6,0%).
Aumento dei prezzi: la situazione nel resto d’Europa
Non va meglio ai nostri vicini europei. L’Eurostat ha comunicato il dato preliminare sull’andamento dei prezzi al consumo a maggio 2022, decretando un incremento annuale dell’8,1%, rispetto al +2% dello stesso mese del 2021.
Sembra passata una vita quando solo 8 mesi fa parlavamo del pericolo inflazione per la nostra economia che, secondo vicepresidente della Banca Centrale Europea Luis De Guindos,sarebbe stata temporanea e con un picco, per il novembre 2021,del 3,5%. Sottolineavamo come il suo intento fosse soprattutto quello di tranquillizzare il mercato, ma all’epoca praticamente nessuno immaginava che ci potesse essere una crescita così repentina, né un conflitto nel cuore dell’Europa.
Lo spettro della stagflazione
Detto questo, oggi c’è uno spettro anche peggiore dell’inflazione che aleggia sulla nostra economia: si chiama stagflazione, ed è la combinazione tra inflazione e stagnazione. In pratica, una situazione di bassa o zero crescita economica, elevata inflazione e alto livello di disoccupazione.
Il fenomeno è molto temuto perché rappresenta una condizione negativa dalla quale è difficile uscire. Infatti, nel caso si stagflazione le tradizionali misure per ridurre l’inflazione potrebbero far contrarre ancora di più l’economia, mentre le misure per far crescere l’economia potrebbero fat aumentare ancora più inflazione.
Cosa possono fare i Governi
Quindi? Cosa possono fare i Governi per reagire a questa situazione? E che strumenti ha l’Italia per non rimanere schiacciata dalla stagflazione?
“Le aziende sono riuscite a superare, con non poche difficoltà, una pandemia senza precedenti e quindi potrebbero essere con il fiato corto. Oggi si trovano a dover affrontare, in più, la penuria di materie prime e il caro energia. Entrambi sono fattori di lungo termine che possono essere superati solo con l’aiuto dei Governi e con interventi pubblici mirati, che puntino sull’innovazione, digitalizzazione e sostenibilità al fine di incrementare la produttività e l’efficienza nell’uso dei fattori produttivi”, spiega Stefano Nuzzo, Equity Partner di Global Strategy, società internazionale di management consulting e financial advisory.
L’opportunità del PNRR
“In questo periodo abbiamo di fronte anche la grande opportunità dei fondi del PNRR: non sprechiamoli”, prosegue Nuzzo. “Sono fondi che dovranno essere investiti anche per la formazione e la gestione delle risorse umane, considerando che l’altro importante fattore che porta alla stagflazione è la disoccupazione, un problema che va affrontato con tempestività e con riforme strutturali per consentire alle persone di essere inserite nel mercato del lavoro di oggi, un mercato dove le competenze diventano sempre più importanti e differenzianti e che vanno costruite con una formazione specifica. Ci troviamo nella paradossale situazione che le aziende non riescono a trovare personale, nonostante un tasso di disoccupazione ancora elevato nel nostro Paese: questo non è più accettabile”.
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