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Le colonnine che hanno rivoluzionato le nostre città

L’azienda bergamasca Pilomat è leader mondiale nelle colonnine a scomparsa che regolano l’accesso alle alle zone pedonali o a quelle a traffico limitato.

Il loro marchio è tanto conosciuto che il termine Pilomat è utilizzato ormai comunemente per qualsiasi sistema di controllo degli accessi di auto e camion alle zone pedonali o a quelle a traffico limitato. Che si tratti delle classiche colonnine metalliche che si alzano dal terreno per delimitare un’area o che si tratti dei sistemi più curati dal punto di vista estetico, come quelli ricoperti di pietra installati per la messa in sicurezza delle stazioni della metropolitana a Milano, questo nome rappresenta ormai sinonimo di qualsiasi sistema di dissuasione che è possibile incontrare nelle nostre città. 

Ma, al di là della cosiddetta volgarizzazione del marchio, che ricalca quanto accaduto con altri prodotti commerciali il cui nome è entrato nell’uso comune come scotch, borotalco, post-it, walkman o cellophane, giusto per fare qualche esempio, quella di Pilomat è comunque una storia tutta da raccontare. Soprattutto perché, se il nome porterebbe a pensare a una realtà americana o, comunque, straniera, l’azienda leader mondiale nelle soluzioni di controllo degli accessi veicolari è, invece, bergamasca. 

Oltre 50 anni di storia

Fondata nel 1972 dai fratelli Bruno e Sergio Toffetti, due imprenditori orobici che iniziarono la propria attività nel campo dei sistemi di allarme e di videosorveglianza, Pilomat si è poi specializzata nella progettazione, produzione e vendita di dissuasori. Un sistema declinato nel tempo in diverse versioni (automatica, semiautomatica, removibile, temporanea e fissa) e poi affiancato da molti altri articoli. 

“Noi abbiamo due linee di prodotti”, spiega Stefano Tuccio, amministratore delegato di Pilomat, che dal 2016 fa parte del gruppo Hörmann, leader europeo nella produzione di porte, portoni e chiusure civili e industriali. “La prima è la Security Line, che comprende i dissuasori che regolano gli accessi veicolari a zone pedonali, parcheggi e aree aziendali. La seconda è la High Security Line, che propone dissuasori, road blocker e tyre killer che si vedono in tanti film americani, progettati per il controllo degli accessi veicolari nelle aree di massima sicurezza quali edifici governativi, centrali nucleari, aeroporti, stadi, basi militari e così via”.

stefano tuccio
Stefano Tuccio, amministratore delegato di Pilomat

Decine di migliaia di colonnine installate in tutto il mondo

Con una media di oltre 2 mila dissuasori e 500 road blocker installati ogni anno, l’azienda bergamasca (la sede è a Grassobbio) esporta in tutto il mondo. “Solo il 15% del nostro mercato è nazionale”, conferma Tuccio. “Il resto va all’estero: Germania, Paesi scandinavi, Est Europa e Spagna, ma anche Canada, Middle East, Sudamerica, Australia e tante altre nazioni”.

Se nel corso di oltre mezzo secolo di storia Pilomat ha saputo resistere alla concorrenza, affermandosi come la Ferrari dei dissuasori, è però grazie al fatto che tutto il processo, dalla progettazione alla produzione, si svolge ancora nell’area bergamasca. 

colonnine dissuasore
Le colonnine che hanno rivoluzionato le nostre città

La qualità e i controlli Made in Italy

“La progettazione è interna al 100% e comprende tutti gli aspetti: meccanica, elettromeccanica, idraulica ed elettronica”, sottolinea l’amministratore delegato. “La produzione è a Grassobbio, dove abbiamo 56 dipendenti, e per le componenti che non facciamo in proprio ci appoggiamo a una serie di subfornitori certificati, che sono quasi tutti locali”. 

Un dettaglio tutt’altro che insignificante, perché garantisce la possibilità di avere il controllo totale sulla qualità dei prodotti finali. “Abbiamo caratteristiche premium, per cui a partire dal cilindro adottiamo tutti elementi con tolleranze minime, calibrazioni molto precise, quadri comando collaudati già in azienda e tutta una serie di altri accorgimenti che ci permettono di assicurare l’affidabilità delle decine di migliaia di sistemi che, nel corso dei decenni, abbiamo distribuito in tutto il mondo”, prosegue Tuccio. 

Non male per un’impresa che lo scorso anno ha visto il proprio fatturato crescere del 26% rispetto al 2021, fino a sfiorare quota 12 milioni, e che anche per il 2023 guarda con ottimismo ai numeri. “Grazie alla presenza del gruppo Hörmann in oltre 200 Paesi, puntiamo a espandere ulteriormente non solo la gamma dei prodotti, ma anche i nostri mercati”, conclude l’amministratore delegato. 

Libero Quotidiano, 15 aprile 2023.

Leggi le storie di tutti i Geni Lombardi.

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