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Scarpe comode e di design: Thierry Rabotin, il genio che viene da Parabiago

Materiali di alta gamma, comfort e funzionalità, il marchio di moda dal nome francese, ma tutto meneghino, ha saputo conquistare oltre 50 mercati puntando su originalità e unicità, superando anche le crisi economiche mondiali.

La produzione

La loro firma inconfondibile, caratterizzata dal concetto che nelle scarpe da donna il comfort non debba necessariamente essere sacrificato allo stile, ma che utilizzando materiali di alta qualità si possa trovare un equilibrio tra forma e funzionalità, ha conquistato milioni di donne in tutto il mondo. Eppure, per quanto la loro produzione sia rigorosamente Made in Italy, anzi Made in Parabiago (comune milanese a Nord-Ovest del capoluogo lombardo), e per quanto il brand abbia una boutique a Roma, oltre che a New York e a Parigi, in Italia la loro clientela resta una piccola nicchia.

Sarà per il nome francese, in omaggio al noto designer che ne ha firmato le collezioni dal momento della fondazione (nel 1999) fino a quello della sua improvvisa morte nel 2017 (momento in cui il designer dell’azienda diventa Massimo Balbini). O sarà che nella patria della moda e del design il comfort rappresenta un valore secondario. Fatto sta che il successo di Thierry Rabotin è legato pressoché interamente ai mercati esteri.

Giovanna Ceolini

L’azienda, fondata dal designer francese insieme a Giovanna Ceolini e a Karl Schlecht, vende infatti all’estero il 99% della produzione. E anche la clientela della boutique romana, almeno prima che il Covid-19 cancellasse gran parte del turismo nella capitale, era frequentata più da clienti straniere che da italiane.

D’altra parte, è proprio questo l’aspetto geniale dell’avventura imprenditoriale del marchio meneghino, capace di conquistare oltre 50 mercati esteri puntando su un’idea originale e, per certi versi, unica. “Il nostro obbiettivo è stato fin dall’inizio quello di collocarci in una fascia medio-alta di mercato con una scarpa comoda che fosse caratterizzata dalla meticolosità della lavorazione e dalla ingegnosità creativa”, racconta Giovanna Ceolini, amministratore della Parabiago Collezioni, che vende con il marchio Thierry Rabotin, e vicepresidente di Assocalzaturifici.

Per realizzare questo progetto si è deciso intanto di mantenere la produzione in Italia, in un primo momento nelle Marche e poi nell’Alto Milanese, un’area nella quale l’artigianato calzaturiero si è sviluppato per decenni imponendosi come uno tra i migliori al mondo. Poi, la scelta costruttiva: “Su indicazione di un’ortopedica americana abbiamo cominciato a realizzare calzature optando per la cosiddetta lavorazione a ‘sacchetto’, un processo che segue le più antiche tradizioni dei mastri calzolai e che si divide in più di 200 passaggi per i quali è indispensabile abilità e destrezza”, spiega Ceolini.

La produzione

Un dettaglio tecnico, che si traduce nella possibilità di costruire la scarpa senza parti rigide. Questo garantisce al tempo stesso massima leggerezza e massimo grado di comfort, perché il piede può muoversi naturalmente. Caratteristiche uniche “grazie alle quali siamo entrati molto rapidamente nel mercato americano”, racconta l’amministratrice. Da lì al successo, il passaggio è stato pressoché immediato.

“Negli anni Duemila siamo arrivati rapidamente a realizzare 200 mila paia di scarpe all’anno, con una progressiva espansione del nostro mercato negli Stati Uniti, in Russia e nei Paesi europei”. Poi sono arrivati nuovi mercati, tra cui, negli ultimi anni, anche Giappone e Cina.

Una cavalcata nel corso della quale non sono mancati i momenti di difficoltà. In particolare gli anni che hanno seguito la crisi dei mutui subprime del 2008 e, successivamente, la recessione in Russia, che hanno interessato direttamente quelli che per l’azienda rappresentano gli sbocchi commerciali storici. Anche oggi i numeri sono tutt’altro che da buttare: 400 paia prodotte ogni giorno, tutte esclusivamente su ordinazione, una settantina di dipendenti e un fatturato intorno ai 10 milioni di euro nel 2019.

La produzione

“Quello che ci ha salvati è il fatto che la nostra clientela, che è prevalentemente fatta di donne dai 50 anni in su che lavorano e che amano la praticità, ma che non vogliono rinunciare all’estetica, è molto fedele e difficilmente cambia brand una volta che si è affezionata ai nostri prodotti”, sottolinea Ceolini. “Tra le nostre clienti storiche abbiamo diverse attrici americane e giornaliste”.

Altro fattore cruciale è stata la scelta di collocarsi progressivamente nell’alta gamma, dove la concorrenza è pressoché assente, con prezzi che in media vanno dai 300 ai 600 euro al paio. “Non abbiamo mai voluto scendere a compromessi con la qualità e alla fine questa è stata una decisione vincente”, conclude Ceolini.

Articolo pubblicato nella rubrica Geni Lombardi, Libero 19 dicembre 2020

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