Origine, ingredienti, ricetta: sulla cassoeula l’intelligenza artificiale non ne azzecca una
Sarà pur intelligente, ma sulla cassoeula Chat GPT non ne azzecca una. Il chatbot basato sull’intelligenza artificiale, interrogato circa le origini e caratteristiche del piatto principe della cucina milanese, commette uno strafalcione dopo l’altro. Scusandosi dopo ogni risposta errata.
Ma com’è possibile che il cervellone creato da Sam Altman, un’applicazione che mette la sua enorme intelligenza al servizio dell’umanità, farfugli come uno studente discolo beccato dalla prof quando non ha studiato? Sulla cassoeula “il mostro” che tutto sa e tutto conosce sbaglia, farfuglia, chiede scusa.
La cassoeula? Per l’AI è un piatto veneto
Abbiamo provato a chiedere al cervellone le origini del piatto tipico. Risposta: la cassoeula ha origini antichissime e si pensa che risalga al periodo romano, […] Con il passare del tempo, la ricetta si è evoluta e adattata ai gusti locali, diventando un piatto tipico della cucina lombarda e veneta. La cassoeula oggi viene preparata con diversi ingredienti come costine di maiale, cavolo, sedano, patate e vino rosso.
Sul volto, il nostro, quello umano, appaiono subito i primi segni di sconforto. Da quando la cassoeula è un piatto tipico veneto? E da quando contiene patate? Nella versione “vera” non digitale ci sono cotenne di maiale, costine o puntine, magari anche il codino e il muso o il piedino. Poi ci sono i salamini (alias verzini), e poi c’è la verza (non certo il generico “cavolo”). Infine il vino, che è bianco e non certo rosso.
Gli ingredienti? Cavolo, patate e pancetta
Proviamo una seconda volta, magari siamo più fortunati. Ma non ci siamo ancora. “La cassoeula è un piatto tradizionale popolare che risale all’epoca medievale”. Ma poco fa non era di origine romana? E poi ancora: “…si dice che la ricetta sia stata creata dai contadini che cercavano di utilizzare gli ingredienti disponibili nelle loro fattorie, come il cavolo, le patate, le costole di maiale e la pancetta”. E niente, su cavolo e patate l’intelligenza artificiale insiste, e in più si è aggiunta la pancetta!
Altro giro, altra domanda, altro strafalcione. Esistono piatti tradizionali analoghi alla cassoeula? Certo, risponde il chatbot. “Tuttavia, la cassoeula ha un sapore unico grazie all’utilizzo di ingredienti specifici, come il cavolo verza e il lardo”. Ora anche il lardo? Riproviamo con la stessa domanda. Ci vengono suggeriti diversi piatti come il kale stew irlandese, la choucroute alsaziana, l’eintopf tedesco e il bigos polacco. Ma anche “il coq au vin francese, un piatto di pollo cotto in una salsa di vino rosso, cipolle, funghi e spezie.” Ma cosa c’entra ora il pollo? Esprimiamo subito i nostri dubbi al cervellone che prontamente risponde: “Mi scuso per l’errore nella risposta precedente. Sì, hai ragione. Coq au vin è un piatto a base di pollo. Grazie per avermelo fatto notare”. Bravo che almeno ammetti gli errori.
Le scuse dell’intelligenza artificiale
Rimettiamo alla prova il computer, chiedendo l’elenco degli ingredienti del piatto in oggetto. E stavolta ce li elenca tutti. Aggiungendo però la farina di mais. Affondiamo allora il colpo: “Scusa ma a cosa serve la farina di mais?”. La toppa è peggio del buco: “Serve per addensare la salsa e conferire una consistenza più cremosa”. Ma come si fa a fare una salsa con la farina di mais? “Mi scuso per l’errore nella risposta precedente. Ha ragione, la farina di mais non è l’ingrediente più comunemente utilizzato per addensare la salsa in una cassoeula.”
Stoccata finale: “Va bene. Ma poi nella cassoeula non esiste nessuna salsa…”. Risposta: “Mi scuso ancora per gli errori nella risposta precedente. Ha ragione, la cassoeula non prevede la creazione di una salsa”.
A questo punto ci siamo fermati. Prima che il megacomputer decidesse che per dare più sapore al piatto ci volevano i grilli. Che erano già previsti nelle ricette dell’epoca altomedievale. Questo grazie ad una direttiva europea in vigore nel Sacro Romano Impero. Ce lo chiedeva Carlo Magno.
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