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Il segugio di opere d’arte da Canova a Bernini

La galleria Carlo Orsi di Milano è punto di riferimento a livello mondiale per l’arte antica italiana. Il 70% dei tesori trattati viene venduto all’estero

Il suo modo di concepire il lavoro del mercante d’arte ha segnato una vera e propria rivoluzione per il settore. La decisione di staccarsi dagli aspetti più commerciali per dedicarsi alla ricerca e all’approfondimento sulle opere antiche, in una fase nella quale il mercato si orientava sempre più verso i lavori di artisti moderni e contemporanei, ha infatti rappresentato una scelta al tempo stesso controintuitiva e controcorrente.

Eppure, questo approccio in stile Slow Art, grazie al quale la galleria Carlo Orsi Antichità di Milano è diventata il punto di riferimento a livello mondiale per l’arte antica italiana, è stato frutto più di una scelta di pancia che di testa. Come, d’altra parte, è un feeling viscerale quello che indirizza gli acquisti di dipinti e sculture che Carlo Orsi scova in ogni angolo del pianeta per poi rivenderli in Italia e all’estero dopo averli valorizzati dal punto di vista accademico e culturale.

“Io sono figlio d’arte”, racconta Orsi dal cuore della sua galleria nella centralissima via Bagutta, a due passi da piazza San Babila. L’attività è stata fondata nel 1952 dal padre Alessandro, che l’ha condotta fino al passaggio di consegne avvenuto a metà degli anni Ottanta. “Mio padre era antiquario e io ho fatto il mio apprendistato in una situazione nella quale l’antiquariato era oggetto del desiderio di qualsiasi famiglia borghese, e per vendere bastava avere una sensibilità da buon commerciante”. 

La Galleria Carlo Orsi di Milano è punto di riferimento a livello mondiale per l'arte antica italiana.
Carlo Orsi

Se però papà Alessandro aveva di fatto coltivato la propria attività quasi solo “all’interno della Cerchia dei Navigli”, Carlo fin dall’inizio ha viaggiato “con l’auto in tutta Italia, soprattutto nelle regioni del Nord, comprando e vendendo costantemente articoli di ogni genere. Partivo per Bergamo al mattino, lì compravo delle sedie, un tavolo o un dipinto e poche ore dopo li rivendevo a Milano o a Torino senza neanche troppa fatica”.

Questo fino agli anni Novanta del secolo scorso, quando lo scenario cominciò a cambiare con l’apertura del commercio internazionale e la globalizzazione. “Negli anni Duemila, con l’apertura a nuove correnti, i nuovi ricchi si sono riconosciuti soprattutto nell’arte contemporanea e nell’arte moderna, per cui oggi chi può non si compra più un quadro di Tiziano, ammesso di riuscire a trovarlo, ma preferisce comprare un’opera di Jeff Koons, un artista che può quotare anche 20 milioni di dollari e il cui acquisto fa subito capire a tutti che sei una persona di valore in termini monetari”.

Una dinamica non necessariamente migliore o peggiore di quella che governava il mercato in passato, ma alla quale Orsi è comunque sfuggito. Nel corso degli anni Novanta, infatti, ha scommesso sull’ultra specializzazione e abbandonato l’antiquariato generalista vecchio stile per concentrarsi su dipinti antichi e sculture antiche. 

La Galleria Carlo Orsi di Milano è punto di riferimento a livello mondiale per l'arte antica italiana.

“Erano gli anni di crisi e incertezza e io, anziché stare fermo, decisi di proporre le prime mostre monografiche sui grandi nomi e temi dell’arte italiana, esponendo pochi pezzi, spesso non in vendita, e togliendo l’accento dall’aspetto commerciale per dare spazio alla ricerca. Mi sono regalato il gusto e il privilegio di diventare un po’ detective, di scoprire cose che magari erano dimenticate e costruirci intorno degli studi o delle mostre coinvolgendo tanti storici dell’arte”, racconta con soddisfazione Orsi, che nel 2016 ha acquisito anche la galleria londinese Trinity Fine Art.

Grazie a questo approccio, e “a un istinto che in qualche modo mi ha sempre portato ad appassionarmi a cose di qualità”, Orsi ha fatto nel corso degli anni una serie di scoperte notevoli e gestito opere di altissimo livello: Canova, Pontormo, Bronzino, Bernini, Vasari, Orazio Gentileschi. È diventato così un riferimento fidato per i più grandi collezionisti e per musei di fama internazionale quali il Metropolitan Museum of Art di New York, la Galleria dell’Accademia di Venezia, il Musée d’Orsay di Parigi e la National Gallery of Canada.

I costi? “Trattiamo opere che vanno da alcune decine di migliaia di euro di valore a diversi milioni di euro, e che al 70% vengono acquistate all’estero”, spiega. “Io viaggio e faccio il segugio, ma poi ho cinque collaboratori tra Milano e Londra che mi aiutano a valorizzare i pezzi che trattiamo, che rientrando in una nicchia di alta qualità trovano comunque sempre un loro percorso”. 

Libero, 14 novembre 2020

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