I prezzi aumentano e l’inflazione corre veloce. Secondo la BCE a novembre arriverà ad un massimo storico, ma nel 2022 ci sarà un’inversione. Ma ogni crisi porta in sé anche una opportunità di cambiamento e di crescita, basta saperla sfruttare.
Luis De Guindos, vicepresidente della Banca Centrale Europea, è intervenuto recentemente sul tema inflazione in Europa, cercando di rassicurare imprese e cittadini che si tratta di una situazione temporanea. “Secondo le nostre previsioni”, ha dichiarato De Guindos, “l’inflazione continuerà a crescere prima di toccare un picco del 3,5% a novembre, anche se i dati dell’anno in corso sono distorti da fattori eccezionali. Però c’è la possibilità che questi fattori si invertano nel 2022, quando l’inflazione dovrebbe rallentare”.
L’effetto Nudge (spinta gentile) sull’economia
Questo suo intervento ha fatto drizzare le orecchie a molti economisti che ci hanno visto la volontà di tranquillizzare il mercato. Stiamo parlando di quello che in gergo tecnico dell’economia capitalistica viene definito Nudge o spinta gentile. Un mondo per non creare panico è far sì che una situazione non degeneri e non provochi danni incalcolabili.
Inflazione al +2,6%, livelli mai così alti dal 2012
Ma facciamo un passo indietro per cercare di capire il contento di queste affermazioni. Da inizio anno, in tutta l’Euro Zona stiamo assistendo a una crescita generalizzata dei prezzi al consumo. Anche in Italia la situazione ha attirato l’attenzione di tutti.
Tant’è che l’Istat, in una recente nota ha sottolineato che “l’inflazione continua ad accelerare, portandosi, a settembre, a +2,6%, un livello che non si registrava da ottobre 2012″. E ancora: “anche i prezzi del carrello della spesa accelerano nuovamente, registrando un aumento che rimane però inferiore alla metà di quello riferito all’intero paniere.
Aumenta il costo dell’energia, dei beni alimentari e dei trasporti
L’inflazione – continua l’Istituto nazionale di statistica – anche nel mese di settembre rimane sostenuta in larga parte dalla crescita dei prezzi dei Beni energetici (da +19,8% di agosto a +20,2%) e di quelli della componente regolamentata (da +34,4% a +34,3%) sia dei prezzi di quella non regolamentata (da +12,8% a +13,3%).
Questi ultimi contribuiscono all’accelerazione rispetto ad agosto, che si deve in misura ancora più ampia ai prezzi dei Beni alimentari (da +0,7% a +1,2%), a quelli dei beni durevoli (da +0,5% a +1%) e a quelli dei Servizi relativi ai trasporti (che invertono la tendenza da -0,4% a +2,0%).
Aumenti che pesano sulle aziende e sulle famiglie
L’aumento dei prezzi potrebbe portare a un circolo vizioso di difficile gestione. Per le aziende comporterebbe la riduzione dei margini che portano a numerose conseguenze. Innanzitutto una minor possibilità di investimento, un più lento recupero delle perdite post chiusure dovute alla pandemia. Fino all’aumento dei beni e servizi realizzati e nel caso più estremo a turnaround e quindi licenziamenti.
Nel caso delle famiglie, l’aumento dei prezzi delle materie prime può portare ad una minore capacità di spesa. Il circolo vizioso avviene quando scatta la richiesta da parte dei rappresentanti sindacali dei lavoratori di salari più alti per compensare l’aumento dei prezzi. Le aziende, a loro volta, alzano ulteriormente i valori dei beni venduti per sostenere il maggiore costo del lavoro, fino a spirali inimmaginabili.
Per la BCE è solo una fase transitorio
Ecco perché De Guindos è intervenuto per cercare di sottolineare che si tratti di una fase transitoria.
Anche in questa fase critica però ci possono essere aspetti positivi per le aziende che potrebbero cogliere l’occasione di effettuare operazioni che in momenti positivi non farebbero, come sottolinea Andrea Pietrini, Chairman di YOURGroup e autore del libro Fractional Manager – Una nuova professione per imprese che evolvono.
Ogni crisi porta in sé una opportunità: pensare alla crescita
“Nella parola crisi è insito il rimando al concetto di opportunità”, spiega. “In economia di periodi di crisi ne abbiamo inanellati diversi nell’ultimo ventennio. La conseguenza è stata un vero e proprio effetto slalom tra politiche monetarie espansive e interventi di austerity”.
“Gli effetti, in alcuni casi, sono ancora molto evidenti. Per uscire dalle crisi e da questa particolare situazione, post pandemica, con inflazione elevata, il primo consiglio per le aziende è di pensare alla crescita, nei volumi e nei capitali, se serve anche con operazioni straordinarie come M&A e sbarco in Borsa.
“Per questo bisognerà mettere nero su bianco un piano dettagliato di azioni che ridefiniscano la visione aziendale. QIesto sia in caso di grandi realtà sia di piccole imprese, disegnando il futuro ad almeno 24 mesi”.
Ingredienti: digitalizzazione, riqualificazione delle risorse, previsioni e analisi
“Serve lungimiranza nell’organizzazione aziendale”, prosegue Pietrini. “Dall’introduzione in maniera strutturale dello smart working all’avvio di un serio piano di digitalizzazione e riqualificazione delle risorse umane. Previsioni e analisi che sottendono l’introduzione di una nuova cultura manageriale all’interno anche delle medie e piccole realtà aziendali.
“Non possiamo ignorare che l’esito di questo processo dipenda dalle modalità gestionali e di pianificazione che saranno applicate. Questo significa sapere quale sarà l’apporto manageriale di cui ci si doterà, anche solo per periodi transitori.
“Un imperativo, quindi, sarà quello di affidare questa fase così importante e delicata a un team dedicato. Dovrà essere in grado di seguire costantemente le evoluzioni normative e procedurali che sicuramente affiancheranno la progresiva applicazione del PNRR”.
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