Centosette su centodieci, potrebbe essere il suo (ottimo) voto di laurea. Ma quello del ristorante dovrebbe essere più alto, potrebbe arrivare al massimo. Invece le tre cifre corrispondono al numero civico del locale, che è in via Borgo Vico, a Como. Mentre Comi è il cognome vero, semplice e conciso dello chef, Federico Comi, classe ’85. Da buon bergamasco è di poche parole e va al sodo, è venuto dalla terra orobica per mettere le radici nell’acquadolce del capoluogo lariano. Anche se non ama i pesci lacustri, al contrario, apprezza quelli di mare che, insieme ad alcune proposte carnee (affatto banali), completano il menu.
Federico e la moglie Tiani, uniti nella vita e nel lavoro. Un localino aperto nel settembre 2019 che è una bomboniera, i coperti arrivano a malapena a venti. Pietre a vista e bottiglie di vino, eleganza leggera, colori chiari e – come recitava la vecchia pubblicità del whisky – gusti puliti. La cucina è lì dietro, quasi un corridoietto a vista, dove lo chef e l’unico collaboratore confezionano in maniera sartoriale i piatti per i pochi e fortunati avventori. Tiani in sala completa lo staff: tre in questo caso è davvero il numero perfetto.
Come davvero perfetta è la degustazione proposta, per articolazione dei piatti e bilanciamento delle sensazioni. Si inizia – a mio parere – non con l’entrée, bensì con il pane che, come tutto quanto viene servito, è “made in Comi”. La focaccia ai sette cereali, così bruna, morbida ma consistente, profumata e leggermente oleosa, è uno spettacolo che meriterebbe di essere consumato da solo, in sè e per sè, non certo come accompagnamento a qualcos’altro.
capesante scottate insalata di baccalà
Ma nel ristorante di Borgo Vico non ci si può certo accontentare di una focaccia, seppur di gran tono. Ecco che arriva un’ostrica in ceviche con pin pin di rombo e melone: si sente il mare, lo spirito e più che altro il gusto si preparano alle immediate future gioie. Che puntuali si presentano con la capasanta su crema mango e wasabi, uova di trota e caviale di cefalo. Si sale ancora di livello con la bellissima insalata di baccalà tiepido, fave, fagiolini e cipolla rossa: sembra un dipinto, quasi si pecca nel ripulire il piatto di cotanta beltade.
il doppio raviolo
Arriva il momento del primo, ovvero il doppio raviolo. Una variazione, un divertissement creato da Comi. È una pasta fresca ripiena, con un velo di sfoglia che all’interno separa le due farce, merluzzo e panna acida, il tutto accompagnato da crema tiepida di zucchina novella alla scapece.
diaframma di wagyu
Poi improvvisamente il sapore di mare si interrompe (su improvvida ma azzeccata scelta del commensale scrivente), si passa alla terra. Carne, e che carne: è Wagyu australiano. Il taglio? Diaframma. Tosto e impegnativo, maschile e saporito. Accompagnato da chutney di zucca e zenzero, affiancato da cipollotto arrosto e irrorato con riduzione di Lambrusco, è il piatto che da solo meriterebbe il viaggio.
E la fine? È dolce e gentile, grazie alla mousse di cioccolato bianco e cocco, con sorbetto al limone leggermente salato, menta e mirtilli freschi e una spolverata di té nero. L’amaro Venti (come il numero di erbe utilizzati) della distilleria comasca di Marco Rivolta annuncia il termine di questa esperienza gustativa, emotiva e personale.
Federico e Tiani ringraziano e salutano, sono davvero bravi. Saranno stellati.
Via Borgo Vico 107, Como
Tel. 0312495982; 3334350880
Prezzo: 55 € menu degustazione, bevande escluse
Ideale per: laghèe di ampie vedute che sanno andare oltre a pulente e misultin; milanesi e turisti d’oltralpe che vorrebbero evitare di cadere in trappola in ristorantini turistici lungolago