Fiepet e Fipe, le principali organizzazioni che rappresentano gli esercenti, sono contrarie all’introduzione del lasciapassare. Oltre a discriminare i clienti, sarebbe l’ennesima limitazione per i soliti settori del turismo e della ristorazione
È bastato un intervento di Emanuel Macron, presidente della Repubblica di Francia a scatenare l’effetto domino. “Nel solenne intervento in tv – scrive il quotidiano francese Le Figaro – Macron ha annunciato l’obbligo vaccinale per il personale sanitario e l’estensione del green pass, già da agosto, per treni, bar e ristoranti”.
Gli addetti ai lavori bocciano ulteriori restrizioni
Di tutt’altro parere i ristoratori. Probabilmente temono che il lasciapassare andrebbe a erodere ancora di più gli introiti dei loro locali.
“Il green pass per bar e ristoranti? Una soluzione che qui in Italia francamente mi pare non sia necessaria. E che, infatti, non mi sembra sia sul tavolo delle scelte possibili del nostro Governo”. Così dichiara Giancarlo Banchieri, presidente della Fiepet Confesercenti, la Federazione Italiana Esercenti Pubblici e Turistici. “Riteniamo – aggiunge – si possa proseguire senza bisogno dell’obbligo di green pass, semplicemente continuando a rispettare le regole di contenimento che già ci sono. Potrebbe avere senso, forse, in un quadro ben più grave, da zona rossa”.
Contraria all’introduzione del green pass per bar e ristoranti anche la Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe). Per il direttore generale, Roberto Calugi, “la vaccinazione è la nostra migliore arma per un ritorno alla stabilità delle nostre vite. Quello che tuttavia non è accettabile è che, per raggiungere l’immunità di gregge, si finisca per penalizzare sempre le solite categorie. I pubblici esercizi hanno pagato più di ogni altro settore nei 16 mesi della pandemia. Andare ancora una volta a pesare sulle nostre attività significa compromettere la ripartenza. Siamo disposti a collaborare con il Governo – conclude il direttore all’Ansa – ma basta provvedimenti punitivi sempre contro i soliti settori”.
La risposta italiana all’annuncio francese tra favorevoli e contrari
Uno dei primi a sposare l’idea macroniana era stato il presidente ligure, Giovanni Toti, che ha avallato la proposta del Presidente della Repubblica francese.
A ruota è arrivato, inaspettatamente, ma non troppo, il presidente lombardo, Attilio Fontana: “Vogliamo anche noi il lasciapassare sanitario per entrare nei bar e nei ristoranti, nel sacro territorio fra Ticino e Mincio e tra Po e le Alpi Retiche”, avrebbe pensato, riferendo poi il suo “sì” al green pass alle agenzie di stampa. Ma prima del canto del gallo il governatore smentisce tutto. E poco dopo il ripensamento Matteo Salvini è uscito con il laconico cinquettio: “Pass per andare al ristorante? Non scherziamo”.
Sulla stessa linea la leader di Fdi, Giorgia Meloni: “L’idea di utilizzare il green pass per poter partecipare alla vita sociale è raggelante. È l’ultimo passo verso la realizzazione di una società orwelliana. Una follia anticostituzionale”.
C’è chi dice sì
Di visione opposta i deputati e senatori progressisti, i quali non hanno perso tempo nel ribadire in rete l’assist del presidente transalpino.
Tra i primi ad aderire e rilanciare la proposta c’è lo “sceriffo” presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. “Il green pass l’abbiamo fatto noi in Campania quattro mesi fa”. A ruota altri vari esponenti del Partito Democratico.
Dal senatore Pd, Andrea Marcucci, secondo cui “il green pass per accedere ad alcuni servizi fondamentali, mi sembra un valido incentivo”, al suo collega dem, Matteo Ricci, presidente di Ali (Autonomie Locali Italiane): “Introdurre il green pass obbligatorio nelle zone della movida spingerebbe i giovani a vaccinarsi, e anche rapidamente. Più vaccini, più divertimento”. Vax and rock&roll.
D’accordo anche l’ex ministra dei trasporti, Paola De Micheli: “È giusto riconoscere a chi si vaccina la possibilità di tornare a una vita normale”.
Schermaglie politiche che sembrano poca cosa rispetto ai problemi e alle difficoltà che i pubblici esercizi si troverebbero ad affrontare nel caso in cui il modello francese oltrepassasse le Alpi.