lunedì, Febbraio 3, 2025
Google search engine
HomeCronache genialiIl genio del Giappone è il concetto del bello: soggettivo e funzionale....

Il genio del Giappone è il concetto del bello: soggettivo e funzionale. Ma attenzione agli Tsunami

Se si deve pensare ad un luogo dove andare in questo periodo, sicuramente si potrebbe scegliere il Giappone, dove il Covid-19 forse non è più argomento di contagio, ma solo di cronaca estera.

Il cartello di fare attenzione agli Tsunami

Bisogna però essere pronti ad uno shock culturale, perché qui il mondo è alla rovescia, sotto tutti i punti di vista. Questa è una terra in cui il rispetto è il primo valore. Qui si deve convivere in 340 per km quadro (la densità della popolazione) e avere tutti un lavoro, tanto da trovare il parcheggiatore di bici come impiego pubblico. Qui la cortesia verso il prossimo è la principale forma di accoglienza.

Il Giappone si affaccia sull’Oceano Pacifico e di fatto fa da barriera alla Cina. È un territorio vittima costante di terremoti, inondazioni, tsunami, disastri ambientali di qualsiasi genere che spazzano via interi villaggi. Si cerca quindi di selezionare attentamente ciò che merita di essere conservato: storia, tradizione, natura secolare. L’effimero è tutto ciò che è solo funzionale, come una banale casa. Ed ecco quindi che si cura solo ciò che merita di restare bello, tutto il resto è vittima della sperimentazione soggettiva di ognuno.

La camera del Riokan

Kiikatsura e Nachi: mare tropicale e foreste secolari

Un esempio? Kiikatsura, sull’oceano Pacifico: una località di villeggiatura creata dai giapponesi per passare le vacanze al mare, con un albergo in mezzo a un paradiso terrestre, un luogo extra lusso con tutti i confort per tutte le età, dove il personale è più che gentile, ma l’aspetto estetico lo fa sembrare una caserma militare degli ’50. Inoltre, qui il bagno in mare non si fa e non si va nemmeno in spiaggia, perché per i giapponesi non è chic.

Per arrivare al Ryokan Kumano-bettei Nakanoshimama, una struttura che su Booking.com ha 9.4 (il riokan è albergo tradizionale giapponese), si deve prendere una barca. Qui di occidentali non se ne vedono proprio e la lingua inglese è un miraggio.

L’albergo visto dall’alto

L’albergo occupa tutto lo spazio dell’isola. Sembra di stare su un traghetto, perché ovunque ci si affacci c’è il mare, e non c’è una spiaggia, un pontile, un luogo all’aperto dove si può respirare un po’ di aria marina e dove ci si può tuffare per tornare comodamente in terra ferma. Le parti esterne non sono raggiungibili, se non attraverso il tetto, il cui accesso sarebbe vietato.

In compenso il mare è una cosa incredibile: verde, lucente e trasparente, affollato di pesci tropicali, circondato da rocce e alberi. Un luogo che, se esistesse in Italia, sarebbe probabilmente già stato vittima del Berlusconi costruttore o del Briatore imprenditore della movida. E invece no, qui ci hanno costruito un albergo per famiglie.

La cena in stile kaiseki

Lo shock estetico: il bello è una questione culturale

Questo luogo insegna che si deve tentare uno sforzo in più per capire lo spirito di un popolo. In primis si capisce che bisogna avere un approccio culturale totalmente diverso: il concetto del bello non è assoluto, anche se si tende sempre di più ad omologare, forse perché è rassicurante. Nel Paese dove tutto è organizzazione, rassicurazione, funzione, impostazione, ciò che diventa per definizione soggettivo è il proprio concetto di bello, perché questa è l’unica libertà che viene concessa.

Non importa che un paesaggio nel suo insieme sia armonioso. Importa che quel dato oggetto sia funzionale o che rimanga invariato per il suo senso storico. In un Paese nel quale i cartelli di warning per il rischio tsunami sono onnipresenti, l’obiettivo è conservare ciò che è tradizione. Il resto è, in qualche modo, sacrificabile. E quindi le case sono costruite in legno, o addirittura in lamiera, con pareti di carta. Gli arredamenti scarni, quasi inesistenti. Tanto prima o poi il mare o un terremoto potrebbero portarsi via tutto.

La foresta di Nachi

Nel nostro albergo-nave da crociera anni ’50, il bello è tutto ciò che può far stare bene in vacanza. Poco importa che la moquette sia kitsch o che le finestre siano degli oblò, perché si mangia divinamente. Il personale è super disponibile e tutto funziona benissimo. Ci sono tutti i tutti i confort, anche una spa con un onsen (bagno termale con temperatura dell’acqua al limite dell’ustione) a sfioro sull’oceano da fare all’ora del tramonto. E così il fatto che la struttura sia oggettivamente bruttina diventa secondario.

Nachi, l’emozione del bello secolare

Ma straordinaria è anche la zona in cui si trova, poco battuta dagli occidentali che generalmente seguono il tragitto degli Shinkansen, i treni super veloci, che da queste parti non passano. Questa è una penisola a Sud-Est, dove i giapponesi vengono per pregare nei templi buddisti. A poca distanza da Kiikatsura, infatti, ci si inoltra nelle colline di Nachi, in mezzo alle cascate e ai templi, in mezzo a foreste di querce con più di 800 anni. Qui il tempo sembra veramente essersi fermato. Guardarsi attorno e respirare l’aria, nonostante il caldo, nonostante l’umidità, nonostante i 1000 scalini, fa pensare a quanto si è fortunati di poter assistere a tutto questo. E questo è oggettivamente molto bello, tanto da togliere il fiato. Tutto, dal filo di erba alla statua del budda, è conservato meticolosamente ed egregiamente.

E infine si capisce anche perché il mare, nonostante sia quasi tropicale, in questo paese diventi secondario. Meglio godersi l’onsen (il bagno bollente di cui sopra, che si fa tradizionalmente dopo cena) fatto al tramonto in riva all’Oceano Pacifico. Un’esperienza che ti fa ringraziare di essere al mondo.

Questo è un paese da guardare, da ascoltare, da respirare, ma soprattutto è un paese da vivere.

RELATED ARTICLES
- Advertisment -
Google search engine

Most Popular

Recent Comments