L’uva Grillo è nata come un regalo fatto prima alla scienza, poi al vino, da parte del barone Antonio Mendola.
Favara, 16 dicembre 1828, mezzanotte; è nato Antonio Mendola, barone. La nobiltà del suo titolo è coincisa con la degenerazione dei privilegi feudali dove, nell’ultimo periodo, i privilegi venivano concessi non più per gesta cavalleresche né per servizi resi al sovrano. I titoli venivano ottenuti con il solo acquisto delle terre, come a dire che l’unico onore, l’unico merito, fosse quello di essere ricchi.
Dalle leggi dell’uomo a quelle della natura
Il barone Mendola ha passato la propria giovinezza a Palermo, indirizzando i suoi studi in legge, salvo poi trovarsi, poco dopo, all’interno in un dedalo di liti per spicce questioni ereditarie. Tali vicende gli hanno fatto capire come le leggi dell’uomo sono molto meno salde, e garantiscano molte meno certezze, di quelle dettate della natura.
Tali riflessioni lo hanno spinto, in definitiva, ad abbandonare l’incertezza delle leggi scritte dagli uomini per abbracciare, invece, lo studio delle leggi della natura. E così è cominciata l’avventura che l’ha portato allo studio della vite.
Dal podere di Poggio Conte situato a Favara, paese che continua ad essere immerso nella campagna appena sopra Agrigento, il barone ha dato inizio ai suoi studi con l’ambizione di compilare la prima guida di Ampelografia italiana.
La collezione di vitigni provenienti da tutto il mondo
Al termine del suo percorso sulla terra, il barone ha infine raccolto e collezionato oltre 4.000 varietà di vitigni provenienti da tutto il mondo, e tale raccolta è stata forse la più ricca e accertata collezione realizzata in Italia, se non addirittura in Europa.
A fine vita, inoltre, il barone ha anche offerto gratuitamente al Ministero dell’Agricoltura i maglioli, le talee di vite, di tutta la sua collezione per farli innestare nelle scuole di viticoltura.
Hanno descritto bene l’importanza e l’animo scientifico del barone le parole del Professor Giovanni Briosi, direttore della Stazione di chimica agraria di Palermo. Egli, dopo avere studiato il “Phitoptus” nella collezione del barone Mendola, ha così scritto “il barone Mendola è riuscito a riunire in un suo podere vicino a Favara più di 3.000 varietà di vitigni che rappresentano, presso a poco, tutto quanto si conosce in fatto di uve nelle cinque parti del globo. E ciò che importava, non era vana smania di raccogliere che lo muoveva, ma amore dello studio, unito ad acume scientifico, veramente rari”.
L’uva Grillo: il regalo del barone Mendola alla terra di Sicilia
Dall’amore per la scienza di quest’uomo, e dallo scopo di risolvere un problema eminentemente pratico, è nata l’uva Grillo.
Il vino Marsala di allora, per avere un orizzonte sensoriale più ampio, necessitava di uno spettro aromatico maggiore di modo che il vino potesse offrire al naso e al palato una maggiore ricchezza.
La ricerca di uno spettro aromatico maggiore del vino Marsala è stato l’animo che ha indirizzato il barone a ibridare l’uva Cataratto comune di Sicilia (con la quale veniva fatto il Marsala) con l’uva Zibibbo: dal loro incrocio è nata l’uva Grillo.
La moderna scienza ha poi oggi scoperto che l’uva Grillo è un’uva gemella e ha due biotipi denominati come A e B. Quello A ha un grappolo mediamente compatto, con maggiori acidità ed è capace di dare vini più strutturati. L’altro biotipo, quello B, ha invece un grappolo a spargolo, un po’ come se gli acini nel grappolo fossero sparsi in disordine, e permette di avere vini più fruttati e speziati.
Un vitigno opulento, ricco e da gustare
Una volta vinificata in purezza l’uva Grillo offre alla bocca un bicchiere opulento, ricco, con una buona alcolicità. È un’uva da maneggiare con cura. È così ricca che capita che scappi di mano e regali alla bocca la sola ricchezza dell’alcolicità, o della complessità del vino, trascurando però quella componente di acidità che, se gestita con sapienza, permette di solleticare la curiosità del palato nell’invogliarlo a richiedere un altro bicchiere ancora.
L’uva Grillo è un’uva vocata alla sua terra. La sua opulenza, la sua complessità, la possibilità di vestirla nel bicchiere nei modi più svariati è ciò che le permette di essere la fedele compagna delle più svariate libagioni che si possono trovare in terra di Sicilia.
Guarda House of Wine e la puntata dedicata al vino Grillo DOC prodotto da Tenuta San Giaime.