L’opera racconta quanto avviene ancora oggi in terre che appaiono lontane, raccontando una realtà dura, ma che apre un varco nel cuore dei lettori.
La ladra di parole. Siamo in Nigeria, una delle nazioni più grandi del continente africano. È la nazione più popolosa del continente. Sesta al mondo per esportazione di greggio con un PIL di 432 miliardi di dollari, la Nigeria è la nazione più ricca dell’Africa. Purtroppo però, più di 100 milioni di nigeriani vivono in povertà, con meno di un dollaro al giorno.
In un contesto di estrema povertà incontriamo Adunni, protagonista del romanzo di Abi Daré “La ladra di parole”, edito da Editrice Nord, pubblicato nell’agosto del 2021 e giunto alla sua quinta ristampa.
Adunni ha solo 14 anni, ha da poco perso la madre a causa di una malattia e non potrà più andare a scuola. Suo padre dice di non avere il denaro necessario e, nonostante abbia promesso alla moglie, prima della sua morte, che avrebbe fatto studiare Adunni e non l’avrebbe fatta sposare con nessuno, tradendo la promessa fatta concorda un matrimonio di convenienza con Morufu, un uomo suo coetaneo che ha già due mogli e altri figli. La giovane, sapendo a cosa va incontro, tenta con tutte le forze di convincere il padre di evitarle tale sacrificio, ma purtroppo è ancora troppo innocente per capire di essere vittima di una società patriarcale che non crede nel valore delle figlie femmine, trattandole come zavorra e merce di scambio.
Dal matrimonio in poi inizia la discesa agli inferi di Adunni, un personaggio che colpisce per innocenza, perseveranza e per la dolcezza dei suoi sogni. Adunni desidera solo tornare a scuola e, un giorno, diventare una maestra, magari in una scuola tutta sua al fine di contribuire alla diffusione dell’istruzione femminile nel suo Paese.
Sono tanti i temi portati alla luce dal romanzo di Abi Daré, scrittrice nigeriana pluripremiata. Il merito del romanzo è chiamare l’attenzione sulla terribile usanza, diffusa in diversi Paesi, delle spose bambine. Un destino già scritto soprattutto per le piccole adolescenti provenienti da famiglie prive di mezzi per sostentarsi, ma anche frutto di tradizioni desuete e primitive che si aggiungono alla serie di soprusi che ancora oggi, all’alba del 2022, le donne sono costrette a sopportare.
La condizione della donna non è certo svantaggiata semplicemente nelle caste più basse, come viene narrato nel romanzo. Una donna, anche se appartenente a ceti privilegiati, non vale nulla se non ha un marito accanto e se non ha messo al mondo figli, come dimostrano i personaggi di Big Madame, ricca imprenditrice di Lagos presso la quale Adunni lavorerà ai limiti della schiavitù come “domestica” e Ms Tia, con la quale la giovane stringerà una profonda amicizia.
È giusto mettere in evidenza la penna dell’autrice e il suo modo di rendere scorrevole anche i momenti peggiori della protagonista, dandole voce direttamente e lasciando che la scrittura si renda flessibile al broken english (inglese parlato da persone non madrelingua e quasi del tutto prive di istruzione e quindi caratterizzato da errori grammaticali) di Adunni. Una scelta, per fortuna, adottata anche nella traduzione, trasferendo in italiano le difficoltà linguistiche della voce narrante.
Un romanzo che apre uno squarcio su quanto avviene ancora oggi in terre che appaiono lontane non solo geograficamente. Difficile da digerire. Tuttavia Adunni, la protagonista, aprirà un varco nel cuore del lettore, decorandolo con la sua leggerezza e quella scintilla di chi preserva la propria innocenza nonostante tutto.
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