Il gruppo orobico Comelit, con sede nel cuore della Val Seriana, è leader a livello internazionale nei sistemi di videocitofonia. Ha realizzato il più grande impianto al mondo a Manhattan e impianti nei più lussuosi grattacieli in ogni angolo del pianeta.
In 65 anni di storia sono arrivati da Rovetta, nel cuore della Val Seriana (Bergamo) ai grattacieli di New York e di Singapore. Le loro soluzioni tecnologiche hanno rivoluzionato il settore della videocitofonia e consentito di realizzare il più grande impianto al mondo, quello che collega gli 11 mila appartamenti di StuyTown, una grande area residenziale di Manhattan con oltre 110 torri e diverse stazioni di sorveglianza. Eppure, anche oggi che Comelit Group è diventata una realtà industriale di livello internazionale, con 750 dipendenti, 17 filiali dislocate in Europa, negli Stati Uniti, nel Far East e in Medio Oriente e clienti in ogni angolo del pianeta, lo spirito e la passione rimangono quelli di un’azienda famigliare, nata in un garage poi riconvertito nel forno di una panetteria.
I primi anni e la produzione di radio conto terzi
I citofoni bergamaschi. Costituita ufficialmente il 28 giugno del 1956 a Bergamo, con il nome di Compagnia Elettronica Italiana Srl, successivamente compattato in Comelit, l’azienda è infatti guidata dalla seconda generazione delle famiglie fondatrici. “Mio padre Giovanni e gli altri fondatori, la famiglia Lazzari e Guglielmo e Antonio Brasi, provenivano da esperienze diverse, ma si innamorarono tutti di questa causa”, racconta Edoardo Barzasi, amministratore delegato del gruppo.
Dopo i primi anni dedicati alla produzione conto terzi di radio per l’azienda italiana Prandoni, il gruppo di soci pensò che sarebbe stato più strategico specializzarsi in un prodotto che avesse un maggiore valore aggiunto. Fu deciso così di mettere a frutto il know-how maturato fino a quel momento per lanciarsi nel mondo degli intercomunicanti per uffici, grazie ai quali si poteva parlare in vivavoce tra un ufficio e l’altro.
Dalle origini alla leadership
Ebbe così inizio la fortunata avventura nel mondo che ancora oggi vede Comelit come uno dei marchi leader a livello internazionale, quello dei sistemi di comunicazione. Da lì allo studio di sistemi che intercomunicassero tra un’abitazione e il cancello di casa il passo fu infatti breve. E fu accompagnato da scelte strategiche molto particolari.
“Noi abbiamo sempre creduto moltissimo nella ricerca e sviluppo, nell’approccio commerciale e nel servizio ai clienti”, spiega Barzasi. “Dal punto di vista della produzione, invece, abbiamo fatto fin dall’inizio una scelta molto particolare, affidandoci a partnership con aziende che avevano e hanno un-know how molto alto, visto che noi oggi facciamo apparecchi che hanno la complessità di uno smartphone”.
Una strategia che si è dimostrata decisamente vincente. Tanto che, grazie alla possibilità di concentrarsi sulla ricerca, tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta il gruppo è stato protagonista di un’innovazione rivoluzionaria.
L’idea che ha rivoluzionato i videocitofoni
“Fummo i primi in Europa ad applicare una tecnologia digitale ai videocitofoni in un’epoca nella quale gli apparecchi erano ancora analogici. Se fino ad allora la trasmissione avveniva con un cavo coassiale, che distribuiva il segnale, e un filo conduttore di rame che era collegato ad ogni appartamento, la nostra soluzione consentiva di fare un impianto per 100 appartamenti con due semplici fili che anche un elettricista poteva installare senza difficoltà”, ricorda l’amministratore delegato.
Un dettaglio tecnico che, tradotto nel concreto, significò poter installare videocitofoni anche in tutte le palazzine costruite negli anni 50 e 60, nelle quali le canaline elettriche non rendevano possibile il passaggio di un cavo spesso come quello coassiale. In altre parole, la novità aprì da un momento all’altro un nuovo mercato fatto di milioni di edifici in tutta Europa e creò i presupposti per lavori di dimensioni impensabili, come quelli realizzati a New York nel complesso di StuyTown o nei lussuosi grattacieli in ogni angolo del pianeta.
La conquista dei mercati internazionali
I citofoni bergamaschi. Un successivo momento di svolta ci fu nei primi anni 2000, “quando ci concentrammo sull’espansione all’estero con la creazione di sedi commerciali”, prosegue Barzasi. “Grazie a questo sforzo immane oggi il 70% del fatturato arriva dai mercati internazionali”.
Una scelta strategica che, insieme alla capacità di innovare, ha consentito a Comelit, oggi specializzata anche nei sistemi di videosorveglianza, antintrusione, automazione domestica, controllo accessi e antincendio, di reggere nei decenni la concorrenza dei più importanti gruppi multinazionali. E di dar lustro al Made in Italy in un settore tecnologico iper competitivo.
Libero, 24 aprile 2021 (ultima modifica 27 aprile)
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