Italia mai così indebitata? Intanto il Piano vaccini ha preso lo slancio. Il premier ha pronto il piano per il Next Generation Eu da presentare entro fine mese, per ora cerca la convergenza di partiti e parti sociali. A proposito di partiti, si lavora per le amministrative: all’orizzonte un nuovo schieramento riformista (forse).
Il tempo stringe: tra meno di due settimane l’Italia dovrà presentare tutti i progetti per avere i fondi del Next Generation Eu. Solo questo ci potrà salvare. Anche perché il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ci ha già scommesso tutto. Il Recovery Fund sarà il volano per il rilancio della nostra economia.
Mai nessuno ha indebitato il nostro Paese come sta facendo oggi Super Mario. Ma è “un debito buono”, dice. Perché i tassi di interesse sono ai minimi storici e questi sono denari che si immettono direttamente nel motore dell’economia. Una benzina super senza la quale la macchina non potrebbe ripartire. Se i progetti non saranno realizzati, addio Italia. Da qui una riflessione: quanto potrà durare Draghi? Intanto godiamocelo per il presente, poi ci penseremo.
Martedì il ministro dell’Economia Daniele Franco sarà audito alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato per avviare il dialogo sul Def. Nello stesso giorno Draghi incontrerà i sindacati per presentare i progetti del Recovery Fund. L’ultimo passo prima dell’invio a Bruxelles.
Vaccini e aperture
Il piano vaccini ha preso lo sprint: stalking alle case farmaceutiche produttrici, assumendo la leadership europea, e un generale degli alpini specializzato in logistica per l’organizzazione. Sono stati questi gli elementi che hanno sbloccato le somministrazioni. Siamo vicini alle 400 mila dosi al giorno, il target annunciato di 500 mila sembra raggiungibile.
Questo slancio ha consentito al Premier di dirsi prudentemente ottimista. Nella conferenza stampa post Consiglio dei Ministri, con il ministro della Salute, Roberto Speranza (e chi diceva che se ne sarebbe chiesta la testa ha dovuto ricredersi), ha detto che dal 26 aprile si comincerà progressivamente con le riaperture. A partire dalle scuole, che per Draghi erano ed evidentemente rimangono la priorità e per cui è prevista la presenza per tutti al 100%.
E la politica che fa?
Quindi ora che si fa? Incrociamo le braccia e attendiamo che Super Mario finisca il lavoro? Eh no, perché la politica, quella dei partiti, quella di casa nostra, continua nel famosissimo gioco “complicazione operazioni semplici”.
A sei mesi dalle amministrative, ancora non si capisce quali possano essere i candidati e le alleanze che li dovranno sostenere, soprattutto nelle grandi città, come Milano, Roma, Torino e Napoli.
Ma, al di là dei candidati, c’è una sottile linea che in questi giorni si sta disegnando e che potrebbe tracciare il cambiamento dell’intero equilibrio politico attuale, quella delle forze di centro.
Unire i riformisti
In realtà, non si tratta di una nuova Dc, ma si tratta di un lavoro politico che nella storia della Repubblica non è mai riuscito a nessuno: unire i riformisti. Sono le forze del 2%. Sono i partiti di Calenda, Renzi, Bonino, i socialisti, quelli di Forza Italia più liberali, Toti, Tosi, Giannino, e tutti quelli che ora non ricordiamo.
Uniti potrebbero creare una coalizione di forze europeiste e atlantiste e rispondere a quell’elettorato che oggi vede in Mario Draghi l’unica speranza per riuscire a risollevare le sorti di questo paese. Draghi sarebbe un po’ il Buddah, il Dio al quale ispirarsi. Nessuna discesa in campo alla Mario Monti.
Populisti vs europeisti: le nuove frontiere della politica
Le elezioni amministrative potrebbero quindi essere il campo di prova per questa vecchia forza politica che non è mai riuscita a trovare il modo per presentare un progetto comune.
Forse perché troppo attaccata alla forma-partito, forse perché troppi leader finiscono per non crearne nessuno, forse perché alla fine parlare alla pancia del Paese è l’unico modo per raccattare voti. E sta proprio qui il punto.
Oggi non parliamo più di destra e sinistra. Le due forze in contrapposizione sono quella populista e quella europeista.
Da una parte ci sono quelli che parlano alla pancia, dall’altra quelli che parlano alla testa. E forse proprio questo è l’elemento che potrebbe far fare il salto di qualità a un’offerta programmatica che fino ad ora è sempre stata apprezzata dall’elettorato, ma mai realmente compresa, tanto da non votarla mai.
Finora si è sempre preferito puntare su chi avrebbe garantito il reddito di cittadinanza, o la lotta all’immigrazione. Non su chi guardava all’Europa, alle riforme della giustizia o della Pubblica amministrazione.
Le amministrative potrebbero disegnare un nuovo scenario di alleanze
Le alleanze che le amministrative porteranno a casa, se si avrà il coraggio di portarle avanti, potrebbero quindi sconvolgere il panorama politico italiano tutto.
E quindi, ecco che a Roma rimane in piedi la candidatura di Carlo Calenda e il Pd dovrà decidere se appoggiare lui o appoggiare Virginia Raggi.
A Milano, se Beppe Sala deciderà di accogliere l’appoggio dei 5 Stelle, Gabriele Albertini potrebbe essere il candidato non solo del centrodestra, ma anche di tutta quella parte socialista e riformista che a Milano non trova reale rappresentanza da molto tempo, pur essendo la maggioranza.
E via così. Esagerato? Utopistico? Auspicabile? Chissà. Il punto geniale serve a riflettere anche su queste cose.
Nel frattempo nel mondo si rafforzano i nuovi equilibri
Negli Usa continua il riposizionamento di Joe Biden nello scacchiere internazionale. Non per nulla, dopo aver dato dell’assassino a Vladimir Putin, nei giorni scorsi è tornato a pronunciarsi sull’affaire Alexei Navalny, affermando che la sua carcerazione è totalmente ingiusta. Il suo consigliere alla sicurezza, Jake Sullivan, ha messo il carico da 90: se Navalny morirà in prigione “ci saranno conseguenze”.
Come se non bastasse, anche la Gran Bretagna vuole rafforzare l’alleanza atlantica. Ha annunciato che tra un mese schiererà navi da guerra nel Mar Nero, per aiutare l’Ucraina assediata dalle truppe russe posizionate ai confini del Paese.
Nasce la Superlega del Calcio
Intanto, nella notte tra domenica 18 e lunedì 19 aprile è arrivato il comunicato ufficiale che dà il via al nuovo campionato di calcio Superlega. Sono 12 le squadre europee fondatrici, e presto dovrebbero aggiungersene altre tre. Le squadre che hanno detto sì sono: Milan, Arsenal, Atlético Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid, Tottenham.
La competizione prevede la partecipazione di 20 squadre. Oltre ai 15 fondatori (i 12 già noti e i tre che dovrebbero entrare nel gruppo) ci saranno 5 squadre che — spiega il comunicato — “verranno selezionate ogni anno in base ai risultati conseguiti nella stagione precedente”.
Il calcio è in grande fermento. La questione occuperà le cronache per molti giorni. Intanto, la Juventus ha aperto la settimana in Borsa con un +6%.
Mentre il presidente francese Emanule Macron si è già detto contrario. Potrà il calcio arrivare dove l’Europa non è mai riuscita?
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