La macchina burocratica colpisce ancora: i lavoretti saltuari, ma solo quelli fatti nelle aziende, dovranno essere preventivamente comunicati al Ministero del Lavoro. Sarà necessario inviare con una pec l’inizio la fine, la tipologia di lavoro e la remunerazione. Risultato? Ci sarà più lavoro in nero.
In Italia, essere oggi un imprenditore sembra essere diventata una sfida, una lotta continua contro i mulini a vento e non stiamo esagerando. Dopo una pandemia che ha colpito drammaticamente la nostra economia e che nonostante la speranza di essercela buttata alle spalle, oggi è viva più che mai, il Governo ha pensato bene di introdurre una nuova “mansione” per gli imprenditori.
Dal 21 dicembre 2021 è infatti vigente (anche se poi il Ministero del Lavoro, dopo le proteste degli operatori del settore, è intervenuto per specificare che formalmente parte dal 12/01/2022, con un periodo di transizione) una nuova disposizione che prevede l’obbligo di comunicazione dell’avvio delle attività di lavoro autonomo occasionale.
Il lavoro occasionale, che tanto occasionale non è più
Stiamo parlando di quei lavoratori che, come recita la norma dedicata, “si obbliga a compiere verso un corrispettivo un’opera o un servizio, con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente”.
Si emetterà una nota scritta, con una tassa (ritenuta d’acconto) pari al 20%, con limiti molto bassi che sono 5.000,00 euro all’anno per persona e che scendono a 2.500 per singola azienda ad una singola persona. In pratica è uno strumento già difficilmente utilizzabile come sostituto dell’assunzione ed usato dalle aziende per far svolgere piccoli lavoretti.
Una comunicazione che se non viene fatta costerà cara
Qualcuno potrebbe obiettare: cosa sarà mai inviare una pec per la comunicazione dell’avvio delle attività? La risposta è semplice: non è nulla, anche se nella mail andranno indicate informazioni dettagliate per cui è necessario impiegare ulteriore tempo e risorse.
Pena invalidità della comunicazione e con sanzioni che vanno da 500,00 2.500,00 euro per ciascuna comunicazione omessa o tardiva fino alla sospensione dell’attività.
Burocrazia, burocrazia
Per rendere l’idea, è necessario comunicare preventivamente: i dati del committente e del prestatore, luogo della prestazione, sintetica descrizione dell’attività, data di inizio della prestazione e presumibile arco temporale entro il quale potrà considerarsi compiuta l’opera o il servizio (ad es. 1 giorno, una settimana, un mese).
Nel caso di ritardo sarà necessario effettuare una nuova comunicazione e infine l’ammontare del compenso qualora stabilito al momento dell’incarico.
Faranno la fine dei voucher?
Ma il problema, come già capitato con i voucher per cui il Governo Gentiloni aveva introdotto una procedura simile, è che l’imprenditore sa che quando il legislatore interviene con una procedura simile significa che da questa forma di contratto è meglio starne alla larga, perché non è “consigliata”.
Vogliono colpire le aziende? Probabile, basta guardare chi è escluso
Che l’intento sia quello di colpire le aziende si evince anche dalle precisazioni giunte in seguito dal Ministero del Lavoro e dall’Ispettorato nazionale del lavoro. Emerge che sono esclusi dalla comunicazione numerosi soggetti, tra cui le Pubbliche Amministrazioni; i datori di lavoro domestico (il privato cittadino); le professioni intellettuali cosiddette “protette” come avvocati, architetti; le organizzazioni sindacali e associazioni datoriali; i partiti politici; le organizzazioni culturali.
Ad essere favorito sarà il lavoro sommerso
Non serve essere Nostradamus quindi per prevedere che questa forma contrattuale subirà una drastica riduzione, penalizzando da un lato le aziende, in particolare quelle piccole, che dovranno riorganizzare diversamente il lavoro, ritardando eventualmente certe commesse o non prendendone di nuove e dall’altro i lavoratori che avrebbero potuto fare esperienza e avere un piccolo guadagno.
Ricordiamo che sono entrate extra per le persone, visto che il massimo è di 5.000. Ci domandiamo, ma era proprio necessario adottare un provvedimento simile in questa fase? Evidentemente la visione di tutti i Governi e dei Parlamentari è che l’impresa, in particolare la piccola impresa, non vada sostenuta e che la flessibilità nel mercato del lavoro vada contrastata, nonostante gli esperti del settore e le esperienze di altri Paesi dicano