La filiera italiana dell’automotive è sul piede di guerra per la messa al bando dei motori termici a partire dal 2035, ma c’è anche chi è pronto a cogliere i benefici della decisione presa dal Parlamento Europeo.
Il Parlamento Europeo ha recentemente approvato la norma che impone lo stop alle emissioni di C02 per i veicoli leggeri, con il blocco della vendita di auto con motore termico a partire dal 2035. L’obiettivo dichiarato dell’Unione Europea è quello di riuscire a raggiungere, entro il 2050, la neutralità climatica, ossia una società e un’economia a emissioni zero.
Una visione strategica che è certamente di difficile attuazione. Lo si evince dalle polemiche che sono emerse dopo la decisione del Parlamento Europeo, in particolare nel nostro Paese, storicamente caratterizzato da aziende di piccole e medie dimensioni, parte delle filiere europee per la produzione di automobili termiche che faranno molta difficoltà ad adattarsi alle nuove regole.
La crescita dell’auto elettrica nelle città
Parallelamente l’auto elettrica sta crescendo e conquistando l’apprezzamento da parte dei consumatori, soprattutto quelli che abitano in città o in piccoli centri urbani. L’auto elettrica infatti, oltre ad essere un’alternativa sostenibile per spostarsi in città, consente un risparmio del carburante, la libera circolazione nelle aree di traffico limitato e l’accesso gratuito nei parcheggi dei centri storici.
Del successo delle auto elettriche è convinto Matteo Maestri, presidente di Estrima SpA, l’azienda friulana che produce il Birò, il più piccolo veicolo elettrico a 4 ruote, pensato come una comoda alternativa green per spostarsi in città:“Noi che produciamo il Birò non possiamo che essere entusiasti per tutte le misure che facilitino la crescita della mobilità sostenibile in città, come la decisone dell’Unione Europea di bloccare la produzione di auto inquinanti entro il 2035. Il nostro obiettivo è quello di contribuire a realizzarlo, con Birò, il mezzo di trasporto ideale per spostarsi nel centro urbano, per evitare il traffico e per trovare facilmente parcheggio, quindi un’alternativa valida all’automobile tradizionale”.
Questione colonnine: come affrontarla?
Un altro problema sottolineato dai detrattori di questa decisione è la mancanza di infrastrutture per le ricariche. I numeri, in tal senso, danno ragione a chi la pensa così, visto che in Italia, come ha sottolineato recentemente il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ci sono circa 36mila punti di ricarica, a fronte dei 90mila dei Paesi Bassi su un territorio molto più piccolodi quello italiano. Per questo serve investire sulla loro crescita. Lo spiega Rosario Pingaro, amministratore delegato e presidente di Convergenze, che commercializza un sistema di ricarica per veicoli elettrici chiamato EVO (Electric Vehicle Only) con tecnologia brevettata. “Siamo convinti che solo con la crescita del numero delle colonnine in tutta Italia sia possibile garantire la svolta del settore. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo e anche cogliere tutte le opportunità che il mercato potrà offrirci, come abbiamo fatto in passato“.
“Sono certo che la mobilità sostenibile debba essere un mantra da perseguire da parte di tutti i Governi, in Italia e nel mondo, visto che è un sistema concreto di riduzione dell’inquinamento. Non possiamo quindi che ritenerci soddisfatti della decisone dell’Unione Europea di bloccare la produzione di auto inquinanti entro il 2035″, conclude Pingaro.
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