Joe Biden, nonostante le stelle avessero dato come favorito Donald Trump, ha vinto la competizione elettorale per diventare l’uomo più potente del mondo. Alessio Gennari si è divertito a immaginare cosa avrebbe potuto bere per festeggiare e il brindisi è tutto italiano, grazie alle origini siciliane della moglie.
E così è arrivato anche il momento di festeggiare, finalmente. Giorni e giorni di attesa e Joe Biden ha vinto. Che sia per le origini italiane della moglie? Ma cosa berranno? L’influenza italiana avrà portato nei bicchieri qualcosa di nostrano? Magari di Nero d’Avola.
Trump, dall’altra parte, forse sarà ricordato per le sue mitologiche feste, non certo per tradizioni e contenuti. Le origini tedesche del presidente uscente assieme alle origini delle consorti con le quali si è accompagnato negli anni (Repubblica Ceca, Stati Uniti, Slovenia) non rapiscono l’immaginario. Così, se si volesse dare un volto all’estetica delle feste che ha ospitato in questi anni la casa Bianca, si può immaginare che tutti fossero alti, biondi, alcuni bellissimi e magari ciascuno imbevuto di Slivovitz o Jack Daniels.
Le origini italiane della signora Biden
Più interessante è invece la storia del neo presidente eletto, sposato con Jill Tracy Jacobs, i cui nonni sono di origine di Gesso, in provincia di Messina. Gli antenati di Jill partirono infatti nel 1900 dal piccolo borgo collinare siciliano per arrivare a Ellis Island nel maggio dello stesso anno.
La vita poi ha loro richiesto di anglicizzare il cognome da Giacoppo a Jacobs. Passano i decenni fino a quando la nipote Jill, nata negli Usa, incontra Joseph Robinette Biden Jr. vale a dire Joe Biden il 46° presidente degli Stati Uniti d’America.
Jill, descrivendo i ricordi dell’infanzia, ha raccontato del pranzo tradizionale italiano a base di spaghetti, polpette, braciole, in una casa immersa nei profumi di origano, basilico, aglio, pomodori freschi, pane italiano tostato. Infine la frase del nonno: “Finire a tarallucci e vino”, come a dire che la famiglia doveva essere unita.
Nerello sulla tavola di Biden per festeggiare
Ecco allora che sulla tavola di Biden oggi non potrà certo mancare la Doc messinese Faro i cui uvaggi ammessi nella produzione sono Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nocera e Nero d’Avola, il cui nome viene fatto risalire al popolo dei Pharii, di origine greca che colonizzarono gran parte delle colline messinesi nel 750 a.C.
Il vino al naso regala nitidamente sentori di frutta rossa matura, arricchiti da note di pepe e noce moscata. Al palato è un vino di grande equilibrio, fruttato, con tannini fitti ed eleganti dal finale lungo e persistente certamente adatto ad accompagnare del pane tostato sporcato d’aglio con sopra adagiato del pomodoro condito oppure una pasta al sugo con polpette che oltre oceano continuano a considerare un piatto della tradizione italiana.
Poi, certo, le braciole hanno bisogno di un degno compagno. E allora la Doc Mamertino Rosso Riserva, le cui uve ammesse sono Calabrese e Nocera, regala un vino che al naso è capace di esprimere sentori di frutta rossa stramatura, note di sottobosco con cenni di spezie, cannella e cacao. Poi al palato si presenta ben strutturato, equilibrato rotondo, vellutato nei tannini e lungamente persistente, capace di accompagnare qualsivoglia cottura che si vorrà dare alle braciole.
Il fine pasto con tarallucci dolci non può che farsi coccolare con la Doc Malvasia delle Lipari Passito, perché in famiglia la dolcezza non è mai abbastanza.