L’azienda milanese Barzaghi è una realtà famigliare nata quasi cent’anni fa e cresciuta a suon di intuizioni e ricerca. Oggi esporta in tutto il mondo.
Quasi un secolo di storia alle spalle, scandito da veri e propri lampi di genio come l’invenzione del Citrosil, il disinfettante che chiunque ha tenuto in casa almeno una volta nella vita. Una capacità unica di innovare e lavorare in maniera sartoriale, che le ha consentito di imporsi nonostante le dimensioni ridotte tipiche dell’azienda famigliare in un mercato internazionale nel quale il confronto è solo con grossi gruppi multinazionali. E la fortunata intuizione di puntare sulla chimica ecologica già 50 anni fa, in un’epoca nella quale i temi della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente erano ancora tutti da scoprire.
Condensare in poche righe quasi cent’anni di attività è un’impresa tutt’altro che facile. Ma per mettere a fuoco le peculiarità che hanno fatto di Barzaghi una realtà leader a livello europeo in un settore ad alta tecnologia come quello chimico, con prodotti utilizzati in ambito tessile, cosmetico, ceramico, geotecnico, cartario, agrochimico, domestico e in molti altri, si potrebbe partire da qui.
L’ispirazione durante un viaggio negli Stati Uniti
Fondata a Milano nel 1924 da Aldo Barzaghi il quale, dopo un viaggio (in nave) negli Stati Uniti, aveva aperto con i fratelli un’attività specializzata nella produzione di composti per il settore tessile, Barzaghi, che è associata ad API (l’Associazione delle piccole e medie industrie), ha oggi sede ad Arluno (Comune a Nord-Ovest di Milano).
“Il filo conduttore che unisce quasi un secolo di storia è stata la voglia di cercare di dare risposta a ciò che serviva di volta in volta al mercato, rimanendo fedeli alla nostra specializzazione nell’ambito chimico, ma ampliando la gamma dei prodotti puntando sempre sulla ricerca e sulla qualità”, spiega Andrea Barzaghi, amministratore delegato e rappresentante della terza generazione nell’azienda fondata dal nonno. Oggi è lui a guidare, con l’aiuto di papà Alfredo, questa realtà unica nel panorama italiano ed europeo, il cui prodotto di punta – commercializzato con i marchi storici Gelogum e Carbofix – ha un nome a dir poco ostico, Carbossimetilcellulosa (CMC), ma un utilizzo pressoché universale.
CMC: una polvere magica ed ecosostenibile
“Potremmo definirla una sorta di polvere magica che non conosciamo, ma che è dappertutto”, conferma Barzaghi, che dalle generazioni precedenti ha ereditato anche lo spirito imprenditoriale e la passione per un settore in costante evoluzione. “Si tratta di un etere di cellulosa ottenuto esclusivamente da fonti rinnovabili, cioè da piantagioni ecosostenibili. Noi siamo stati i primi in Italia a produrla, e il nostro processo garantisce che la lavorazione non produca inquinamento”.
Quanto ai campi di impiego di questa polvere, che viene lavorata in modo da renderla solubile in acqua, sono praticamente illimitati. “La CMC ha delle caratteristiche uniche per cui si utilizza come colla per le tappezzerie, per la produzione dei fazzoletti e della carta da cucina, nell’idropittura che abbiamo sulle pareti di casa, nelle piastrelle, per estrarre il gas, fare pozzi, scavare gallerie, per i tessuti, per la carta patinata su cui stampano le riviste, per le lettiere dei gatti (quelle ecologiche), per le matite colorate, nelle creme, nei saponi, nel campo alimentare, in un prodotto che contiene le specie infestanti nel florovivaismo senza impiego di diserbanti e in tanti altri ambiti”, spiega Barzaghi.
La filosofia: la chimica taylor made
Un ventaglio tanto ampio da spiegare perché, anche in piena pandemia, l’azienda abbia sempre continuato a lavorare. E perché, con i suoi 14 dipendenti, Barzaghi riesca a competere con realtà di dimensioni globali, esportando il 50% della produzione un po’ in tutto il mondo: dall’Europa all’Australia, dalla Corea al Nord Africa.
“Noi siamo in grado di fare un lavoro taylor made, che su certi mercarti specifici fa ancora la differenza”, spiega l’amministratore delegato. “Inoltre, abbiamo un know-how che ci consente di capire quali prodotti possono essere utili come corollario alla CMC nei diversi settori e di rispondere alle esigenze dei clienti”.
Il resto lo fanno la ricerca maniacale della qualità, testimoniata dalla scelta di certificarsi Iso fin dai primi anni Novata, e l’inventiva. “Abbiamo depositato diversi brevetti, tra cui quello di una vernice termoconduttiva che consente di riscaldare qualsiasi superficie senza dispersione di energia, e stiamo sperimentando un nuovo prodotto per realizzare una pavimentazione drenante alternativa all’asfalto”. Non male per arrivare con slancio al traguardo del primo secolo di attività.