Cosa si deve bere quando si mangia? Ma non solo, qual è il vino adatto per un primo appuntamento, o per un incontro importante? E poi, a quale stagione si adatta meglio un tipo di vino? Il primo consiglio è quello di seguire le proprie emozioni.
Estate, inverno, caldo, freddo, carne o pesce, ma alla fine cosa si berrà? Bianco o rosso? Le bollicine, invece, sono un mondo a sé.
Convince sempre meno la prospettiva di chi vorrebbe bere in base alla temperatura esterna, in base alla stagione oppure in base al fatto che si è freddolosi o meno.
Come anche la bipartizione carne o pesce per l’abbinamento non è una scienza esatta perché i distinguo potrebbero essere infiniti: pesce come? Zuppa, con pomodoro, cucinato, crudo, in umido? Stesso discorso vale per la carne: quale carne? Selvaggina, manzo, maiale o pollo? Oppure: come verrà cotta? Al forno, alla brace, cruda? L’alternanza bianco o rosso in questi casi è più che possibile e poi se si volesse ragionare compiutamente di abbinamento cibo vino allora la questione non risulterebbe di così facile lettura.
Invece, se proprio si volesse trovare un criterio generale per scegliere cosa bere tra il bianco e il rosso sarebbe forse più interessante abbinare il vino alle emozioni che vogliamo assecondare, amplificare oppure nascondere.
Vino bianco maturato in acciaio
Il vino bianco che ha fatto solo acciaio è un vino non adatto a custodire segreti. È un vino che restituisce nel bicchiere grandi durezze e asprezze, la temperatura di servizio serve per modellare al meglio la parte acida che in cambio offre quella sensazione di chi ha sempre voglia di bere un altro ultimo bicchiere.
Questa tipologia di vino è fatta per le chiacchiere veloci, che non sono confidenze, sono chiacchiere che possono spingersi fino al pettegolezzo e forse alla maldicenza. È un vino non adatto ai pensieri o alle preoccupazioni, scorre nel bicchiere troppo velocemente per poter riflettere compiutamente sulle parole che verranno dette o sulle emozioni che si proveranno in quel momento. È il vino adatto alla spontaneità, è un vino da condividere con persone che già si conoscono e non è esattamente indicato per essere portato a un primo incontro perché magari dopo poco ci si potrebbe pentire di quanto detto o fatto.
Volendo rimanere in Piemonte allora si potrebbe portare un Langhe Arneis “Le Margherite” prodotto dalla Azienda dall’Agricola Brandini. Il vino ha un naso fine ed elegante, si ritrovano facilmente i sentori di una delicata nota di camomilla e pesca, fresco in bocca, al palato si può ritrovare la nota di pesca bianca prima incontrata al naso che lascia spazio sul finale a una nota piacevolissima di mandorla dolce.
Vino bianco maturato in legno
Cambiando genere, il vino bianco che ha fatto un po’ di legno ricorda il corpo di un uomo o di una donna che ha già vissuto la propria primavera e si attarda nel godere dell’estate appieno in età adulta magari con l’addome pingue e i fianchi un poco più pronunciati.
Questo vino asseconda la voglia di scoprire le persone che si hanno davanti, è un vino che richiede un tempo maggiore per essere bevuto data la maggiore ampiezza e ricchezza che offre in bocca. Durante il tempo di un bicchiere, di una bottiglia è possibile piacersi, innamorarsi, innamorarsi ancora, oppure detestarsi, litigare e sbattere le porta per andare via.
Come se fosse una clessidra, il tempo per bere l’ultimo bicchiere o di finire l’ultima goccia nella bottiglia verrà interamente impiegato perché, solitamente, è così piacevole quella sensazione di opulenza in bocca regalata dal vino che prima di andare via si perdonerà all’invitato anche la sua spiacevolezza, rimanendo seduti al tavolo fintantoché il bicchiere continuerà ad avere qualcosa di interessante da dire.
Volendo andare in Trentino allora si potrebbe pensare al Monastero Chardonnay Trentino DOC dell’azienda agricola Fondazione Edmund Mach. Al naso è intenso, complesso, fine, si percepiscono nitidamente i sentori di frutta matura. In bocca è ampio, sapido, intenso e persistente regala una rasserenante coccola di dolcezza.
Vino rosso maturato in acciaio
Passando al vino rosso che ha fatto solo acciaio questo spesso conduce alla scoperta di nuovi mondi, e tra questi è possibile imbattersi in uvaggi autoctoni oppure in uve coltivate in zone impervie che il tempo vorrebbe estirpare, senza riuscirci, perché si deve misurare con quei pochi coraggiosi che si oppongono tutti i giorni con tutte le loro forze.
Questi vini sono l’ideale per un incontro tra sconosciuti, incontro dettato dalla genuina volontà di conoscere e scoprire gli altri, così facendo, portando qualcosa di raro, si ha la possibilità di parlare, oltre che del vino che ci accompagna, anche un po’ di sé.
Andando in Veneto si potrebbe scegliere Carménère doc Piave di Villa Canthus, con un naso fine ed elegante dove vengono esaltati i sentori erbacei floreali e gli stessi sentori vengono poi trovati in bocca con una discreta persistenza. La particolarità del vino è nell’uva, questa, di origine bordolese, arrivata in Veneto verso la fine dell’ottocento si è trovata così bene che non è più andata via ed è diventata nel 2009 una delle uve che dà vita alla doc Piave.
Vino rosso maturato in legno
Il vino rosso che ha fatto legno è il miglior custode dei segreti. Ampio, ricco, potente, alcolico, viene centellinato in bocca, a ogni sorso si ha modo di pensare, di riflettere, di parlare e rispondere senza l’assillo del tempo. È un vino per le chiacchiere importanti, per le parole che devono essere ricordate da chi le ascolta, è un vino che non vuole indecisioni e incertezze o tentennamenti. Vino da scegliere anche se si cerca anche un confronto franco e diretto, poi il calore del vino e il suo effetto consolatorio riappacificherà gli animi prima che finisca la bottiglia.
Spostandosi in Sardegna si potrebbe allora pensare al Terre Brune Carignano del Sulcis Superiore Doc 2014 Cantina sociale Santadi. Al naso è intenso, ampio, fine con sentori che vanno dalla prugna alle spezie dal cioccolato al tabacco. In bocca è caldo, morbido, potente e si possono apprezzare delle note di confettura matura non sovrastate sul finale dai sentori di cuoio e tabacco.
Insomma, abbinare il vino alle emozioni che si vorrebbero provare potrebbe essere un buon modo di scegliere cosa bere senza mai fare offesa al cibo di accompagnamento.
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