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Non si vive di solo Netflix. Il cinema in sala non vuole morire

Tutto si è fermato e la riapertura dei grandi schermi rischia di slittare ancora. E mentre nascono iniziative e campagne per salvare il salvabile, i film in uscita nel 2021 restano (quasi tutti) in stand-by. Ecco i più attesi.

E no, calma. Non si vive di solo Netflix. È vero, grazie alle piattaforme in streaming e alle serie tv più geniali (lo racconta bene Gaia Carretta qui) siamo sopravvissuti nei lunghi mesi dei vari e variopinti lockdown. Ma adesso ridateci il cinema. Sì quello in sala, al buio, su uno schermo grande e magico. Quello che fino alla comparsa di uno stupido virus ha resistito a tutte le innovazioni tecnologiche e digitali riuscendo a compiere  125 anni in questi giorni.

Poveracci, si staranno rivoltando nella tomba i due geniali fratelli Lumière. Perché si fa presto a dire cinema. Ma è difficile immaginare cosa ci porterà il 2021 dopo questo annus horribilis in cui tutto si è fermato. Sale cinematografiche chiuse, set bloccati, produzioni sospese, grandi Festival rinviati, a iniziare da Cannes. Solo Venezia ha voluto provarci e, se è stato ammirevole il tentativo di organizzare comunque un evento distanziato (strano ossimoro) e con le poche star nascoste dietro eleganti mascherine, è fuori dubbio che il Lido meriti ben altro.

Così ci sono film che sono stati messi in naftalina, o che sono arrivati in sala a settembre solo per qualche settimana (per restare agli italiani della Mostra di Venezia, da Lacci a Le Sorelle Macaluso, da Padrenostro a Miss Marx) per poi dire arrivederci e grazie.

Salvare il cinema

Che fare in attesa della riapertura delle sale, in teoria prevista per il 15 gennaio, ma che ora pare sicuro dover  slittare ancora e chissà fino a quando? Mentre il Governo ristora, come se la cultura si potesse soltanto mangiare, nascono campagne per salvare il salvabile, come #soloalcinema promossa da Anec e Anica e come #perilcinema che regala a chi acquista un biglietto un secondo tagliando d’ingresso in una sala a scelta.

C’è chi tenta un vero e proprio riscatto d’orgoglio, come suggerisce l’iniziativa Cineripresa della Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con “Avvenire”: un progetto, come sottolinea il presidente della Fondazione don Davide Milani (che in estate, durante l’effimera pausa pandemica, è riuscito a portare a Lecco la prima riuscitissima edizione del Film Fest), che ha l’obiettivo di riportare quando si potrà il pubblico davanti a un grande schermo, coinvolgendo non solo le sale della comunità, storico presidio culturale sul territorio, ma tutta la filiera del cinema italiano.

Tutto ciò dando voce, al tempo stesso, agli spettatori chiamati a un dialogo attraverso una “call to action social” dalle pagine dei siti web FEdS e Cinematografo.it. Tutti i commenti saranno raccolti in una gallery digitale con biglietti in regalo che esercenti, istituzioni e privati cittadini potranno contribuire a offrire per il bene della causa.

La verità è che se il cinema viene visto solo come business si chiude. Così la pensa anche Domenico Dinoia presidente della Federazione italiana cinema d’essai. E rischiano in molti, non solo i piccoli, ma anche le grandi multisale. Perché gli aiuti economici servono, ma il messaggio è soprattutto culturale. Il riferimento alle catene per lo più collocate ormai nei centri commerciali (e che hanno via via soppiantato le piccole sale, spesso gestite da volontari) non è casuale.

Sale chiuse

Tra un pacifico appello per una veloce riapertura e un flebile tentativo di fare la voce grossa, non manca la polemica: non è che tanti esercenti, ridotti male dalla pandemia, preferiscano un bel ristoro, sia pur diluito nel tempo, al vedere arrivare alla cassa solo tre-quattro spettatori a spettacolo? Del resto, il bilancio dell’anno diramato da Cinetel è drammatico, con un -93% di incassi e presenze da marzo 2020. Più crisi di così, appunto, si muore. Insomma, il dibattito è aperto, come succede nei pochi cineforum che pur gloriosamente sopravvivono al disastro.

Quanto ai titoli che ci aspettano in questo 2021, tra ritardi e incognite non mancano comunque sorprese. Iniziamo dai giganti. Sì, c’è voglia di vedere l’ultimo Craig, il settimo Cruise e forse ci siamo: dopo lunga attesa la Mgm ha fissato per il 2 aprile 2021 la nuova data per l’uscita di No Time to Die, l’ultimo con Daniel Craig nei panni di James Bond. Mission Impossible 7, invece, slitterà a fine anno: la produzione è stata interrotta più volte, sospesa a febbraio, ripartita in estate, poi di nuovo sospesa per alcuni casi positivi al Covid sul set.

Porta la data dicembre 2021 anche il quarto capitolo di Matrix, mentre molto vicina (in teoria, a fine gennaio), è l’uscita ai botteghini italiani di Wonder Woman 1984, nono capitolo dell’universo cinematografico Dc Comics e primo colossal a sperimentare la nuova strategia di casa Warner Bros, cioè distribuire negli Usa i suoi film contemporaneamente nelle sale (le poche aperte) e sulla piattaforma Hbo Max.

Una scelta che fa di necessità virtù, ma contestatissima da registi come Christopher Nolan, mica uno qualsiasi visto che è riuscito a portare (per poche settimane) anche in Italia l’unico blockbuster dell’anno, il controverso spy movie Tenet. Tra i più attesi anche il film di fantascienza Dune, di Denis Villeneuve, in sala il prossimo autunno. Rimandato di un anno e ora previsto a giugno pure Ghostbusters: Afterlife con Bill Murray e compagni nei ruoli originali.

Fin qui solo alcune delle produzioni più spettacolari, ovviamente made in Usa. Ma i film italiani? Almeno quelli riusciremo finalmente a vederli presto in cartellone, soprattutto nelle sale d’essai? I cinefili più incalliti saranno sollevati nel sapere che Carlo Verdone ha annunciato, parlando del suo Si vive una volta sola, che farà il possibile per essere in sala a fine pandemia. Niente streaming, lui non cede.

Del resto, il film è pronto da un anno, quindi mese più mese meno. Tra le altre pellicole di qualità che aspettano il grande schermo ci sono Freaks Out di Gabriele Mainetti (quello di Lo chiamavano Jeeg Robot), Diabolik interpretato da Luca Marinelli, Comedians di Gabriele Salvatores, Lei mi parla ancora di Pupi Avati, Tre piani di Nanni Moretti, Mondocane di Alessandro Celli con Alessandro Borghi, Qui rido io di Mario Martone.

Sulle date di uscita di questo palmarès di tutto rispetto, però, regna ancora l’incertezza. Tutto dipende dal vincitore dell’Oscar come miglior protagonista dell’anno, un certo Corona di nome e Virus di cognome. Cosa sicuramente vedremo, ma perché è destinato a Netflix, sarà È stata la mano di Dio (ovviamente si parla di Maradona) di Paolo Sorrentino.

Una bella svolta: cosa succederà, di qui in poi, se il regista italiano più premiato e più osannato, snobba le vecchie sale per preferire la piattaforma del momento? Facciamocene una ragione: forse è il nuovo cinema, bellezza.

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