In 15 anni la ricchezza delle famiglie italiane è diminuita del 4%, mentre in Germania cresceva del 51% e in Francia del 22%
Se analizziamo i dati dal 2010 a oggi, la ricchezza nominale in Italia è aumentata di 1.000 miliardi di euro (Fonte: Banca d’Italia, stime Prometeia al 31.12.2023). Ma cosa è successo alla ricchezza reale?
Ricchezza Nominale vs. Ricchezza Reale: qual è la differenza?
Quando si parla di ricchezza, è fondamentale distinguere tra ricchezza nominale e ricchezza reale:
- Ricchezza nominale: rappresenta il valore assoluto di beni, investimenti o redditi espressi senza considerare l’andamento dell’inflazione. Ad esempio, un aumento dello stipendio da 2.000€ a 2.200€ equivale a un incremento nominale del 10%.
- Ricchezza reale: tiene conto del potere d’acquisto, ossia di quanti beni e servizi si possono acquistare con una determinata somma di denaro. Se l’inflazione nello stesso periodo è del 5%, il potere d’acquisto reale dell’aumento salariale è solo del 5% e non del 10%.
Questa distinzione è cruciale: un incremento della ricchezza nominale può dare un’illusione di benessere, mentre l’obiettivo reale dovrebbe essere preservare e accrescere il potere d’acquisto nel tempo.
Il confronto con altri Paesi
Se consideriamo l’inflazione, il nemico numero uno di ogni risparmiatore, nello stesso periodo la ricchezza reale degli italiani ha subito un calo del 4% (Fonte: Global Wealth Report UBS, dati al 31.12.2023). In altre parole, ci siamo impoveriti. Nel frattempo, altri Paesi hanno registrato una crescita significativa: Stati Uniti +121%, Germania +51%, Francia +22%.
Le principali cause
Questo declino è in parte legato alle condizioni economiche del Paese, con una crescita del PIL più contenuta rispetto ad altre nazioni. Tuttavia, la principale causa risiede nella composizione del patrimonio delle famiglie italiane:
- 60% del patrimonio è allocato in immobili
- Solo il 12,5% è investito in azioni
- Appena il 17,5% degli italiani è seguito da un consulente finanziario professionista
A titolo di confronto, negli Stati Uniti, il Paese che ha registrato la maggiore crescita della ricchezza, la componente immobiliare rappresenta solo il 33,8%, mentre quella azionaria raggiunge il 42,5%. Inoltre, quasi la metà dei cittadini americani si affida a un professionista per le proprie scelte d’investimento.
Liquidità, obbligazioni e azioni: un ruolo fondamentale
L’abitudine degli italiani di investire in bond ha origine alla fine degli anni ’70 con i BOT People, quando questi strumenti offrivano un rendimento reale positivo. Nell’ultimo decennio, invece, sia i bond che la liquidità hanno eroso valore in termini reali. Al contrario, l’azionario si è dimostrato l’unica asset class capace di generare un rendimento reale positivo in ogni decennio. Negli ultimi anni, i tassi più elevati hanno ridato slancio sia alle obbligazioni sia alla liquidità, ma resta fondamentale comprendere il ruolo di ciascuno strumento in una strategia di lungo periodo.
Come affrontare il futuro
Oggi ci troviamo in un contesto di rinnovata volatilità sui mercati finanziari, alimentata da dazi e scelte della nuova amministrazione Trump. Tuttavia, le turbolenze fanno parte del mercato: le cause cambiano, ma la necessità di affrontarle con un approccio strutturato resta invariata.
Tre regole fondamentali possono aiutare a gestire al meglio la propria ricchezza:
- Rispettare il proprio profilo di rischio: ogni persona ha una tolleranza al rischio diversa che va sempre considerata.
- Diversificare gli investimenti: la diversificazione è un pilastro della gestione patrimoniale.
- Affidarsi a un professionista: un esperto può offrire maggiore consapevolezza, soprattutto nel mercato azionario, dove strumenti diversificati e piani di accumulo permettono un ingresso graduale e sostenibile.
Adottare un approccio consapevole e strutturato può fare la differenza nel lungo periodo, aiutando a proteggere e far crescere la propria ricchezza reale.
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