Il potere di acquisto rispetto al salario medio negli ultimi dieci anni è nettamente sceso. La mancata crescita del nostro Paese ne è la principale causa. La risposta è soprattutto nel lavoro, nella specializzazione e nella formazione.
Nei ricordi dei pensionati di oggi, la scala mobile era un meccanismo che consentiva di vivere in modo agiato. Il funzionamento era semplice, adeguava automaticamente i salari e gli stipendi all’inflazione, eccedendo spesso al rialzo. Si decise di abolirla nel 1992, con un accordo delle parti sociali, sulla spinta di numerose critiche piovute da economisti e anche per un contesto economico di stagnazione.
Dopo trent’anni, i lavoratori italiani di oggi, di come funzionasse questo meccanismo, si ricordano poco, ma sanno molto bene invece che i nostri guadagni sono inferiori rispetto a quelli di altri Paesi Europei.
In dieci anni stipendi più bassi e minor potere d’acquisto
È sempre stata una percezione, un pour parler, ma qualche settimana fa è arrivata la conferma da parte dell’Ocse. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha evidenziato che in Italia il salario medio di un lavoratore dal 1990 al 2020 è sceso del 2,9%, a parità di potere d’acquisto.
In pratica, confrontando il costo della vita nel 1990 al 2020, i salari sono diminuiti perché abbiamo meno capacità di spesa. Nello stesso periodo, in Francia e Germania, i salari medi sono cresciuti più del 30%, negli Stati Uniti quasi del 50%.
L’Italia non cresce
Le motivazioni sono varie, ma la principale rimane quella economica. Infatti, il nostro è un Paese che ha smesso di crescere da tanto, troppo, tempo. Sempre l’Ocse ha evidenziato che il Pil italiano, per ogni persona occupata, era pari a circa 85 mila dollari nel 2020, appena poco di più degli 83 mila del 1990. Insomma, è come se il tempo si fosse fermato, nonostante la tecnologia, internet, i 5G.
Ma cosa possono fare i lavoratori italiani per cercare di aumentare il proprio potere d’acquisto? Sperare nel nostro Super Presidente del Consiglio che trovi una soluzione magica o fare da soli, rispettando il detto che chi fa per sé fa per tre.
Una analisi degli stipendi degli italiani
Ne abbiamo parlato con Ilaria Agosta, Senior Advisor di YourHR, la divisione di YOURgroup, prima società Italiana di Fractional Executive, che coinvolge manager -qualificati in tutte le aree di expertise HR, che supportano numerose imprese italiane nella valorizzazione del capitale umano e dell’organizzazione.
“Uno degli aspetti da sottolineare nell’analisi degli stipendi e dei salari dei lavoratori italiani è legato alla preferenza di molti nostri concittadini di vivere in contesti di piccole dimensioni rispetto alle grandi città, dove il costo della vita è maggiore e di conseguenza anche i guadagni”.
“Non bisogna poi dimenticarsi che c’è una marcata differenza dei costi della vita tra Nord e Sud d’Italia che ha portato a dinamiche retributive differenti, pur nel rispetto dell’accordo nazionale valevole per tutte le imprese e territori”.
Le aziende cercano personale sempre più qualificato
Per chi volesse guadagnare di più e uscire da questo cul de sac retributivo però ci sono delle speranze, ma molto dipende da noi.
Ecco cosa ha sottolineato Ilaria Agosta: “Quello che le aziende cercano con più insistenza è personale qualificato, persone in grado di svolgere una mansione specifica e attinente al business. Avere queste capacità consente di poter scegliere l’azienda e non il contrario e poter chiedere anche bonus o condizioni economiche integrative”.
Parola d’ordine: formazione e networking
“Molto spesso accade invece che le persone non abbiano nessun tipo di specializzazione oppure di non essersi formati per le nuove mansioni, dimenticando che la tecnologia impone ogni giorno dei cambiamenti. Il mio consiglio è di investire su stessi e di iniziare fin da subito, a studiare cosa fare tra 5-10 anni e iniziare a formarsi per questo obiettivo”.
“Altrettanto importante è investire nel proprio network di contatti, perché il passaparola, così come il consiglio delle persone a noi vicine, sono sempre più fondamentali per trovare una nuova occupazione”.
La nuova tendenza: avere più tempo libero
Non è tutto, anche la tipologia di contratto di lavoro può fare la sua parte. “Scegliere la libera professione, per chi è iscritto ad un albo professionale o la consulenza con P.Iva, consente di disporre del proprio tempo e quindi di poter unire diverse collaborazioni e di conseguenza aumentare i guadagni”.
“Inoltre, come collaboratori esterni è possibile lavorare da qualsiasi luogo e avere quindi una qualità di vita maggiore. Oggi assistiamo al fenomeno chiamato Great Resignation, dimissioni di massa, soprattutto in America, ma anche in Italia: nel post lockdown molte persone si licenziano per abbracciare un diverso stile di vita. In questo caso i guadagni possono essere minori, ma a fronte di un totale di ore lavorate più basso”.
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