Ogni persona è un mistero, ma la milanese è un mistero più grande di altri. Ci sono dettagli, impercettibili eppure fondamentali, come quando si tenta di distinguere l’originale da un’imitazione, che la rendono inarrivabile.
Come distinguere una vera milanese da una provinciale? Anticipatrice e mai scontata, è la Lady Macbeth dello stile: per raggiungere l’apice dell’unicità spinge stilisti e creativi a spiccare nuovi voli pindarici e produrre spunti rocamboleschi, con l’obiettivo di costruire un’immagine che non può essere seconda a nessuna.
In un momento di estremo color piombo esiste una figura mitologica, degna di svariati sforzi di imitazione ma inarrivabile, che corrisponde al reale identikit della vera milanese.
Genio, vizio, determinazione e stravaganza
Michela Proietti, con la sua opera edita da Solferino, traccia il profilo di una donna che contiene in sé la giusta miscela di genio, vizio, determinazione e stravaganza. Tutte caratteristiche difficili da eguagliare, soprattutto per coloro che arrivano da fuori e osservano come piccoli alieni virtù e stranezze di una tipica specialità meneghina.
La milanese è per prima cosa un’icona di stile. Non segue la moda, ma in qualche modo ne anticipa vezzi e visioni nella città che per eccellenza segna da sempre le leggi nel mondo fashion.
Nessuna come la milanese porta il beige e tutte le sue derivazioni abolendo il nero, che viene lasciato alle provinciali appena approdate in città. Il marchio commerciale viene sostituito dai negozietti di fiducia, per i quali il suo passaparola vale più di un investimento stellare in operazioni di marketing. Sul principio del less is more i gioielli della milanese sono pochi e ben scelti. La milanese si sente un mix tra Jacqueline Kennedy e Jane Birkin.
Gli eccessi delle wannabe
Come altro distinguere una vera milanese da una provinciale? La milanese è in grado di fiutare come un cane da tartufi chi milanese non è. L’indizio principale è il troppo. Tutti quegli elementi che fanno apparire poco spontanei: quella piega alla Sue Ellen appena sfornata, il trucco pesante, il tono di voce, la risata. Quello che distingue la wannabe dalla vera milanese è il di troppo. La milanese, controllandosi allo specchio prima di uscire, toglie. La fake aggiunge e carica il look.
Il ritratto della milanese prosegue anche con la scelta dei luoghi di svago e cultura da frequentare. La milanese è milanocentrica, ma quando scopre posti che prima le erano sconosciuti, li apprezza e ne trae buon umore. Non è una donna che si fa mantenere. La milanese di norma è una donna in carriera che siede a tavoli importanti come il Cda di un’azienda, di una società di pubbliche relazioni. Ma, allo stesso tempo, è una donna in grado di organizzare eventi in casa propria, arrivando mezz’ora prima dei suoi invitati e riuscendo comunque a risultare impeccabile.
La famiglia? Rigorosamente con figli e cane
Merito della sua organizzazione e capacità di delegare. Chiaramente ricevere in casa significa supportare le pubbliche relazioni del marito e trasformarsi nella perfetta corporate housewife. La milanese crede nel matrimonio e nel suo futuro di certo vede la famiglia, i bambini e l’immancabile cane. Ciononostante, in caso di divorzio si trasforma in una macchina da guerra, in grado di quantificare in denaro anche gli sforzi impiegati nella buona riuscita degli affari del marito.
Le scelte fondamentali si basano sulla selezione della casa dei sogni, le scuole dei pargoli, le vacanze e persino la scelta di colf e tate, argomenti di conversazione più gettonati in occasioni mondane.
E l’uomo? Alla fine sceglie la perfettina
La figura del milanese non è stata esclusa dalle pagine di Michela Proietta. Il ritratto è quello di un uomo che tendenzialmente incontra due tipi di donna. Le opzioni per il fatidico sì sono: la modellina e la perfettina. La prima è colei che ha tentato invano la strada del successo nel mondo dello spettacolo, ma che di certo non potrebbe continuare se fosse la moglie di un banchiere. La seconda, detta anche “figa di legno” è quella più somigliante alla madre e, per questo, definita bonariamente “pesante”. È lei che rappresenta il porto più sicuro per la progettualità di una vita insieme.
Michela Proietti, già nota giornalista del Corriere della Sera, e di articoli legati al costume e alla società, traccia un ritratto della milanese Doc senza mai scadere nella caricatura. Con un linguaggio ironico e un registro ricco di aggettivi che celebrano la donna che in fondo tutte speriamo di diventare per l’innata eleganza, musa per chi punta all’indipendenza e al buon gusto in una delle città più internazionali del nostro bel Paese.
Leggete anche le altre recensioni di Notizie Geniali.