Genio e sregolatezza si diceva un tempo per quei calciatori che avevano talento, ma non riuscivano ad esprimerlo. Avevano i numeri, ma non riuscivano a metterli al servizio della squadra. Potevano risolvere una partita con un guizzo e sonnecchiare per il resto del match. Avevano progressioni inarrestabili e dribbling ubriacanti, ma anche propensioni viziose verso bacco, tabacco e venere che riuscivano a vanificare ogni superiorità atletica.
Tutto questo per dire? Che, al contrario, esiste una sorta di “regolatezza” quasi geniale. Un tramandare di generazione in generazione di saperi antichi e umani, di sorrisi schietti e accoglienza vera, di passioni sanguigne e – non esiste miglior locuzione di questa – di sapori di un tempo.
Zelo Surrigone, comune che nel 2019 si è fuso con il vicino comune di Vermezzo dando vita al nuovo comune di Vermezzo con Zelo. Milano è là a venti chilometri. Una manciata di case nel verde (sì nel verde e che verde!) del Parco agricolo Sud Milano, tra rogge e navigli, risaie e campi di mais. Qui c’è un’istituzione gastronomica che ha compiuto un secolo. Più uno. Centouno anni fa veniva fondata l’Antica Trattoria San Galdino, proprio di fianco ad una minuscola chiesetta che ancora è adiacente al locale. Nel 1919, finita la guerra, la famiglia Marimondi apre i battenti, servendo piatti, offrendo ospitalità, cucinando risotti, bolliti e ossibuchi. Cosa che fa tuttora. Ormai siamo alla quarta generazione, padre e madre in sala a servire e raccontare piatti e storie di vita di paese, figli e nuora tra cucina e tavoli. Gianni, il patron, danza tra un ospite e l’altro. Lui voleva girare il mondo, racconta. Ma è rimasto impigliato nelle maglie di un progetto più grande del suo desiderio, ha perso l’occasione per arruolarsi in marina. E da Zelo non si è più allontanato.
L’offerta della trattoria è quella d’un tempo, semplice e verace e piacevolmente démodé. Nulla di esplosivo né di ricercato. Ma la sincera passione per ciò che fanno rende onore ai Marimondi, obbligandoci a descriverne la longeva epopea gastronomica.
Nell’ampio cortile all’aperto, dove ogni norma di distanziamento può essere (ultra) rispettata e rinfrancata dalla piacevole ombreggiatura, sfilano senza sosta insalate russe e cotolette, nervetti e gnocchi fritti, ravioloni al brasato (interessanti) e risotti e ossibuchi e funghi porcini trifolati. E una sontuosa cotoletta. Tutto fatto con umanità e attenzione. La dedizione e la resistenza umana posso anch’esse definirsi geniali? Andateci e ci saprete dire.
Via Vittorio Emanuele, 18
Vermezzo con Zelo (MI)