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La prima community di cervelli che scambia idee e innovazioni

L’agenzia di comunicazione milanese Start Hub Consulting ha sviluppato l’Innovation Manager Hub, dando vita a una rete nella quale aziende, università, istituzioni e centri di innovazione collaborano tra loro.

Se potrà diventare un modello da applicare su ampia scala per valorizzare il genio e il talento di cui il nostro Paese è tanto ricco, è cosa che si vedrà solo nei prossimi anni. Di certo, l’idea di dar vita a una rete nella quale aziende, università, istituzioni e centri di innovazione italiani possano dialogare per dar vita a progetti comuni e diffondere best practice replicabili in contesti diversi, è tanto semplice quanto geniale. Al punto che viene da chiedersi perché non ci avesse ancora pensato nessuno. 

Il modello sviluppato da Start Hub Consulting, agenzia di comunicazione milanese totalmente digitale che a fine novembre ha animato Milano con il primo summit nazionale dell’Innovation Manager Hub, è infatti decisamente lineare. “Io da sempre mi occupo di politiche di sistema, di innovazione, di risorse umane e formazione. Avendo relazioni con grandi aziende, da Poste Italiane a Google, e avendo la fortuna di confrontarci con grandi università italiane e con i Centri di competenza ad alta specializzazione selezionati dal Mise, ci siamo resi conto che in Italia non esisteva nessun player che mettesse in rete questi soggetti”, spiega Manuele Vailati, fondatore e CEO di Start Hub Consulting.

Manuele Vailati
Manuele Vailati

Un collegamento gratuito tra le eccellenze del Paese

“Così nel 2019 ci è venuta la semplice idea di creare un sistema digitale che mettesse gratuitamente in collegamento le esperienze eccellenti di tutti i sistemi del Paese e, dopo il biennio Covid, nel gennaio di quest’anno abbiamo creato un Hub dando vita al più grande network nazionale degli innovatori, perché l’Italia è troppo piccola per non lavorare insieme”.

Per il summit meneghino, nel corso del quale è stato presentato anche il manifesto nazionale dell’innovazione, si sono riunite a Milano 70 grandi aziende che fanno innovazione, una dozzina delle più importanti università italiane che si concentrano su questo tema e i rappresentanti delle istituzioni e associazioni che lavorano in questa direzione, dal Comune di Milano ad Assolombarda. “Per creare occasioni di confronto abbiamo previsto una sessione plenaria, sette tavoli di lavoro più ristretti, dedicati ognuno a un tema specifico, e tre riconoscimenti per altrettanti progetti che si sono dimostrati particolarmente innovativi”, prosegue Vailati.

Il segreto? L’approccio pratico tra le varie parti

Il risultato? Una serie di occasioni di confronto e condivisione di esperienze con un approccio molto pratico, nel corso delle quali soggetti impegnati sul medesimo fronte si sono parlati direttamente, cosa che in precedenza molti di loro non avevano mai avuto l’occasione di fare. Da un lato grandi gruppi come Wind Tre, Webuild, Roche, Agos e Zucchetti. Dall’altro atenei come il Politecnico di Torino, l’Università Ca’ Foscari di Venezia e la Sapienza di Roma. In mezzo una serie di temi comuni come l’impatto dell’intelligenza artificiale applicata, la trasformazione digitale, le diverse fasi e la genesi dell’innovazione, la gestione delle risorse umane, l’innovazione degli ecosistemi industriali, la sostenibilità ambientale e molto altro. 

“Un aspetto fondamentale, sul quale si concentra anche il nostro manifesto per il 2023, riguarda cosa deve essere l’innovazione per far crescere questo Paese: non un fine, ma lo strumento per cambiare”, prosegue Vailati. Non deve quindi sorprendere se, a meno di un anno dal suo lancio, l’Innovation Manager Hub ha già prodotto risultati concreti. Grazie agli incontri che si sono svolti a livello territoriale a partire dallo scorso gennaio, Webuild ha ad esempio trovato il modo di ispezionare in sicurezza le gallerie della Torino-Lione, impiegando Axel, un robot sviluppato dalla società torinese CIM, uno dei principali Competence Center italiani, e ora richiesto anche dal Comune di Londra.

La diffusione delle best practice

Non solo. “Un’altra best practice che si è già diffusa è quella per cui le grandi aziende stanno entrando negli atenei per formare i nostri ragazzi in modo che siano in grado di rispondere alle grandi sfide del futuro”, sottolinea Vailati. Ma i progetti che sono già partiti o stanno partendo grazie al ruolo dei 18 Community Manager di Start Hub Consulting sono molti di più, con esperienze che nascono nei grandi gruppi, ma possono poi essere adottate anche da piccole e medie imprese. 

Il tutto per un’idea che sembra il classico uovo di Colombo. Perché alla fine “la disponibilità da parte dei vari soggetti è sempre stata massima: semplicemente non era mai stato chiesto loro di sedersi insieme”, conclude Vailati.

Libero Quotidiano, 3 dicembre 2022.

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