La loro attività è nota quasi esclusivamente agli addetti ai lavori e si basa sull’utilizzo di una forza invisibile, quella dei raggi gamma. Eppure, il servizio di irraggiamento fornito da Gammatom ha un impatto concreto e ben visibile sulla vita di tutti noi.
L’azienda comasca garantisce infatti la sterilizzazione di tutto ciò che non è sterilizzabile attraverso il calore. Se negli ultimi mesi, con l’esplosione della pandemia globale da Covid-19, ad attrarre l’attenzione è stata soprattutto la messa a punto di un processo di sterilizzazione delle mascherine usate, che nella fase più critica del lockdown ha contribuito ad affrontare il problema della carenza di forniture nel nostro Paese, i campi di applicazione sono molti di più.
Dalle mascherine che oggi troviamo normalmente in commercio, alle protesi ortopediche. Dai medicinali ai materiali di laboratorio. Dalle creme solari alla cipria. Dagli spray nasali ai colliri. Dalle materie prime per fare farmaci e cosmetici fino a tutto ciò che è monouso dal dentista o in ospedale.
Oggetti di uso comune, che nell’impianto di Guanzate, comune con poco meno di 6 mila abitanti a una quindicina di chilometri da Como, vengono irraggiati a ciclo pressoché continuo. E, accanto ai quali, l’azienda effettua anche prove di invecchiamento di materiali e componenti aerospaziali, tra cui la guarnizione di una sonda che è poi stata spedita su Marte,
Gammatom rappresenta infatti una realtà unica nel suo campo. E le richieste sono così tante che l’attività si svolge 24 ore su 24, 365 giorni all’anno.
Anche se in Italia esiste un altro impianto per l’irraggiamento gamma, che si trova in Emilia Romagna, “siamo tra i pochissimi al mondo a utilizzare un metodo “su misura” pensato per rispondere alle esigenze dei singoli clienti”, sottolinea Gerardo Soldini, da vent’anni direttore generale e titolare dell’azienda, nella quale era entrato come dipendente già nel 1985. Il sistema adottato da Gammatom prevede che i raggi gamma, radiazioni elettromagnetiche in grado di penetrare la materia senza intaccarla o deformarla uccidendo i microrganismi che la popolano, avvenga con una minore dissipazione di energia e con una maggiore precisione rispetto a ciò che avviene negli impianti dei concorrenti, spesso gestiti a livello internazionale da grossi gruppi multinazionali.
“Il nostro processo è volto a utilizzare la dose minima necessaria per garantire la sterilizzazione del prodotto”, spiega Soldini. “Ciò è possibile grazie all’unicità del nostro impianto, che comporta sicuramente un lavoro di preparazione più lungo di quello previsto dagli altri operatori del settore, ma che consente di irraggiare i materiali con una sorgente a bassa intensità, di avere un controllo preciso sulla dose somministrata e di garantire l’uniformità dell’irraggiamento”.
In questo modo si riesce comunque a garantire che il prodotto non diventi un terreno di coltura per i batteri. Ma lo si fa non correndo il rischio di ridurre l’efficacia dei principi attivi di una medicina o la durata delle componenti di un composto, come avviene invece quando l’irradiamento avviene con dosi eccessivamente alte di raggi gamma.
Nessuna sorpresa, quindi, che tra i circa 500 clienti della Gammaton, che spaziano dalla grande industria farmaceutica alla piccola impresa artigiana, ci siano anche azienda straniere. Le quali preferiscono affidarsi al sistema “su misura” e alla qualità garantita dall’azienda comasca piuttosto che al modello più industriale adottato dagli impianti presenti nei loro Paesi.
Non solo. L’altra caratteristica che contraddistingue l’azienda comasca è la passione per la ricerca, che nel corso degli anni l’ha portata spesso a collaborare con diverse università. “All’inizio degli anni Novanta abbiamo fatto una serie di sperimentazioni che hanno portato alla validazione del metodo per la sterilizzazione e la riduzione di contaminazione microbica di prodotti farmaceutici”, spiega Soldini, che oggi in azienda conta anche sul contributo del figlio Andrea, che segue la parte commerciale.
“La maggior parte dei nostri clienti sono italiani, ma ne abbiamo parecchi anche all’estero”, spiega Andrea. “I Paesi con cui lavoriamo principalmente sono Francia, Spagna, Olanda e Stati Uniti”. Non a caso Gammatom ha ricevuto anche la visita ispettiva della Food & Drug Administration americana, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, superando brillantemente il controllo sotto tutti i punti di vista.
Un motivo di orgoglio “sia per noi, sia per i nostri collaboratori, ai quali teniamo moltissimo”, sottolinea il direttore generale dell’azienda, che conta una trentina di dipendenti tra interni ed esterni. “Sono un valore e cerchiamo di fare in modo che si sentano coinvolti e apprezzati, anche dal punto di vista economico, perché se loro sono contenti, tutto funziona meglio”.
Libero, 30 giugno 2018 (ultimo aggiornamento: 9 ottobre 2020)