Fido, società di digital credit scoring a capitale italiano, ha creato la prima piattaforma europea per valutare la qualità dei nuovi consumatori online attraverso la rilevazione del footprint digitale. Per valutare il merito creditizio utilizza 150 parametri che comprendono l’indirizzo di posta elettronica, il gestore telefonico e lo smartphone da cui si naviga
Volete chiedere un prestito? Attenti a come scegliete il vostro indirizzo email e a come compilate i form su internet. Un giorno questi due passaggi apparentemente banali potrebbero costarvi una bocciatura in caso di richiesta di un finanziamento a una società di credito.
Se in passato il merito creditizio, cioè l’affidabilità economico-finanziaria di un soggetto, si valutava ad esempio analizzando il rapporto tra l’indebitamento e i flussi di reddito o l’esistenza di eventuali insoluti precedenti, nell’epoca digitale i parametri considerati riguardano anche le “impronte” che più o meno consapevolmente seminiamo nel web.
I consumatori invisibili
Questo, almeno, è ciò che può accadere ai tanti che rientrano nella categoria dei cosiddetti consumatori invisibili, quelli che non hanno mai sottoscritto un mutuo o un prestito e che in passato sono spesso stati esclusi tout court da questa possibilità. Un gruppo che solo in Italia comprende circa 12 milioni di persone che non hanno una storia creditizia, tra cui giovani, immigrati e chi non ha mai avuto rapporti bancari, per il quale la startup milanese Fido ha da poco lanciato uno strumento di valutazione ad hoc. Perché la mancanza di storia creditizia non deve necessariamente essere sinonimo d’inaffidabilità.
“La nostra è la prima piattaforma europea che consente di valutare la qualità dei nuovi consumatori attraverso la rilevazione del footprint digitale”, spiega Marko Maras, amministratore delegato. “Quello che offriamo è una soluzione complementare ai sistemi tradizionali di valutazione del rischio, che analizza efficacemente il consumatore utilizzando dati e modelli di analisi alternativi nel pieno rispetto della privacy”.
150 parametri di valutazione
Una mole di informazioni molto ampia. Basti pensare che i parametri utilizzati per valutare il merito creditizio per importi inferiori a 1.000 euro sono oltre 150. Comprendono ad esempio l’indirizzo di posta elettronica, il provider telefonico, il tipo di dispositivo utilizzato.
“Se nell’indirizzo di posta elettronica ci sono nome e cognome, questo è un indice positivo, mentre le presenza di numeri o l’assenza del nome possono rappresentare negatività”, spiega Maras. Allo stesso modo, viene valutato se l’indirizzo sia associato a un provider gratuito o (meglio) a pagamento, l’età del dominio (più vecchio è, meglio è), se si navighi da una rete pubblica o (meglio) da una privata, se la navigazione avvenga da un vecchio apparecchio o (meglio) da uno smartphone ultimo modello.
I social? Contano, ma non troppo
Poi, c’è il lato social. Volete chiedere un prestito? Un po’ a sorpresa l’unico network considerato dall’algoritmo è Linkedin: meglio esserci che non esserci. Trascurabile, invece, l’attività su Facebook o Twitter. Altre due curiosità: meglio non riempire mai un form con tutti i caratteri maiuscoli (incide negativamente) né compilare una richiesta di prestito in piena notte. Anche l’orario in cui ci si presenta può fare la differenza.
Il servizio è funzionale ad aziende di qualsiasi dimensione (società di credito al consumo, retailer digitali, piccole start-up) che hanno bisogno di valutare la qualità dei nuovi clienti in maniera semplice e immediata. L’accesso è attivabile via API (Application Programming Interface) e in modalità no-code, visualizzando i dati direttamente in una dashboard.