La primavera si fa attendere, ma il giallo lombardo scalda i motori ai ristoranti milanesi che aprono grazie ai loro giardini e dehor
Apri e chiudi, apri e chiudi. Ora si apre, o quasi. Apertura a metà, o forse un po’ di meno. Nemmeno nell’agognata zona gialla, quella che fino a poche settimane or sono era considerata l’ideale approdo per ristoratori e avventori, l’apertura è piena. Solo all’aperto. Tempo e, soprattutto, spazio esterno permettendo. Sì, perché anche se il climate warming dovesse garantire una primavera rovente, quasi la metà dei ristoranti e bar italiani non ha uno sbocco su strada o giardino che permetta la riapertura dell’attività. Secondo la Fipe (Federazione italiana dei pubblici esercizi) sono infatti ben il 47% i locali italiani che terranno la serranda abbassata perché sprovvisti di spazi all’aperto. Percentuale che addirittura cresce se si considerano i soli centri storici cittadini. Quali ristoranti riaprono a Milano?
Riaprire, per non morire
Chi ha potuto farlo, da lunedì scorso ha alzato la claire. Abbiamo già raccontato di Zibo: i cuochi di strada di via Caminadella a Milano che grazie ai minuscoli tavolini all’aperto riescono a coccolare gli ospiti dopo un lungo periodo di esclusivo delivery. Per loro ci sono gli sfiziosi mondeghili con maionese al rafano, il primosale in crosta di mais, la puccia con la porchetta e insalata di finocchio e tante paste fresche realizzate nella cucina a vista dallo chef Giulio Potestà.
Un classico tradizionale milanese, la cui veranda nella storica corte meriterebbe da sola la visita, è la Trattoria Madonnina in via Gentilino, zona Navigli. Tovaglie a quadrettoni bianchi e rossi, arredi appena accennati che richiamano quelli della taverna di un tempo trapassato. La cucina della Madonnina, con oltre duecento anni di storia, non può che riproporre i piatti tipici meneghini. In ordine sparso all’appello rispondono ossbüs, risott giald, cassoeula, cotoletta, büsecca, lesso con la salsa verde, merluzzo con polenta, cotechino e lenticchie e vitello tonnato.
Medesima atmosfera ruspante e conviviale quella che si respira nei tavolini all’aperto del Ponte Milvio, ristorante di cucina romana in via Spallanzani, a due passi dai Bastioni di Porta Venezia. Una carrellata di specialità capitoline senza compromessi. Una passeggiata gastronomica tra i vicoli della città eterna, passando dalla coda alla vaccinara ai carciofi alla giudia, dalla gricia alla carbonara. E poi ancora cacio e pepe, amatriciana e cicoria saltata. Un trionfo di sapori decisi, popolari e allegri. Proprio quelli che ci vogliono per affrontare questa (ennesima) ripartenza.
Riaprono anche le due “chiocciole”
Quali altri ristoranti riaprono a Milano? A metà strada tra la cucina regionale e le ispirazioni dello chef Juan da Montevideo è la tavola di Mirta. La trattoria “chiocciolata” da Slow Food, nascosta alle spalle della chiesa di San Materno, ha ricavato nella piazza omonima uno spazio all’aperto per accogliere i propri ospiti. I piatti in carta, che variano di giorno in giorno, non presentano un’impostazione territoriale definita. Qualche esempio? Dal flan di topinambur in salsa di acciughe alle crespelle integrali con ripieno di magro. Dalle salamelle con prugne e olive alla burrata fresca con insalata calda di peperoni e carciofi.
Riapre finalmente dopo la chiusura forzata anche l’altra chiocciola meneghina, il Ratanà. E lo fa grazie allo spettacolare dehor che dà sul parco della Fondazione Catella, proprio alle spalle della Biblioteca degli alberi di piazza Gae Aulenti. Lo chef Cesare Battisti propone la sua cucina milanese moderna. Fatta di una tradizione che fa rima con innovazione, è attenta alla sostenibilità delle proposte e alla provenienza delle materie prime. Ci sono i mondeghili e il risotto giallo, ma anche gli arancini ripieni di ossobuco, il risotto alla parmigiana con polpette di fassona al sugo. Piuttosto che quello con ragù di rigaglie di pollo, crostone di pane, bietole rosse saltate, gli spiedini di pollo ficatum con purea di patate di montagna e insalata di carote e semi di senape. Oppure le costine di maiale di cinta senese glassate all’aceto di Modena con lenticchie Beluga in purea e erbette saltate.
Un locale per ogni gusto
Fortunatamente questo è solo un assaggio delle riaperture. Ce n’è per tutti i gusti: dalla cucina greca contemporanea del Vasiliki Kouzina che festeggia la Pasqua ortodossa, a quella dell’Erba Brusca, il ristorante “in fondo” al Naviglio Pavese che mette in tavola i prodotti del proprio orto. Sempre in tema di giardini c’è quello primaverile di Al Fresco, in via Savona, che è in piena fioritura e ospita gli avventori proprio in questa splendida cornice verde. Infine chi desidera lo stile raffinato e la cucina italiana di gran classe anche all’aperto può puntare verso Brera e scegliere il Ristorante di Daniel Canzian a due passi dalle chiuse di Leonardo.
Insomma, meteo permettendo le proposte di qualità per restituire un po’ di buonumore alle nostre papille gustative non mancano. Un primo passo in avanti in attesa della riapertura in piena regola di bar e ristoranti.