Il romanzo di Yu Miri, autrice nata e cresciuta in Giappone da genitori sudcoreani, è un ritratto sincero, privo di moralismi e toni drammatici della società nipponica contemporanea. In qualche modo è anche uno specchio in cui osservare la società europea in cui viviamo.
“Tokyo – Stazione Ueno”, il Giappone moderno e le sue contraddizioni. Tokyo, Parco di Ueno. Mentre i ciliegi fioriscono e i riflettori sono puntati sulle Olimpiadi, lo sguardo delicato del protagonista accompagna il lettore alla scoperta non solo di un luogo meraviglioso e dei suoi angoli più nascosti, ma anche del dolore e della dignità di chi, come lui, all’interno del parco non vive più, ma sopravvive.
Kazu è il protagonista del romanzo. L’autrice traccia non solo i tratti che delineano la sua esistenza, ma anche lo scarto tra la sua vita e quella dell’imperatore, nato lo stesso anno di Kazu, i cui rispettivi percorsi hanno preso direzioni totalmente opposte.
Attraverso Kazu l’autrice narra la vita dei senzatetto nel parco imperiale di Ueno. Frammenti, odori, ricordi e dolori di queste persone che hanno perso tutto… o quasi. Non solo. Svela anche ipocrisie e crudeltà della società giapponese.
Il romanzo, è un romanzo di denuncia sulle condizioni di vita di chi si è trovato da un momento all’altro senza nulla.
“Un tempo avevano una famiglia, e anche un lavoro. Non c’è nessuno che fin dall’inizio abbia vissuto in una casupola fatta di cartoni e teli azzurri, e nessuno è diventato un senzatetto per scelta. Se sono finiti in questa condizione, ci dev’essere stata qualche circostanza che ce li ha portati”.
Kazu racconta con empatia e sofferenza una parte di società che anche noi conosciamo. Anche noi vediamo le stesse espressioni dipinte sul viso dei nostri senzatetto. Anche noi fissiamo il cellulare quando li incontriamo. Anche noi spesso, tra essere e apparire, scegliamo la seconda.
L’autrice dà voce a un Giappone di invisibili.
I suoi libri, premiati in patria con i più alti riconoscimenti letterari, sono critici verso la società nipponica e le contraddizioni della modernità.
Yu Miri è un’autrice sudcoreana Zainichi, ossia nata e cresciuta in Giappone da genitori sudcoreani. La sua lingua madre, con cui scrive, è il giapponese. Nel 2011, dopo il disastro nucleare di Fukushima, si è trasferita nelle zone colpite da terremoto, tsunami e radiazioni, trasmettendo con una postazione radio da campo le interviste ai sopravvissuti al disastro.
Vincitore del National Book Award come miglior opera straniera, “Tokyo – Stazione Ueno”, edito da 21 Lettere, è un ritratto sincero, privo di moralismi e toni drammatici, un quadro lirico e spietato della vita umana.
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