Aumentano le pressioni su Putin per l’uso di “armi tattiche”, mentre diminuisce il consenso verso questa “operazione speciale”. La Russia, per Costituzione, non può cedere territori a terzi. Averne annessi di nuovi con referendum popolari significa che chi li invade paga. E l’Occidente ancora non capisce che la Russia non è abituata a bluffare. L’unico fattore determinante ora è il tempo.
La Politica, inclusa quella internazionale, segue una propria liturgia, attraverso la quale si riescono a raccogliere volta per volta dati utili all’analisi.
Ed è proprio attraverso un discorso storico-liturgico che il 30 settembre, il presidente Vladimir Putin ha formalmente allargato i confini della Russia alle 4 regioni coinvolte con il referendum svoltosi la scorsa settimana.
Quaranta minuti dove forma (la firma del decreto di annessione) e sostanza (indicazioni sia al fronte interno sia esterno) hanno delineato ancora più marcatamente quello che sarà l’orientamento di Mosca.
Una fratture ancora più ampia tra Russia e Occidente
Dalla nostra prospettiva ovviamente gli interrogativi che più ci interessano sono quelli legati al futuro e alla natura del conflitto, che qui proveremo a delineare.
Il discorso, dinnanzi a tutti gli organi federali russi, ci fornisce l’immagine della nuova frattura tra mondo russo e occidente. Divisione filosofico-culturale difficile da rinsaldare.
Le menzioni ad una forma di neo-colonialismo costruito contro la Russia e l’accusa diretta di essere gli artefici di omicidi come quelli di Darya Dugina, solo per citare pochi passaggi, ci danno l’idea di quella che è e sarà la retorica politica utilizzata nello scontro tra i due poli.
La Russia non può cedere territori: le nuove annessioni restano costituzionalmente sue
Dal punto di vista geopolitico, questa annessione però ha bisogno di un approfondimento storico-istituzionale. La riforma costituzionale del marzo 2020 ha introdotto il divieto di cessione di territorio russo a Stati terzi.
Questa modifica costituzionale fu studiata proprio per escludere la Crimea da qualsiasi trattativa nel framework degli accordi di Minsk 1 e 2.
Con questa nuova annessione quindi, Mosca toglie dal tavolo delle trattative la possibilità di un ritorno all’interno dei confini ucraini delle regioni inglobate nell’assetto territoriale russo.
Un particolarità di questa questione è quella che fa riferimento ai confini da tenere in considerazione nell’atto di annessione.
Un gioco di potere tra diverse forze russe, dove Putin è al centro
La narrativa russa parla di confini amministrativi dei territori, ma de-facto le forze armate russe non ne controllano la loro totalità, avendone perso anche delle porzioni nella controffensiva ucraina partita nelle ultime settimane.
Questo punto ci dice come due aree della stessa leadership russa si stiano sovrapponendo, mettendo il presidente Putin nel mezzo di un gioco delle parti che potrebbe sfociare in altro. Rigidità in alcune scelte, flessibilità nella volontà di tornare al dialogo.
Nucleare, un bluff?
Le parole (forti del precedente creato nel 1945 a Hiroshima e Nagasaki) sono un altro segnale: voler dire “la storia non potrà condannarci, se non l’ha fatto con voi”, intendendo gli Usa. E non sono un parte recitata, di quella che ad Occidente vorrebbero definire un bluff.
La perdita di Lyman, snodo strategico per le forze russe nella regione, e il montare delle critiche nel fronte interno sono tali da far parlare con la stessa voce due soggetti politicamente molto lontani.
Il presidente Ceceno Kadyrov e l’ex generale ed ora deputato Andrey Gurlyev ci dimostrano come l’equilibrismo politico può avere allontanato il rischio di escalation.
Armi (nucleari) tattiche?
Le richieste dello stesso leader Ceceno verso Putin di autorizzare l’uso di armi (nucleari) tattiche a bassa intensità non possono più essere lette come parte della schiettezza di un personaggio, duro e puro.
Il consenso verso un’azione in questo senso aumenta, mentre sale il dissenso per chi questa operazione militare speciale non avrebbe mai voluta trasformare in altro, come del resto è.
Il tempo come risorsa vitale
In geopolitica lo spazio è l’elemento principale, insieme alle politiche che vengono implementate dalle parti affinché si raggiungano gli obiettivi preposti dalle parti in causa.
Ma le politiche vengono gestite attraverso un dettagliato processo di decision making che considera il tempo risorsa vitale.
Nel conflitto russo-ucraino e nelle ultime settimane questo elemento ha assunto una sua qualità aleatoria, ma i fatti ci dicono che dovremmo iniziare ad ascoltarlo, il tempo.