Quel luogo a me proibito è la storia di una donna cresciuta in un piccolo centro vicino a Napoli, abituata a privarsi dei propri impulsi e desideri. Una donna che quasi non conosce se stessa e che vive in un contesto familiare molto rigido, basato sul pensiero altrui, sull’immagine esterna e volto ad evitare di dare occasioni alle malelingue di parlare della famiglia.
In Quel luogo a me proibito tale atteggiamento porta la protagonista a crescere in una gabbia che lei scambia per candore, una sorta di castrazione che finirà con l’impedirle di sentire ogni tipo di impulso naturale – fame, desiderio, piacere -senza che si palesi violentemente una sensazione di lordura.
Quando da bambina si interfaccia con la realtà esterna fatta di coetanei, liberi e spudorati ai suoi occhi, come Nicla una ragazzina più disinibita, dotata di schiettezza verace e di senso pratico, la protagonista comincia a chiedersi se i libri nei quali, a differenza di Nicla, lei si rifugia, non siano davvero un modo per prepararsi alla vita, bensì un muro. Questo nonostante Nicla rimanga incinta a 13 anni.
Il tempo che passa senza che nulla cambi
Il tempo passa e tutto rimane immobile. La protagonista arriva a 42 anni senza mai aver conosciuto il suo corpo davvero e senza essersi mai concessa al piacere.
Un incontro fortuito con Andrea, un uomo più grande e terribilmente libero, in grado di vivere il cambiamento la rende cosciente di quanto sia legata, di quanto il nido familiare sia in realtà un nodo che la costringe a non sapere come si faccia a desiderare. Una storia d’amore che non spicca il volo ma che permette alla donna di cominciare a considerare se, di spingersi un po’ più in là fino a confidarsi con Nicla, ritrovata dopo anni per una coincidenza professionale.
Il tema della famiglia che incatena
Un romanzo che affronta il delicato tema di quelle catene che a volte il contesto familiare sa mettere ai figli. Un tarpare le ali fatto di privazione di spazi propri, di sentieri dirottati e di credenze e superstizioni arcaiche volte a dare l’immagine di una famiglia perbene, sacrificando il valore della libertà e delle inclinazioni personali.
Elisa Ruotolo con Quel luogo a me proibito, edito da Feltrinelli, racconta qualcosa che è difficile descrivere, un dolore che corre il rischio di essere percepito come secondario o frutto di eccessiva sensibilità. Lo fa con parole selezionate con cura, e con immagini che danno un senso e un contorno al flusso dei pensieri che bloccano un battito d’ali che è quello definitivo verso il proprio futuro. Un libro che contiene tutto, che fa battere il cuore e che come un flusso di coscienza riporta indietro, all’odore di casa ma anche di porte chiuse e solitudine, sbirciando dalla finestra le vite degli altri con un libro come amico.
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