La festa dell’8 marzo è poco Rock, ma la pandemia mostra una faccia reale del Paese: a pagare sono sempre le donne e forse questo è il momento per nuove politiche da inserire nel Recovery Plan, che ora ha messo la quarta. La politica, incastrata nelle vecchie dinamiche da poltrona. Molto Rock la mossa di Zingaretti di dimettersi.
L’Italia riparte dal Rock. I Maneskin hanno vinto Sanremo e ora saranno loro a rappresentare il nostro Paese all’Eurovision.
L’8 marzo, poco Rock
Anche se l’avvio di settimana è ben poco Rock. Si apre infatti con l’annuale celebrazione dell’8 marzo. La retorica sulle donne inizia il suo dibattito oggi e, come ogni anno, finirà domani.
È però da segnalare l’intervento di Christine Lagarde, presidente della BCE, sul Corriere della Sera di oggi, con l’annesso approfondimento, nel quale si pone l’accento su quanto la pandemia abbia “messo chiaramente in luce lo squilibrio tra uomini e donne”.
Le donne e la crisi
E quanto invece sia stato fondamentale il ruolo femminile nella gestione della crisi, dal settore sanitario a quello scolastico.
I dati Istat però parlano chiaro: oggi in Italia ci sono 440mila lavoratrici in meno rispetto a dicembre 2020. Siamo tornati ai livelli del 2016.
E qui, con le parole della ministra alla Famiglia e alle Pari Opportunità, Elena Bonetti, il governo Draghi fa sapere che stanno lavorando proprio per cercare di colmare questo gap, puntando sulla creazione di infrastrutture sociali, sulla fiscalità, sull’imprenditoria femminile e sulla formazione scientifica.
Next Generation Eu, decisamente Rock
Rock è sicuramente il lavoro sul piano italiano del Next Generation Eu, il fronte più importante sul quale Draghi si sta personalmente focalizzando. Delegata la gestione dei vaccini al generale Francesco Paolo Figliuolo, ora la priorità è compilare un elenco di riforme e di investimenti che siano credibili e accettabili da Bruxelles.
Il programma Ue vale 750 miliardi di euro, di cui 209 per l’Italia, da spendere nei prossimi 5 anni. Ma, come rivelato da Federico Fubini sul Corriere, gli apparati di oggi pare non abbiano le competenze necessarie e quindi i Ministeri stanno valutando e selezionando professionisti da assumere a tempo determinato, con l’obiettivo di portare avanti il Recovery Plan.
Si tratta di circa 500 figure a chiamata diretta che saranno inserite nei ruoli chiave ad uno stipendio di mercato. Una rivoluzione per la macchina della pubblica amministrazione e anche per l’impiego pubblico, che si ritrova così svuotato della sua funzione e delle sue competenze nei ruoli di maggior rilievo.
Il conto alla rovescia per la presentazione del Piano
Intanto l’orologio continua a girare, mancano meno di due mesi alla scadenza per la presentazione del piano italiano. Ad oggi sono 18 i Paesi con le carte in regola.
All’appello mancano tutti gli altri, tra cui, oltre all’Italia, anche Francia, Germania, Spagna. Non saranno accettati libri dei sogni: niente spese correnti, priorità al Green con il 37%, alla trasformazione digitale con almeno il 20%, alla Salute e all’Istruzione.
Proprio oggi, in audizione alla Camera, il ministro all’Economia Daniele Franco, ha detto che le risorse europee saranno disponibili alla fine dell’estate con i pre-finanziamenti al 13%: “Per il nostro Paese il piano è una occasione molto importante, rende possibile affrontare in modo coordinato e con rilevanti mezzi alcuni problemi strutturali”.
Crisi dei partiti, ben poco Rock
Non sono Rock i partiti, soprattutto il Pd e il Movimento 5 Stelle, con grossi problemi in termini di leadership.
Il primo con le dimissioni del suo segretario, Nicola Zingaretti, il secondo con una nuova leadership affidata a Giuseppe Conte, che però chiede carta bianca.
Una mossa, quella di Zingaretti (lui sì che è finalmente un po’ Rock) che ha sorpreso un po’ tutti, ma che spinge a pensare che il Presidente del Lazio sia più abile di quanto non si potesse pensare.
Pd: in crisi per assenza di capro espiatorio
La strategia che avvicina il partito di sinistra ai grillini non è piaciuta, così il Zinga ha preso tutti in contropiede, spostandosi dal bersaglio dei compagni (amici? nemici?) di partito, abituati a un lungo e lento logoramento del segretario in carica.
Così facendo, se i compagni in sede di Assemblea dovessero chiedergli di revocare la decisione, il suo lavoro filerebbe senza critiche, perché “mi ci avete rivoluto voi”.
Se il passo indietro sarà confermato, si aprirà all’interno del Pd un forzato (e forse sano) dibattito sul successore e quindi sulla propria identità, che oggi, per l’arrivo di Draghi, dovrà per forza partire dall’europeismo e dall’atlantismo.
Amministrative rinviate, elezioni in corrispondenza dei bilanci comunali
Il banco di prova saranno le elezioni amministrative, che sono state rinviate all’autunno. I candidati in campo dovranno quindi incaricare le proprie macchine, già avviate, a lunghi esercizi di stile, forse un po’ estenuanti.
Chi invece ancora non ha trovato la persona da schierare, avrà più tempo per riflettere. Sarà dura per tutti, perché in autunno le amministrazioni comunali iniziano il dibattito sulla chiusura dei bilanci.
Votare con le casse svuotate dall’emergenza Covid (incassi dai trasporti a zero, inferiori incassi Irpef per i redditi diminuiti, maggiori spese per servizi, etc.) non sarà di certo di aiuto a chi ha deciso di correre nuovamente, come Beppe Sala a Milano o Virginia Raggi a Roma. Dover giustificare il rosso di bilancio e, allo stesso tempo, trovare la formula giusta per il rinnovo e il rilancio, sarà impresa ardua.
Virginia Raggi, il tema alleanze
Per la Raggi rimane aperto il tema delle alleanze, che con Zinga pareva quasi scontato. Ma ora, non essendoci ancora in campo alcun candidato, né per il Pd né per il centrodestra, proprio Nicola Zingaretti potrebbe decidere di correre.
Così facendo toglierebbe le castagne dal fuoco delle amministrative romane, sia per i romani, che non hanno voglia di riconfermare la sindaca uscente, sia per il Partito Democratico. Dopo aver defenestrato il segretario uscente il Pd lo farebbe rientrare dalla finestra del Campidoglio, con il bonus di non ritrovarsi forzatamente a dover appoggiare quella che pare essere la peggior stagione mai vista per il Comune di Roma.
Leggi anche il punto della scorsa settimana.