lunedì, Febbraio 3, 2025
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Al Garghet, oasi bucolica della Milano che fu

Là dove c’era l’erba… ora ce n’è ancora. Sembra impossibile che imboccando una traversa della grigia e suburbana via dei Missaglia, si arrivi in questa stradina di campagna (sic!) ai margini dei confini comunali meneghini. L’inizio non è incoraggiante, poi ecco campi di mais, che a maturazione superano in altezza veicoli e umani. La natura coltivata qui ha il sopravvento fino al termine del rettilineo. Alla curva una porticina e uno slargo, la presenza di un manufatto umano, discreto, quasi nascosto. Siamo Al Garghet: un’oasi le cui imponenti dimensioni in termini di spazi, sale, bersò e giardini non si immaginerebbero mai prima di esservi entrati.

Nonostante la grandezza qui regna il silenzio. Il distanziamento tra gli avventori, soprattutto nei tavoli all’esterno, è impagabile e incomparabile. E particolarmente prezioso in tempi di Coronavirus. Piante e fiori come normali séparé, prato verde come naturale moquette, un abat jour per tavolo con un rosso manto scozzese garantisce una flebile, ma romantica illuminazione.

Diverse sale, diversi ambienti caratterizzati da eleganza rustica, alcuni elementi che ricordano le stube tirolesi: forse l’abbondante legno alle pareti delle sale, forse le camicie scozzesi portate impeccabilmente dal personale o forse l’organizzazione del servizio oliata e senza sbavature che non lascia spazio a spiacevoli improvvisazioni.

Anche la cucina è senza sbavature, fedele alla tradizione milanese e anche a se stessa, visto che il menù (rigorosamente “in dialetto milanese e completo di traduzione per forestieri e viandanti curiosi!”, come indicato sul sito web del locale) è stabile durante l’anno. Non mancano pietre miliari come il risott a la milanesa e la coteleta di vitello cotta nel burro, entrambi realizzati a regola d’arte.

C’è senza dubbio anche l’oss büs, la büsecca (trippa), il brasato e i mondeghili (le ormai arcinote polpettine di carne impanate e fritte) oltre il riso saltato, i ravioli e il minestrun. Non mancano proposte quasi in via d’estinzione come la rustisciada (qui nella versione con vitello e manzo stufati, accompagnati da salsiccia e funghi), il rognoncino trifolato, i bocconcini di ceci con le mandorle e i nervetti in insalata con i porri. Ah, quasi dimenticavo, per la stagione calda è davvero invitante il fresco e succulento vitel tonè.

il menu, in doppia lingua e scritto a mano

I pranzi e le cene in compagnia scorrono veloci e liete, immersi in questo ambiente così caldo e riservato, curato e agreste. Si finisce in dolcezza con sorbetti vari, con il crumble di pesche, con ris e latt, oppure con l’ottimo tortino di mele con crema inglese calda e gelato alla vaniglia. Bravi.


Al Garghet

Via Selvanesco 36, Milano

Tel. 02/534698

https://www.algarghet.it/

Fascia di prezzo (tre portate, bevande escluse): 45-55 €

Ideale per: ritrovi natalizi, milanesi imbruttiti e non, accaldati irriducibili del risotto e ossobuco anche d’estate (da gustare nello spendido e freschissimo giardino)


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