Accanto allo spagnolo Joan Mir, fresco campione mondiale della MotoGp, è possibile trovare un grande pezzo di Italia: Davide Brivio, Team Manager e Serial Winner nel motomondiale
Joan Mir ha vinto il campionato del mondo di MotoGp 2020 con la Suzuki.
Ne avevamo già parlato qui e l’avevamo in qualche modo immaginato perché per “audacia, spensieratezza e sfrontatezza lo rendevano forse il pilota più fresco al quale attribuire le maggiori possibilità di vittoria per il titolo”.
Dietro a questo ragazzo di 23 anni possiamo vedere diversi piloti, alcuni fortissimi, che come lui avrebbero potuto vincere il campionato ma nessuno l’ha fatto perché tutti, indistintamente, hanno avuto paura di vincere. Senza il pilota più veloce in pista (Marc Marquez) è un po’ come se chiunque si sia avvicinato al primo posto in campionato abbia avuto il timore di imporsi davvero sugli altri e così, a ogni gara successiva, il papabile vincitore ha pensato bene di autoeliminarsi dando vita a un festival degli sciuponi (gare fatte nelle retrovie, cadute inspiegabili, gomme con comportamenti imprevedibili come se fossero “possedute” da compressori d’aria, motori utilizzati in eccedenza rispetto ai cinque previsti).
Per passare un inverno sereno ed essere carichi per l’anno che verrà, a tutti coloro che sono arrivati dietro Mir viene suggerita una cura a base di ricchi e generosi bicchieri di Barolo Chinato: per vincere c’è bisogno di spirito, non solo di testa!
Sempre che la cura basti per far cambiare gli animi degli eterni secondi (escluso Valentino dal lotto dei secondi per titoli vinti, eppoi lui si è garantito il diritto di fare quello che vuole) perché il prossimo anno, visti i tempi e le chiacchiere da bar che vanno via via dicendo che il più forte forse non ritornerà così presto, è reale per tutti i secondi la possibilità, non solo teorica, di poter vincere il titolo mondiale.
Accanto a Mir è poi possibile trovare un grande pezzo di Italia: Davide Brivio. Se fosse un pilota apparterrebbe ai “Serial Winner”. Da Team Manager in Yamaha, assieme a Valentino Rossi, ha vinto cinque titoli mondiali dal 2003 a 2010 eppoi ha salutato tutti per seguire Valentino in Ducati in veste di consulente.
A distanza di qualche anno, nel 2013, ha deciso di ritornare al primo amore e di accompagnare la Suzuki al rientro nel mondiale MotoGp, da questa abbandonato nel 2011, il cui ultimo titolo – conquistato da Kenny Roberts Junior – risaliva ancora al lontano 2000.
In sette anni e otto mesi quello che sembrava impossibile è accaduto veramente. Dietro a Suzuki, in raffronto alle altre una piccola casa motociclistica, ora ci sono Honda, Ducati, Yamaha, Ktm, tutte case con borse più grandi e più ricche, ma con meno idee geniali in testa.
Davide Brivio è come un Barolo Asili Riserva 2015 Produttori del Barbaresco. Autentico, in qualsiasi momento vorrai berlo non ti tradirà, è sempre eccellente, elegante con un grande senso della misura e dell’equilibrio.
Altro pezzo pregiato cha ha accompagnato Mir dove è arrivato è stato Chicho Lorenzo, padre del più celebre figlio Jorge Lorenzo, che ha cresciuto sportivamente Mir facendogli frequentare la sua scuola di moto, poiché entrambi maiorchini. Nel lontano 2018 Chicho diceva del novello campione del mondo quando ancora correva in Moto2: “Mir è il pilota con più talento che abbia mai visto in vita mia. E io ho visto i migliori”. Chicho ricorda il vino Camins del Priorat 2019 di Alvaro Palacios, grande scoperta di giovani talenti
Poi proprio sotto il sedere di Mir c’è la Suzuki, moto con cui ha vinto il mondiale. Al suo rientro in MotoGp Suzuki ha deciso di non essere la più veloce, lo è la Ducati, la più potente, lo è la Honda, la più maneggevole, lo è la Yamaha, e neppure ha voluto essere la più originale, lo è la Ktm. Suzuki ha scelto semplicemente di essere la migliore miscelando tutte quelle caratteristiche in cui le altre case eccellono unendole in un’unica moto capace di battere tutte le altre.
In aggiunta, grande plauso alla politica verde di Suzuki: non legata all’ambiente, ma ai piloti. Li sceglie giovani, li paga profumatamente e quei giovani che sceglie sono i migliori del lotto e non semplici azzardi con cui spendi poco e rischi molto, con possibilità di incontrare Vittoria appena sotto la probabilità di vincere al SuperEnalotto.
Suzuki, ovviamente, non può essere un vino: le manca la tradizione. Però è equiparabile al whisky che ha vinto per la terza volta consecutiva il premio come miglior blend in edizione limitata ai World Whiskies Awards: Ichiro’s Malt & Grain Japanese Blended Whisky Limited Edition 2020.
Infine, chi è Mir? È un pilota da una gara – o da un campionato mondiale – eppoi a mai più rivederci? Oppure è il campione capace di stringere con Vittoria quel rapporto di amorosi sensi duraturo in grado di generare titoli e titoli ancora?
Perché, si sa, Vittoria è magnanima e a volte bacia alcuni sulla fronte per gratificarli di tanta fatica e impegno, ma con loro non passerà dell’altro tempo perché è anche esigente: detesta i paurosi, ama l’audacia e la sfrontatezza di chi non smette mai di provarci e riprovarci con lei. Pretende perseveranza.
Ebbene, Joan Mir pare proprio essere il tipo adatto a Vittoria. Ha vinto quando doveva vincere, dichiarando il venerdì sera di avere più forza mentale degli altri contendenti al titolo e incontrando poi puntualmente Vittoria domenica pomeriggio.
Oggi Mir è il campione del mondo per l’anno 2020 e come pilota ricorda il vino Ribera del Duero DO Gran Reserva “Unico” 2010 – Vega Sicilia: un vino esagerato come l’audacia di chi ha vent’anni.
Il vino “Unico” trascorre durante l’invecchiamento sette anni in botti nuove e usate. Prima non può essere assaggiato. Al naso è potente e complesso, con note di ribes e spezie dolci che vengono nuovamente riscoperte in bocca con decisione ed eleganza in un lungo, lungo, lunghissimo e insistente finale intenso.