A guadagnarci sono le imprese che esportano e il turismo. A perderci quelle che acquistano beni dagli Usa. In periodo di prezzi folli delle materie prime, pagate in dollari, e di dipendenza energetica non è proprio una buona notizia. E per i risparmiatori? La soluzione è diversificare.
Non si vedeva dai primi anni 2000, perché è successo e quali i risvolti?
Qualcuno di voi si ricorderà quando ormai nel lontano 2008 con 1 Euro era possibile acquistare 1,60 Dollari. Chiunque sia andato negli USA in quegli anni si sarà sicuramente divertito. Shopping nella 5th Avenue a New York da 200 dollari? Vi sarebbe costato soli 125 euro. Cenetta in pieno Times Square da 100 Dollari? 62,50 Euro, grazie. Il vero sogno americano.
Torniamo ai giorni nostri: 1 Euro vale 1 Dollaro, la parità del cambio non si vedeva dal 2002.
Come funziona?
Come per tutti i mercati del mondo, il cambio dipende dalla domanda e dall’offerta. Da chi acquista e da chi vende. Se ci sono più persone disposte a comprare e meno a vendere il prezzo si alza, viceversa si abbassa. Oggi è il dollaro che si rafforza (in tanti lo comprano) e l’euro che si indebolisce (in tanti lo vendono).
Perchè sta accadendo?
Diverse sono le cause e proviamo a spiegarle brevemente.
- Dollaro come sicurezza: la valuta americana è considerata un porto sicuro nei momenti di crisi e di instabilità finanziaria, come quelli che stiamo vivendo, perché la si considera più solida rispetto alle altre. Preferisco comprare Dollari.
- Pessimismo per l’economia dell’Europa: per il mercato sembra inevitabile non andare in recessione (una variazione negativa del PIL per due trimestri consecutivi), causata dall’impatto della crisi energetica che non incide negli USA perché autonomi. Preferisco vendere Euro e comprare Dollari.
- Rialzo dei tassi: Gli USA hanno già rialzato i tassi di interesse dell’1,75% e sono in procinto di alzarli di nuovo (nuovo dato sull’inflazione americana +9,10%). Rialzo tassi vuol dire anche rialzo dei rendimenti sugli investimenti che diventano più appetibili. Viceversa in Europa siamo in ritardo su questo fronte e le aspettative di recessione potrebbero far rivedere il piano di rialzo tassi da parte della BCE. Preferisco comprare Dollari e vendere Euro.
Vincitori e vinti
Eccoci al 2022, presente. L’italiano viaggiatore che va negli USA a fare shopping non lo riterrà più così conveniente. L’americano che vorrà venire in Italia a fare le vacanze invece sarà ben contento potendo comprare beni e servizi ad un prezzo più basso.
Per questo motivo un Euro debole aiuta il turismo e anche tutte quelle imprese italiane che esportano negli Stati Uniti, perché i loro prodotti saranno più convenienti. Pensate alle principali aziende italiane che vendono in Usa: meccanica, moda, chimica, alimentari e bevande. Tutti questi settori trarranno beneficio da una valuta più debole.
Il risvolto della medaglia? La dipendenza energetica ci penalizza ancora una volta. La maggior parte delle materie prime – compreso il petrolio – sono già aumentate in maniera vertiginosa e sul mercato si acquistano in dollari, aggiungendo così benzina al fuoco.
Risparmio ed investimenti
Se la prima regola del Fight Club è non parlare mai del Fight Club, la prima regola nell’investire i risparmi è la diversificazione. Diversificare vuol dire anche inserire in portafoglio soluzioni che possano acquistare valute forti diverse dall’euro con finalità di copertura nei periodi di grandi crisi, perché acquisiscono valore, come dollaro e franco svizzero.
Starebbero aiutando le vostre performance in questo momento difficile per i mercati finanziari.
Quanta vera diversificazione c’è nei vostri portafogli?