Da Checco Zalone a Drusilla Foer per la prima volta non ci si annoia e lo share premia Amadeus. I cantanti in gara? Mahmood e Blanco spaccano.
Se non guardi Sanremo non sei nessuno: emarginato dagli amici, boicottato dalla fidanzata e pure dal lavavetri al semaforo. Non ti funziona neanche il green pass, e questo, di ‘sti tempi, è il colmo.
La situazione, riassunta nel divertente video sui social, è paradossale, d’accordo. Ma la verità, ragazzi, è che questo festival, piaccia o non piaccia, se lo stanno sciroppando tutti. Per criticarlo, come sempre del resto, o semplicemente perché Sanremo è Sanremo, capace com’è di oscurare in un amen pandemie, elezioni di capi di Stato, di Mattarella bis con relativi fiumi di parole sui partiti allo sbando.
Lo dimostrano i dati d’ascolto: 10 milioni 911mila pari al 54,7% di share la prima sera, 11 milioni 320mila e 55,8% di share la seconda, 9 milioni 360mila e il 54,1% di share la terza. Che dire? Rassegniamoci.
Non era scontato al terzo anno di conduzione di Amadeus. Ma il furbo conduttore non va sottovalutato, perché questa volta è riuscito davvero a portare sul palco tutto ciò che di politicamente scorretto serve per alzare l’audience, dalla cannabis di Ornella Muti al gender fluidissimo di Drusilla Foer, ai cantanti un po’ vecchi, un po’ giovani, un po’ non si capisce cosa.
Ma così, molto random, cosa s’è visto di geniale o di trash a metà del guado?
CHECCO ZALONE – Va beh, dai, è un genio. E lo ha confermato anche nella paludata Sanremo. Il principe che si innamora del trans, il rapper poco ricco, il virologo cugino di Al Bano: non ne ha sbagliata una. Dagli sketch esilaranti alle battute più riuscite (“ma la Muti era doppiata da Maria De Filippi?”), Zalone se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Ne sanno qualcosa i bei tempi dei botteghini dei cinema.
DRUSILLA FOER – Mitica. La classe di chi sa stare sul palco, con ironia e alla faccia di tutti i bacchettoni. Travestita? E lei si traveste davvero, ma da Zorro. Risolleva la terza serata, di solito la più lunga e pallosa.
FIORELLO – Povero Fiore: bravo, bravissimo, ma confrontato a un Checco Zalone odora un po’ di villaggio vacanze, dove si deve ridere e divertire per forza. Da ammirare il coraggio di fare infuriare i No Vax con la gag del braccio che si muove da solo per il microchip o il grafene. Polemiche a go go. Sarà per questo che ha già lasciato Sanremo? Era già programmata la sua toccata e fuga al festival? Ah, saperlo.
CESARE CREMONINI – Il vero superospite che finora era mancato e che porta all’Ariston quello che i grandi fanno: un medley dei suoi più grandi successi.
MÅNESKIN – E poi ci sono loro, i quattro ragazzi romani che hanno conquistato il mondo dopo la vittoria di undici mesi fa. Damiano che si commuove alla fine della bellissima Coraline è la dimostrazione che un santo in paradiso c’è e forse si chiama proprio Sanremo. Aprono il festival e ovviamente solo loro potevano farlo.
ORNELLA MUTI – Ma che è andata a fare all’Ariston? Chiamarla solo per lanciare due cantanti e aiutare Amadeus a infilarsi la giacca è stato un po’ uno spreco, soprattutto in fatto di cachet. Ha fatto parlare (gli altri, perché lei, con quella voce, si è capito perché spesso nei film la doppiavano) solo per lo spacco, gli occhiali e la cannabis, terapeutica per carità.
LORENA CESARINI – Ok, il monologo contro il razzismo. Ma se l’argomento è importante, nello svolgimento (e la lungaggine) ha un po’ toppato. Fa pure l’attrice, suvvia. Dovrebbe andare a lezione da Saviano, pure ospite della parentesi “seria” (non manca nulla in questo festival) che quando affronta il tema mafia almeno sa parlare. E poi, quando si è commossa, qualcuno poteva anche allungarglielo un fazzoletto!
CANTANTI – Ah, già. Ci sono pure loro. Allora, l’anno scorso noi di Notizie Geniali l’avevamo detto: Måneskin a parte, veri e insuperabili trionfatori, la canzone del festival era quella leggerissima di Colapesce e Dimartino, pur arrivata quarta ma poi tormentone in ogni dove. Adesso lanciamo due nomi su tutti: quelli della coppia Mahmood-Blanco. Sono loro a spaccare e se non vinceranno, saliranno sicuramente sul podio.
Onore a Elisa, giustamente quotatissima, all’Achille Lauro desnudo (ma la sua Domenica non ricorda un po’ troppo Rolls Royce?), Emma e ai sempreverdi Gianni Morandi, Massimo Ranieri e a una super Iva Zanicchi. Ma c’è da scommettere che nella classifica finale verrà dato spazio ai giovani (attenti a Sangiovanni, 18 anni e di rosa vestito, che impazza già su tutte le radio). Applausi, al di là del risultato, alla coppia Rettore-Ditonellapiaga: travolgenti con la loro Chimica super ballabile. Ma le pagelle sui big in gara sono rinviate a sipario calato.
ORIETTA BERTI – Sarà che i concertini in playback sulla nave da crociera potevano anche risparmiarseli (ma poi, i poveri sponsor?), ma qualcuno lo dica: gli abiti di Oriettona sono semplicemente agghiaccianti.