Bric’s, l’azienda comasca fondata nel 1952 da Mario Briccola, è una realtà affermata a livello internazionale che si è fatta strada puntando sulla qualità e sull’uso di materiali che i principali concorrenti non osavano utilizzare
I loro trolley sono tanto iconici da essere sfoggiati con orgoglio dal jet set internazionale e da essere utilizzati in film e serie tv, da “The idea of you” con Anne Hathaway a “I delitti del Barlume”.
Amate da Jessica Alba e Amal Clooney, le collezioni firmate da Bric’s sono vendute in oltre 50 Paesi nel mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, da Dubai a Londra.
Eppure, a oltre 70 anni di distanza dalla sua nascita nel 1952, questa azienda che a dispetto del nome è in tutto e per tutto italiana, più precisamente comasca, resta una realtà famigliare gestita dai figli del fondatore, Mario Briccola (da cui Bric’s, Ndr). Una realtà in grado di competere con colossi internazionali con fatturati a nove zeri, di stringere collaborazioni con brand di enorme prestigio come Porsche Design e Fondazione Andy Warhol, e di conquistare i mercati esteri puntando su materiali che i principali concorrenti non osavano utilizzare perché considerati troppo delicati.
Se si dovessero riassumere in poche righe le peculiarità del marchio comasco si potrebbe anche chiudere qui. Dalla descrizione resterebbero però fuori due caratteristiche intangibili, ma altrettanto importanti: il coraggio di andare controcorrente e la fede immensa nelle proprie potenzialità, entrambi conditi da un approccio tutt’altro che scontato in una realtà famigliare, per cui “l’azienda è importante, ma non è lo scopo assoluto della nostra vita, così come non lo era per papà”, spiega Attilio Briccola, direttore generale di Bric’s.
Bric’s è un’impresa di famiglia
È lui, insieme a Mariangela, Roberto, Beatrice, Giovanni e Pietro, ad aver raccolto il testimone passato da papà Mario a soli 65 anni “per dedicarsi ad altro” e ad aver contribuito a fare del marchio comasco un brand globale.
“Nostro padre aveva cominciato a lavorare molto giovane, a 14 anni, facendo esperienza nella lavorazione della pelle in quello che all’epoca era il distretto varesino della valigeria e delle cartelle”, racconta Attilio. “Dopo pochi anni aveva deciso di aprire un propria attività: prima con un socio, dal quale però si era presto separato perché quello voleva che lavorassero sempre anche la domenica mentre mio papà pensava che la vita fosse anche altro al di fuori dell’azienda, poi per conto proprio”.
Da piccola bottega artigiana ad azienda con oltre 150 dipendenti
Fu così che a Olgiate Comasco, dove Bric’s ha sede ancora oggi, nacque una piccola bottega artigiana che, con il passare degli anni, è diventata la realtà che conosciamo oggi: un fatturato consolidato nel 2023 di 65 milioni di euro e oltre 150 dipendenti tra le unità produttive e le boutique monomarca in Italia e all’estero.
“L’intuizione di papà fu quella di puntare da subito su un proprio brand, per cui oltre a produrre per le grandi firme, come facevano tutti gli altri artigiani, viaggiava per l’Italia e vendeva anche le valigie con il proprio marchio”, prosegue il direttore generale.
“È questo che ci ha consentito di crescere quando molti chiudevano, insieme al fatto che papà ha sempre pensato non solo all’azienda, ma anche ai dipendenti e al territorio, cosa che ci è stata riconosciuta anche dai sindacati quando, tra la fine degli anni 70 e i primi anni 80, abbiamo dovuto fare una riorganizzazione per far fronte a una serie di difficoltà”.
Proprio in quegli anni si apre anche un altro capitolo, con l’ingresso in azienda dei primi due figli, Mariangela e Roberto, ai quali progressivamente si aggiungeranno gli altri fratelli e sorelle, fino al passaggio generazionale che si compirà all’inizio degli anni Novanta.
Una scommessa vinta dai fratelli Briccola
Non solo. L’ultimo decennio del secolo scorso segna anche il consolidamento del brand e la sua espansione su scala internazionale. “Con mio fratello Pietro avevamo deciso di guardare a cosa accadeva all’estero, per espandere quella che comunque era la nicchia in cui operavamo, cioè la fascia medio-alta del settore delle borse da viaggio e della pelletteria”, racconta Attilio. “Fu così che, dopo un viaggio in Germania, decidemmo di lanciare una valigia in policarbonato lucido, materiale che nessuno utilizzava perché quando si viaggia rischia di rovinarsi in fretta”.
Una scelta apparentemente folle, che invece ebbe un enorme successo. Così come quella successiva di utilizzare un materiale tessile con effetto scamosciato che, pur essendo molto resistente, dava l’impressione di essere estremamente delicato.
Il resto è storia recente. Dal successo all’estero, tale che oggi il 75% del fatturato è frutto dell’export, agli anni turbolenti del Covid, attraversati uscendone più forti. Dalla terza generazione della famiglia, che sta già muovendo i suoi passi in azienda, all’inserimento negli ultimi anni di figure manageriali esterne. Il coraggio si vede anche qui.
Libero Quotidiano, 12 ottobre 2024