L’azienda bergamasca Santini ha vestito con le sue maglie i più grandi campioni del ciclismo. Dal suo stabilimento escono 7 mila capi al giorno, l’85% dei quali destinati all’export.
Le loro maglie tecniche hanno vestito Jonas Vingegaard, vincitore del Tour de France 2023 in maglia gialla, e Giulio Ciccone, che ha riportato in Italia la maglia a pois del miglior scalatore 31 anni dopo Claudio Cappucci. Ma nell’ultimo mezzo secolo praticamente ogni ciclista professionista, da Marco Pantani a Vincenzo Nibali, ha indossato una maglia da ciclismo firmata dall’azienda bergamasca Santini, realtà leader nell’abbigliamento tecnico da ciclismo.
Nata nel 1965 dall’intuizione di Pietro Santini, un ex saldatore che grazie all’innato spirito imprenditoriale ha dato vita a una straordinaria storia aziendale, Santini è infatti un nome che da sempre è associato alle più prestigiose gare del ciclismo professionistico. Dal Giro d’Italia alla Vuelta di Spagna, dal Tour de France ai Campionati mondiali, fino alle grandi classiche come la Parigi-Roubaix, la Liegi-Bastogne-Liegi e la Freccia Vallone.
La gamba ingessata e l’inizio della produzione di maglie
E pensare che tutto è nato “nel garage di casa dei miei nonni”, racconta Paola Santini, figlia del fondatore e Marketing Manager nell’azienda di famiglia. “Accadde un po’ per caso: mio padre, che all’epoca aveva meno di 18 anni, si fece male al lavoro e dovette stare a casa alcuni mesi con la gamba ingessata. Così iniziò ad aiutare le sorelle che lavoravano a maglia conto terzi e si appassionò a questo lavoro”.
Una volta ripresosi dall’infortunio, decise di mettersi in proprio e aprire un maglificio, “chiedendo aiuto al nonno per prendere le prime macchine”, prosegue Paola Santini. “Dopo poco tempo, visto che era appassionato di ciclismo e a volte usciva in bicicletta con gente del calibro di Felice Gimondi e Gianni Motta, decise di specializzare la produzione in abbigliamento da bicicletta, che all’epoca era ancora in maglia, e di lanciare un brand con il suo nome”.
Il resto è storia. Grazie alla passione per il settore e alla scelta di legarsi fin da subito alle squadre di ciclismo professionistico, Santini ha velocemente conquistato spazio nel mercato dell’abbigliamento tecnico, diventando un riferimento per i ciclisti e per gli amatori anche dopo il passaggio dalla maglia in lana ai materiali sintetici.
I prodotti testati direttamente dai professionisti
“Per noi il rapporto con i professionisti è fondamentale per fare sviluppo, perché atleti che fanno della bicicletta la propria vita possono spingerci a trovare soluzioni a cui magari non avremmo pensato e che poi vengono trasferite sui prodotti che vendiamo al pubblico degli amatori”, sottolinea Paola Santini. “Questo è un aspetto fondamentale del nostro rapporto con le squadre professionistiche e con le nazionali”.
Non solo. L’altro aspetto che caratterizza l’azienda orobica, che nel 2022 ha fatturato 30 milioni di euro e il cui quartier generale e produzione si sono spostati lo scorso anno dalla provincia di Bergamo a una nuova sede in città, è il fatto di produrre direttamente (tutti rigorosamente in Italia) i propri articoli. Dallo stabilimento bergamasco escono infatti circa 7 mila capi al giorno, l’85% dei quali destinati all’export.
Performance e sostenibilità per il ciclismo
“Il ciclismo è uno degli sport che richiede di più all’abbigliamento dal punto di vista tecnico”, spiega la Marketing Manager. “Il ciclista gareggia tutto l’anno e lo fa per ore, spesso anche per molti giorni consecutivi, sotto il sole, sotto la pioggia, al freddo, al caldo, e tutto questo deve farlo pensando al confort e all’aerodinamicità, perché anche l’abbigliamento può far perdere o guadagnare secondi preziosi”. La fase di ricerca e sviluppo dei materiali, in cui Santini è da sempre all’avanguardia, è quindi fondamentale.
E non solo per le performance. “Stiamo lavorando molto anche per ridurre gli sprechi e rendere più sostenibili i nostri prodotti, con l’obiettivo di realizzarli a partire da base riciclata”, sottolinea Paola Santini. In tal senso la sensibilità femminile che caratterizza l’azienda, che conta 150 dipendenti il 77% delle quali donne, rappresenta sicuramente un ulteriore elemento di ricchezza.