Cronache da Venezia 78: dalle polemiche su Benigni alle proteste del pubblico pagante, fino al possibile vincitore del Leone d’Oro. Il dietro (e il davanti) le quinte dell’evento più glamour dell’anno.
Virologi, tiktoker e perfino, per la prima volta, cani. Non attori cani – quelli ai Festival cinematografici importanti come quello di Venezia di solito non arrivano, oddio diciamo quasi mai – ma un vero simpatico cucciolo zampettante sul red carpet. S’è visto davvero di tutto finora al Lido, tra autentici vip (basti il mitico chitarrista Jimmy Page, la vera sorpresa per il bellissimo Becoming Led Zeppelin) e false starlet pronte a scosciarsi fino all’inguine pur di catturare i flash.
Ma vediamo, nel bene e nel male, cosa questa Mostra ci sta riservando a metà del suo cammino.
Il problema dell’accesso alle proiezioni
Nessun giornalone ne scrive, all’insegna del non disturbare il manovratore, ma quest’anno monta la rabbia tra gli accreditati (paganti) alla Mostra che non riescono a vedere un film che sia uno causa difficoltà con il sistema di prenotazione online, richiesto per le singole proiezioni in virtù delle norme anti-Covid. Gira il motto: è più facile che un cammello entri nella cruna di un ago che un accreditato in una sala del Lido.
A questo punto ci affidiamo a Gianni Ippoliti e alla sua nota campagna Ridateci i soldi, da 25 anni una tradizione alla Mostra con il Codacons, per avere voce in capitolo. C’è pure in atto uno scontro sotterraneo tra generazioni, con i giovani che accusano i boomer di non saper usare il cellulare, salvo poi pure loro arrendersi all’ennesimo ‘posto non disponibile’.
Pollice su, pollice giù
Sui film in concorso, soprattutto sui cinque italiani, il dibattito s’infiamma su quello autobiografico e intimo di Paolo Sorrentino. Un capolavoro o una delusione? Buona la prima. E comunque per È stata la mano di Dio, che presto per fortuna vedremo su Netflix, nove i minuti di applausi. Se non sarà Leone d’Oro, poco ci manca.
Da un premio Oscar a un altro, una polemica riguarda il Leone alla carriera a Roberto Benigni. Ci ha pensato Il solito Vittorio Sgarbi (qui intervistato da Notizie Geniali) a smontare la dedica del riconoscimento alla moglie-musa Nicoletta Braschi. L’entrata a gamba tesa è stata affidata a Twitter: “Stare con te o stare senza di te è l’unico modo che ho per misurare il tempo, ha detto Benigni alla moglie a Venezia. Ma se non citi la fonte (Jorge Luis Borges) e fai il fenomeno, è plagio?”.
Red Carpet e virologi
Attori e registi a parte (e comunque il divo del momento, osannato da scatenatissime fan, risponde al nome di Timothée Chalamet) ogni passerella è anche segno dei tempi. Due anni fa c’erano i Ferragnez. Stavolta sul Red Carpet di Venezia 78 ecco il blogger italiano di origine senegalese Khaby Lame. Scusate se ora è lui, famoso per la sua ironia e la mimica proverbiale, il tiktoker più seguito in Europa e il secondo al mondo a raggiungere 100 milioni di follower.
Ma la (triste) verità è che nei festival ai tempi del Covid i veri vip ormai sono diventati loro, i virologi. Ha fatto un certo effetto vedere anche il professor Roberto Burioni in smoking sul Red Carpet per “testimoniare l’importanza del vaccino”. Come un Brad Pitt qualsiasi.
Mascherine queste sconosciute
A proposito di fan a caccia di autografi, il caos regna sovrano. Nonostante un muro eretto a protezione del Red Carpet che neanche a Berlino se lo sognavano, la calca che si crea all’ingresso della passerella e nel viale che divide l’hotel Excelsior dal Palazzo del cinema è impressionante.
O meglio, è impressionante (perché non ti abitui mai a vedere ragazzi, ma anche signore fresche di messa in piega, che impazziscono per un selfie) come nelle edizioni pre pandemia. Qui sembra che il Covid non sia mai esistito. Che tutto ciò sia di buon auspicio per la ripresa del cinema è da vedere.