lunedì, Febbraio 3, 2025
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Che cos’hanno in comune Madame e Valentino Rossi? Due fuoriclasse visti allo specchio

Che cos’hanno in comune Madame e Valentino Rossi? Entrambi si pongono, specularmente, l’una di fronte all’altro. Come il primo e l’ultimo numero della ghiera di un orologio. O come l’immaturità e la vecchiaia di un buon vino.

Madame è in quella fase in cui la vita è pura invenzione. Come orizzonte temporale l’adolescenza è quel periodo in cui la massima preoccupazione è arrivare alla soglia dei vent’anni. Ecco allora che si spiega perché quegli anni passano dritti, veloci, confusi. Senza capire fino in fondo da che parte si sta andando.

Madame e il talento in divenire

Madame ne è così consapevole che, per prima, nella sua musica dice di sé: “Ogni canzone dell’album è scritta da una persona diversa, tranne tre pezzi composti nella stessa settimana, in cui mi sono sentita sempre quella persona lì”.

Ecco allora che ciascuna canzone è un pezzo unico, una prova d’autore. Perché non è detto che lei vorrà continuare con quell’indirizzo musicale. Nemmeno che vorrà fare ancora musica. Quell’età garantisce un numero infinito di soluzioni. Tutte possibili.

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Valentino e il ritiro invocato dagli altri

Recentemente, invece, a Valentino è stato consigliato di ritirarsi. Gli hanno suggerito di non farsi ingolosire dalle buone scuse che potrebbero, invero, regalargli solo delle illusioni o delle false speranze di successo. Il giudizio che a lui viene rivolto paga lo scotto dei suoi. Sembra quasi che nessuno riesca ad accettare che oggi è una persona diversa, e quindi un pilota diverso da quello che è stato. Il ritiro invocato da molti, allora, sembra più una soluzione ai loro problemi che una valida ragione per appendere il casco al chiodo.

La risposta è nell’evoluzione di un gran vino

Queste due grandezze così lontane, eppure così vicine, ci permettono di capire un poco meglio lo stato evolutivo del vino.

Il vino non è un’invenzione, bensì una scoperta. L’uomo un giorno ha raccolto con le dita il succo di alcuni acini d’uva schiacciati, magari con le scarpe, e lasciati lì a fermentare. Così facendo ha scoperto il vino, che anche oggi continua ad essere “il prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcolica totale o parziale di uve fresche, pigiate o no, o di mosti di uve”.  Da qui a coltivare la vite e fino a produrre vino sono poi trascorsi diecimila anni, secolo più secolo meno.

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I vini immaturi

Detto dell’origine, val la pena ricordare che al vino appena nato, nella descrizione dello stato evolutivo, è attribuita la caratteristica di vino immaturo. I suoi primi passi offrono solo i pochi elementi utili per una valutazione in potenza. Il dove potrà andare e come potrà essere è una scommessa. Si hanno solo grandi, ma a volte vane, speranze. Perché tutto ciò che offre in bocca, spesso non ancora piacevole, è l’assoluto disequilibrio delle durezze. Ma da lì è giusto ripassare dopo qualche anno per capire il senso di quell’incontro.

Passato quel periodo lo stato evolutivo del vino trova la sua declinazione negli stadi di giovane, pronto e maturo. Questi stadi offrono la possibilità di ricamare e ricamare ancora con infinite chiacchiere  sulla freschezza, la morbidezza, l’equilibrio raggiunto o che raggiungerà il vino. In tutti questi stati evolutivi il vino è piacevole ed è facile da bere. Il gusto personale farà poi la differenza nella scelta.

E quelli ormai diventati vecchi

La questione si complica, invece, con i vini vecchi. I vini vecchi sono il ricordo di quello che sono stati. Sono cedevoli in alcune caratteristiche: colore, meno intenso e brillante, olfatto, spesso carente. In bocca non mantengono mai una persistenza adeguata, sembra che finiscano appena deglutiti. Sì, regalano più insoddisfazioni che gioie, ne vorresti ancora di quel sapore, ma il loro tempo è trascorso.

Bevendo questi vini è allora ragionevole chiedersi fino a che punto potrà valere la pena berli. La risposta potrebbe essere fino a quado il vino non si trasformerà in altro e perderà le sue caratteristiche, diventando marsala o aceto, per esempio. Fintantoché quel vino non sarà finito, varrà invece la pena berlo. Perché il vero gusto è destinato alla fantasia che si attarderà a immaginare come quel vino sarà stato in altre età.

Che cos’hanno in comune Madame e Valentino Rossi?

Pregi e difetti delle diverse fasi evolutive

E quindi che cos’hanno in comune Madame e Valentino Rossi? Nello stato dell’evoluzione del vino è facile incontrare Madame e i suoi 19 anni, che oggi non permettono di declinarla in nessuna forma. Lei lascia tracce profonde sulla strada, ma non è ancora possibile comprendere di cosa si tratti esattamente. Un po’ come con i vini immaturi.

Per quanto vecchio, invece, Valentino nel corso della stagione farà prevalere, sulle parti decadenti, alcune sue note positive. Sprazzi di puro talento che, sebbene insufficienti per raggiungere la completezza del passato, daranno la possibilità a chi segue il motomondiale di fare chiacchiere e chiacchiere. E di raccontare, dopo quell’exploit, di quanto poco manchi perché vinca il decimo titolo. Magari proprio l’anno venturo.

Leggi gli articoli su vino e MotoGp.

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