Il comico che osserva la realtà e che ne fa un paradosso. E’ uscita anche la sua prima opera letteraria, un libro surreale che scala la classifica. A Sanremo ha fatto una comparsata geniale. E ora Valerio Lundini torna in tv, quella tv vecchia e generalista, ma anche questo è parte della sua ironia.
L’ha annunciato pochi giorni fa con uno dei suoi ermetici tweet: “Ah, dal 20 aprile rifaccio il programma, quello mio su RaiDue”.
Per chi non lo avesse visto (è andato in onda, in seconda serata, da settembre all’inizio di gennaio) “Una pezza di Lundini” è stata la vera e unica boccata d’ossigeno della noiosa e pandemica offerta della tv generalista.
Talmente omologata da scontentare tutti o quasi, soprattutto i ragazzi che però Lundini lo guardano su Rai Play con smartphone e tablet.
Il format imperdibile con Emanuela Fanelli
Lui è un genio della satira surreale e fuori da ogni schema, la dimostrazione che un’altra televisione è possibile, come dice Renè Ferretti di Boris, serie cult amata dai giovani.
Lo schema, che si spera riconfermato così come atteso è il ritorno della straordinaria partner Emanuela Fanelli, è semplice e nello stesso tempo spiazzante: fingere una sorta di talk show demenziale e improvvisato, una “toppa” che sostituisce un programma saltato all’ultimo momento.
In uno studio televisivo altrettanto sgarrupato, dove tre o quattro vegliardi a mo’ di pubblico assistono a imprevisti, stacchi di regia, e soprattutto alle interviste del conduttore imbranato a personaggi più o meno famosi costretti a rispondere a domande assurde e improbabili.
Un genio della satira
Perché Valerio è una specie di alieno di nicchia nel mondo dei comici italiani? Romano, classe 1986, pupillo di Giovanni Benincasa, altro genio tra gli autori televisivi che del suo programma è anche ideatore. Riesce a prendere in giro i veri talk show dimostrando che il linguaggio della televisione è ormai tutto finzione, una fiera della vanità dove si dice tutto per non dire niente. E lo stratagemma sta nel fatto che la realtà così deformata sembra quasi naturale.
Insomma, un genio. Che ha come unico problema quello di non farsi risucchiare dal circo mediatico che crea e distrugge anche i migliori talenti. Vedi a tal proposito la petizione per portare la coppia Lundini-Fanelli alla conduzione di Sanremo 2022!
Il libro: “Era meglio il libro”
Nell’attesa, Lundini è diventato anche scrittore. “Era meglio il libro”, pubblicato il 2 marzo da Rizzoli Lizard, è un’opera altrettanto aliena rispetto a quelle di altri autori satirici.
Inutile cercare una trama perché non esiste. Piuttosto è una carrellata di racconti comici, sketch, canzoni, schede finte di film famosi, quasi degli appunti che “si potevano anche mettere su una chiavetta usb, ma non è la stessa cosa”. Un libro che piace (in testa nelle vendite), ma che definire surreale suona come una ripetizione, visto chi è il suo autore.
Un’ironia realista
La cosa bella è che Valerio Lundini non cerca la risata immediata, in tv e tanto meno in queste pagine. La sua è piuttosto un’ironia che prende spunto dalla realtà. Di per sé già comica, come quando nei vari studi si imbatte in una serie di persone che sono tutte il capo della Rai. E’ uno dei primi racconti del libro.
Sarebbe stato interessante, a questo punto, chiedere a Valerio Lundini (che però le interviste a giornali e siti web le centellina, omologarsi si sa è un attimo e del resto il suo mito è Celentano) cosa ne pensa della comicità tornata dopo anni in tv grazie allo show di Amazon Prime, ovviamente in streaming, in cui dieci comici devono trascorrere sei ore insieme in una stanza cercando di non ridere a battute e gag altrui. Stiamo parlando di “Lol – Chi ride è fuori”, il reality del momento condotto da Fedez e Mara Maionchi.
Probabilmente Valerio Lundini, che da quel mondo comico è lontano anni luce, sarebbe così intelligente da non bocciare il ritorno della leggerezza, almeno per non cadere nella trappola dell’anticonformismo di maniera. Niente è più lontano da una risata dello snobismo di chi denigra ciò che piace perché popolare. Ma di “Lol” parleremo ancora.
Leggi anche le recensioni su Sanremo 2021