Criptovalute, dopo l’ennesimo caso che ha seminato il panico tra chi opera in questo settore, crescono i dubbi di risparmiatori e investitori.
Pare sia stato un commento social di Satoshi Nakamoto, il misterioso giapponese che è considerato il padre delle criptovalute, senza essere mai apparso pubblicamente, a far circolare le prime voci sulle difficoltà di Ftx, il terzo crypto-exchange al mondo con una valutazione di 32 miliardi di dollari, passato al rischio insolvenza in meno di una settimana, con perdite economiche importanti per numerosi investitori di tutto il mondo
Era il 2 novembre quando iniziano ad emergere i primi dubbi sulla capacità di pagamento del proprio debito di Alameda Research, società di trading fondata da Samuel Bankman-Fried (ideatore e Ceo proprio di Ftx), che a sua volta era garante di Alameda Research. Da qui il panico tra i clienti che cercano di recuperare i propri soldi da Ftx, che però non ha la liquidità necessaria per sostenere i cambi e la conseguenza, finora, è che gli unici a pagare sono stati azionisti e clienti, i cui risparmi sono ancora bloccati. O forse spariti.
Come è stato possibile?
Il problema con Ftx, ma che potrebbe capitare con altri exchange, è che questi possiedono solo una parte delle crypto che devono restituire ai loro clienti, per cui nel momento in cui un numero elevato degli utenti richiede le proprie criptovalute sono costretti a bloccare i prelievi e andare in fallimento. Una sorta di “gioco delle tre carte” dove mostrano l’impressionante quantità degli asset o crypto che detengono, ma non dichiarano quale è la enorme quantità reale di criptovalute che devono restituire ai loro clienti. Tale importo potrebbe essere di molte volte superiore rispetto a quello che detengono. Il caso di Ftx è la dimostrazione che la grandezza di un exchange non lo rende più affidabile. Al contrario, più sono grandi gli exchange e più grande potrebbe essere il “buco”.
Sono tutti uguali gli exchange?
Ma c’è preoccuparsi per il futuro? E questa può essere considerata la fine del bitcoin? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Frizzoni e Alessandro Ronchi, co-ceo di Cryptosmart, un exchange Made in Italy che da sempre adotta tutte le misure possibili per tutelare i risparmiatori.
La risposta è che, a loro avviso, il caos di Ftx è stato provocato da una malagestione. “Quello che accomuna gli exchange come Ftx, Celsius e molti degli altri con sede legale all’estero, oppure addirittura ignota, è l’utilizzo delle crypto dei propri clienti per i loro profitti. Ad esempio le prestano, fanno trading e ci finanziano il proprio business. In questo modo riescono a sottrarsi alla giurisdizione dei tribunali di qualsivoglia nazione e alla sorveglianza dei regolatori, privando però i loro clienti della tutela dei propri diritti perché nei fatti, impossibilitati ad avviare qualsiasi azione legale contro aziende con sede legale sconosciuta oppure situata su piccole isole dove i tribunali sono scarsi o assenti. Inoltre, i bilanci di questi grandi exchange non sono pubblici e quindi nessuno sa con certezza quanti asset detengano e quanti ne debbano restituire ai loro clienti”.
Un modello che non necessariamente è l’unico possibile. “Con Cryptosmart questo non potrà mai succedere, semplicemente perché non prestiamo e non utilizziamo in nessuna maniera le crypto dei nostri clienti, ma solamente le custodiamo 1:1”, sottolineano Frizzoni e Ronchi. “Questo significa che, anche nel caso in cui tutti i nostri clienti volessero ritirare le proprie crypto, possono farlo a qualsiasi ora del giorno, 7 giorni a settimana, 365 giorni dell’anno“.
E per il futuro
“Per tutelare i diritti dei clienti degli exchange basterebbe semplicemente che venga applicato il prima possibile quanto previsto dalla regolamentazione MICA (regolamentazione del parlamento europeo sui mercati in crypto asset) che è ancora in fase di approvazione al Parlamento Europeo”, spiegano Frizzoni e Ronchi. “MICA prevede che il servizio di exchange possa essere fornito solo da aziende aventi sede legale in uno stato membro dell’UE e all’articolo 63 specifica che gli exchange non possono utilizzare per conto proprio le criptovalute dei propri clienti senza il loro esplicito consenso. A queste disposizioni Cryptosmart si è da sempre attenuta e continuerà a farlo anche in attesa che MICA entri in vigore”.
Leggi anche Crollo delle Criptovalute: cosa è successo a Terra Luna