Un avvincente romanzo storico di Jean Diwo, che segue la tradizione di Dumas e Hugo. Un’opera che celebra le grandi donne, che con ruoli e funzioni diverse, sono il vero motore di tutta la trama. In Francia ha venduto più di un milione di copie.
Per gli amanti del romanzo storico c’è una buona notizia: “Le dame del Faubourg” dello scrittore e giornalista francese Jean Diwo, è sugli scaffali delle librerie pronto per essere gustato.
Chi sono le dame del faubuorg
Jean Diwo è nato e ha vissuto per lunga parte della sua vita nel faubourg Saint-Antoine, proprio dove è ambientato il romanzo. Un quartiere nato intorno al XII secolo ricco di artigiani e artisti del legno che si radunano attorno all’Abbazia di Saint Antoine.
Una comunità che, grazie alla protezione delle varie Badesse, le vere Dame del faubourg (in italiano, sobborgo), promuoverà la nascita di un movimento creativo del legno e l’affermazione del mobile francese elevato a opera d’arte. Ed è proprio la storia di una famiglia di falegnami mobilieri che ispira il racconto di Jean Diwo.
L’apprendista Jean Cottion sbarca nel faubourg
Col fagotto in spalla e il bastone da apprendista falegname, Jean Cottion arriva a Parigi in una giornata di sole. E’ il 1471 e Luigi XI siede sul regno di Francia. Qui la sua vita si intreccia con quella del maestro Pierre Thirion, noto mobiliere del faubourg, e con quella della Badessa Jean IV, madre superiora dell’Abbazia.
Da questo incontro, come un intarsio sul legno, il racconto si snoda nei secoli nel vivace faubourg Saint-Antoine, nel quale l’autore ci introduce alla vita di diverse generazioni di artisti e artigiani parigini dando vita ad un’avvincente saga familiare.
Conoscere la Francia rinascimentale attraverso la storia dei falegnami
Grazie all’accurato lavoro di ricerca e ricostruzione dell’autore, scopriamo scene di vita quotidiana della Francia rinascimentale, l’organizzazione gerarchica dei sobborghi di Parigi, l’ascesa di una comunità di artigiani che daranno lustro all’arte francese.
Ma anche l’influenza e i rapporti fra politica e clero, le tensioni e le difficoltà del popolo, le simpatie e le antipatie fra nobili, le discriminazioni, le credenze, i luoghi comuni, le usanze, l’alimentazione perfino.
Il lettore scopre la grande storia della Francia attraverso la storia della famiglia Cottion-Thirion e gli ebanisti del faubourg Saint-Antoine.
I grandi artisti dell’epoca
Le epoche si susseguono, così come i re e le mode. Dalla prima volta che Jean Cottion entra a Parigi nel 1471 il libro si chiude con la presa della Bastiglia, avvenimento nel quale – ancora una volta – il faubourg Saint Antoine svolgerà un ruolo importante.
Nel corso delle pagine incontriamo Re, nobili e intellettuali, da Luigi XI a Luigi XIV, ma anche Caterina De Medici, Colbert e Voltaire; alti prelati come papa Urbano VIII e il cardinale di Toureno. Grandi artisti come Gianbologna, Vasari e Pinturicchio o ebanisti come André-Charles Boulle e Jean-Francois Oeben; ma anche borghesi, militari, imprenditori, rivoluzionari e tanti altri.
La celebrazione di grandi donne
Andando a fondo nella lettura si scopre che questo è soprattutto un libro che celebra grandi donne. E’ grazie alle loro scelte e alle loro azioni che gran parte della trama prende vita.
Agli snodi fondamentali di questa grande storia l’autore insegna che sono state le donne a prendere in mano la situazione. Dominatrici o seguaci, sottomesse o liberate è a loro che Jean Diwo affida il compito di trainare la storia.
In Le Dame del Faubourg, romanzo e realtà si intrecciano in maniera fluida ma nitida. Un libro che si legge tutto d’un fiato, grazie alla scrittura vivace e allo stile diretto dell’autore.
Il richiamo a Dumas e Hugo
Un grande romanzo storico, dettagliato e avvincente, che raccoglie la tradizione francese di Dumas e Victor Hugo. In tutte le pagine sembra di vivere con questi personaggi e di respirare la loro contagiosa gioia di vivere. Manca solo l’odore del legno e della colla.
“Per lui il legno era come l’aria, il fuoco o l’acqua: un elemento vitale, un materiale carico di magia che la mano dell’artigiano rianimava, restituendo a quelle assi secche la libertà degli alberi nella luce del mattino. Jean Cottion, come chiunque facesse il suo mestiere, amava davvero il legno, la cui struttura carnale lo emozionava.”
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