Ancora pochi giorni e l’estate volgerà al termine. E allora cosa bere per celebrarne la fine? Meglio un vino bianco fresco e solare o meglio un vino rosso che ci introduca placidamente all’autunno? La risposta dipende da molti fattori.
Una variabile da prendere in considerazione è il tempo: il primo giorno d’estate l’alba ad Alba sorgeva alle 6.02 e il tramonto arrivava alle 21.05, mentre con la fine della stagione l’inizio del giorno arriva alle 7.13 e la sua fine è alle 19.27. La luce che accompagnava quelle giornate che sembrava non avessero mai fine ora sta lasciando il posto all’autunno che in poco tempo ci accompagnerà al solstizio d’inverno, il giorno più corto.
Ecco allora che se si avesse nostalgia dell’estate trascorsa, stagione che proprio non si vorrebbe far finire, la si potrebbe ritrovare nel bicchiere bevendo una Falanghina “Morabianca” Mastroberardino 2019. Il suo colore giallo paglierino brillante è la fotografia del sole d’estate. Al naso l’insistenza della frutta tropicale accompagnata da sentori di pesca, melone e kiwi con una marcata nota floreale riportano all’esplosività delle giornate più calde. In bocca la Falanghina è piena, fresca e lascia intatta la voglia di berne sempre un altro bicchiere, così come molti vorrebbero godersi un’estate che non finisca mai.
Certo, poi c’è anche chi di estate non ne vuole più sentir parlare e attende con trepidazione l’imbrunire per accoccolarsi in comodi posti e godere dei frutti dell’autunno. In questi casi è il vino che può aiutare a rendere vive quelle sensazioni lontane che a breve ritorneranno ad essere reali come la raccolta delle castagne, la zucca al forno, il radicchio annegato nel risotto e salvato solo da una melagrana appena sgranata a fine pasto proprio per aiutare a riequilibrare l’acidità in bocca.
Ecco allora che il degno compagno d’ogni attesa è il nebbiolo, in particolare quello coltivato in Valtellina dove quell’uva la chiamano Chiavennasca: nel bicchiere potrà trovare un comodo ricovero il Canua Sforzato di Valtellina DOCG 2015 di Conti Sertoli Salis.
Il colore rosso rubino intenso con i suoi riflessi granati è la tavolozza dei primi colori dell’autunno. Al naso i sentori di marasca, prugna, con le note speziate che vanno dalla cannella alla liquirizia fanno venir voglia di tarte tatin e strudel. In bocca il vino è morbido, avvolgente, coerente con il naso dove si apprezza la lunga persistenza ricercata proprio da chi ha voglia di mettersi comodo e attardarsi a guardare fuori dalla finestra e osservare se, per caso, non siano già cadute le prime foglie.
Un altro punto di vista, poi, può essere quello delle aspettative mantenute oppure tradite dalla stagione che sta per finire. L’estate è accompagnata dall’idea che qualcosa debba succedere, se non altro per il tempo investito nello svago. Da qui l’aspettativa si trasforma in un desiderio che rischia di sciogliersi come neve al sole. Insomma, ritornati alla normalità la domanda che capita di porsi è: ma cosa è stato di quel tempo trascorso?
Per chi avesse voglia di celebrare le aspettative esaudite e i desideri appagati, magari assieme ai sensi, ecco allora che il dolce sapore della conquista fa il paio con l’uva Vespaiola e il Torcolato Riserva DOC Breganze “Bosco Grande” della cantina Beato Bartolomeo Breganze. Alla vista il Torcolato assomiglia all’ambra in forma liquida, al naso è lusinghiero con un nitido sentore di miele e fichi secchi, in bocca poi è lungo, pastoso, morbido: dotato di grande armonia per chi è in pace con se stesso e con la stagione trascorsa.
Altri invece vorranno dimenticare in fretta l’estate e le delusioni patite per colpa propria, del caso o della sorte. Per loro una fedele compagna potrà essere la Vernaccia di Oristano Juighissa della Cantina Sociale della Vernaccia di Oristano. Alla vista si presenta con un colore giallo dorato con riflessi ambrati. Al naso la Vernaccia stupisce per complessità con nitidi sentori di frutta disidratata come pera, fichi secchi, datteri, nocciole e mandorle amare, per poi virare su fiori appassiti con lontani sentori di miele, rovere e pellame. Poi in bocca, come accaduto per l’estate, abbandona le promesse e si rivela per quello che è: secca, priva di dolcezza, eppure morbida e calda, con una grande sapidità che permette in un solo sorso di spazzare via tutte le promesse tradite.
Infine, capita che per alcuni l’estate inizi a fine settembre e allora in alto i calcici per celebrare ogni promessa ogni aspettativa in divenire. Per fare ciò serve qualcosa di integro, incontaminato, qualcosa così vicino al territorio da rispecchiarne i tratti più autentici. Ecco allora che si potrebbe bere un bicchiere di Trento Brut doc Abate Nero. La bollicina ha un perlage fine, persistente con un colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Al naso sono presenti i sentori di frutta a polpa bianca e dopo il primo sorso la bollicina in bocca svanirà lasciando un delicato ricordo di crosta di pane, un po’ come chi è destinato a far svanire le mille promesse per poi vedere se alla fine dell’estate alcune saranno state mantenute.