La Superlega naufraga. Ma le squadre continuano a non essere amministrate con approccio manageriale e sono piene di debiti. Il Covid ha evidenziato un problema di sopravvivenza di molte équipe che pensano più ad accaparrarsi il grande campione, piuttosto che al conto in banca. Il “golpe” del campionato europeo non è riuscito, ma ora come si fa a risollevare le sorti del calcio?
Superlega sì? O Superlega no? In questi giorni il mondo del calcio si è diviso. I sostenitori del no sottolineano che il calcio non dovrebbero rispondere alle leggi del profitto e che le partite si dovrebbero vincere sul campo.
I promotori di questa iniziativa invece, che sono le compagini più blasonate d’Europa, motivano la decisione sottolineando aspetti economici.
Il calcio è ancora economicamente e finanziariamente sostenibile?
La Superlega è già morta sul nascere, ma vogliamo cogliere l’occasione e porci una domanda: il gioco del calcio sia sostenibile economicamente e finanziariamente.
Per farlo abbiamo chiesto l’aiuto di un esperto di investimenti, Vincenzo Polidoro, Amministratore Delegato di First Capital. Holding di partecipazione finanziaria specializzata in investimenti di Private Investments in Public Equity e di Private Equity.
“Quello che è successo ci dice che c’è bisogno duna riforma generale del mondo del calcio. Uno svecchiamento dei sistemi di funzionamento di leghe e federazioni europee, nazionali e transnazionali”.
Le misure prese anni fa in tema di fair play finanziario “non hanno sortito gli effetti sperati. Hanno portato di fatto a situazioni finanziarie e patrimoniali ancora più dissestate e a squilibri tra club ancora più evidenti”.
La responsabilità delle società calcistiche
“Nella maggior parte dei casi, le società calcistiche non sono responsabilizzate, non sono autosufficienti, non operano come aziende. L’Europa può di certo prendere esempio dagli Stati Uniti. Lo sport Usa si rifà a valori di equità, meritocrazia e profittabilità del business sono più radicati. Lì le società sportive sono capaci di attrarre e mantenere nel tempo supporters ed investitori”.
Le società di calcio dovrebbero operare come aziende, visto che hanno dei dipendenti, dei fornitori e visto che utilizzano forme di finanziamento bancario e tramite la quotazione in borsa.
Manca l’approccio manageriale
I motivi per cui questo non accade vanno ricercati su più fronti. Da un lato quello interno, come la poca professionalità di chi gestisce queste realtà, soprattutto quando si parla di squadre minori. Le scelte fatte sotto la pressione dei tifosi spingono ad accaparrarsi i giocatori più forti, con esborsi record.
Ma ci sono anche fattori esterni, come il Covid-19, ma anche imposizioni da parte di sovrastrutture, come la Uefa.
Ancora Vincenzo Polidoro: “I club dovrebbero essere obbligati ad avere conti economici e stati patrimoniali che stiano in piedi, ma questo oggi non succede. Mancano innanzitutto parametri oggettivi di controllo come il salary cap. E’ poi anche giusto che le società possano accedere sfruttare i propri diritti televisivi senza l’intermediazione di UEFA, Lega Calcio e sovrastrutture similari”.
Il calcio non è economicamente e finanziariamente sostenibile
Per tornare alla domanda iniziale sulla sostenibilità economica e finanziaria del calcio, la risposta è sicuramente no se continueranno a rimanere queste le condizioni.
Vale la pena sottolineare che se manager del calibro di Florentino Pérez, Presidente del Real Madrid. Lui è anche l’artefice della crescita della società di ingegneria ACS, il principale consorzio spagnolo di infrastrutture che vorrebbe acquisire Autostrade per l’Italia con un’offerta di 10 miliardi di euro. E sempre lui è colui che ha pensato alla Superlega. C’è evidentemente qualcosa che non funziona nel meccanismo.
Del resto, i debiti delle squadre di calcio sono enormi ed in crescita. Si parla di un indebitamento complessivo delle squadre di calcio europee di 7-8 miliardi di euro per lo più verso istituti bancari. Si rischia che il giochino si rompa, lasciando moltissimi con il cerino in mano e non solo i grandi magnati.
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