L’elezione del nuovo Presidente della Repubblica ha messo in mostra come i tempi della politica e quelli del mondo produttivo siano inconciliabili. E le proteste aumentano con il passare dei giorni.
“Dunque ecco cosa hanno votato i 1.009 grandi elettori. Meno male che sono grandi elettori”. Commentava così martedì 25 gennaio, con tono ironico sul proprio profilo Twitter, Rosario Rasizza, manager del settore del lavoro e presidente di Assosomm, l’Associazione Italiana delle Agenzie per il lavoro, la notizie che tra i nomi votati per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica ci fossero, tra gli altri, Amadeus, Bruno Vespa, Alfonso Signorini e Alberto Angela.
A fargli eco Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, che nei giorni seguenti ha pubblicamente esternato il proprio disappunto per i tempi dilatati della votazione, sottolineando che ”la partita del Quirinale si poteva chiudere anche prima, visto ci sono diversi problemi che richiedono risposte urgenti, come il caro energia. Ci sono aziende che decidono di spostare la produzione nelle ore serali quando l’energia costa meno. Alcune stanno pensando di fermarsi, ma alcune realtà non si possono fermare altrimenti a cascata si ferma il Paese”.
Solo due delle tante esternazioni pubbliche da parte del mondo industriale italiano per ciò che sta accadendo con l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. E i giudizi dietro le quinte sono ancora più pesanti. La cosa più indigesta per l’Italia che produce è che una scadenza che era nota da sette anni sia stata affrontata senza alcuna pianificazione, con il risultato di perdere giorni preziosi in una fase storica nella quale la pandemia, il caro energia, il PNRR e i temi economici richiederebbero ben altri tipi di risposte.
Gli imprenditori italiani vorrebbero un successore forte per Sergio Mattarella, con tanta energia per gestire al meglio le tante incombenze del prossimo futuro. E il fatto che dopo una settimana non si sia ancora riusciti a mettersi d’accordo su un nome ha distaccato ulteriormente il mondo produttivo da quello politico.