Una malattia si sta diffondendo tra ambasciatori, consoli e servizi segreti di molti paesi, mettendo a rischio anche i sistemi di intelligence. Sembra una spy-story ma è la realtà, una sindrome che rischia di compromettere la politica estera e i rapporti internazionali dell’intero pianeta.
Se fosse una storia uscita dalla penna di John Le Carrè non ci sarebbe nulla di strano. Questa è una spy-story che molto probabilmente avrà dei risvolti politici internazionali. Parliamo del crescente numero di diplomatici e agenti dei servizi segreti statunitensi operanti prevalentemente all’estero che manifestano dei strani sintomi durante le loro missioni.
I primi episodi di quella che è stata definita la “sindrome dell’Avana” sono stati registrati proprio nella capitale dell’isola caraibica nel 2016, espandendosi su scala globale.
Cos’è la sindrome dell’Avana
La sindrome è caratterizzata da una serie congiunta di sintomi che non hanno ancora trovano una spiegazione scientifica.
I primi a svilupparli sono stati i membri del gruppo di contatto USA-Cuba, voluto dal presidente Obama nel 2016. Egli avrebbe dovuto lavorare alla normalizzazione dei rapporti tra i due paesi.
L’emergere di sintomi simili in altri soggetti dislocati perlopiù in Asia, hanno escluso che si trattasse di un caso isolato. Infatti, proprio a partire dal 2016 i casi di persone che accusavano sintomi quali vertigini, mal di testa, affaticamento, nausea, ansia, difficoltà cognitive e perdita di memoria di varia gravità, si è moltiplicato esponenzialmente, costringendo alcuni di essi ad essere esonerati dal servizio proprio per le conseguenze di queste condizioni psico-somatiche.
Un’arma sonico-acustica?
La teoria iniziale messa sul tavolo dal Gruppo di lavoro statunitense, era quella che forze straniere stessero usando un nuovo tipo di arma sonico-acustica. Ipotesi poi esclusa da un ulteriore team di scienziati. Questi hanno ipotizzato che le ragioni della comparsa di questi sintomi sia dovuta all’effetto di una forte esposizione di energia diretta.
Un’arma a energia diretta?
Negli ultimi anni si è registrata una corsa allo sviluppo di armi ad energia diretta da parte di potenze internazionali, (anche se alcuni tentativi validi ci furono già durante la guerra fredda), ma queste tecnologie militari avrebbero il vantaggio di poter essere utilizzate anche per altri scopi non strettamente bellici.
In un’inchiesta del New Yorker dello scorso maggio infatti si è fatta strada l’ipotesi che il servizio di sicurezza di un paese non amico, presumibilmente il GRU russo, stesse utilizzando dispositivi a microonde contro funzionari americani con il fine di catturare dati dai loro computer e telefoni cellulari.
Trump punta il dito verso Cuba, ma la sindrome arriva anche in Cina
Nel 2018 l’amministrazione Trump ha inizialmente puntato il dito contro Cuba, per poi spostarsi su Russia e Cina, aprendo un dibattito interno tra Dipartimento di Stato, FBI e CIA su chi realmente potesse essere in possesso e avere un expertise tale da poter utilizzare questi dispositivi su così ampia scala.
Dopo che alcuni diplomatici del consolato di Guangzhou hanno manifestato sintomi simili, è prevalsa la linea di John Bolton (ex consigliere per la sicurezza). Egli ha escluso che la Cina avrebbe mai potuto utilizzare tecniche simili sul proprio territorio esponendosi così a forti rischi politici.
Anche i diplomatici russi ne vengono colpiti
Mosca ha sempre respinto le accuse, parlando anche di casi simili tra alcuni suoi funzionari e che le accuse che la cd. Sindrome dell’Avana abbia origini russe sono come al solito dettati da una certa agitazione russofobica che prevaricano il buon senso.
Il dibattito sulla questione rimane divisivo ed arrivare ad una conclusione potrebbe essere più complesso del previsto.
Secondo il Professor in microbiologia e immunologia a Standfort, David Relman, tra gli scienziati incaricati di studiare i casi clinici coolegati alla vicenda, un certo numero di essi potrebbero essere realmente correlati alla sindrome, invece altri sono attribuiti a questa senza un riscontro scientifico concreto.
Rimane il mistero, e il lavoro di intellingence può essere compromesso
La forza di questa storia potrebbe essere l’aura di mistero ed incertezza che la circonda.
Il timore e le paure che diffonde agiscono da moltiplicatore, facendo sì che sempre più funzionari si chiedano se siano già stati esposti o se correranno questo rischio, rendendo il lavoro di intelligence e diplomazia americana all’estero più complessa.
Iniziata come un incidente isolato, la sindrome dell’Avana potrebbe aver sviluppato una struttura tale da poter influenzare in determinati momenti la politica estera dei paesi coinvolti.